Emilio Isgrò al Festival del giornalismo culturale: “Cancellando la parola preserviamo la sua essenza”

L'artista Emilio Isgrò. A destra il direttore di Palazzo Ducale Peter Aufreiter. A sinistra Lella Mazzoli e Giorgio Zanchini
di VIRGINIA CAMERIERI

URBINO –  Il suo tratto caratteristico è la cancellatura di testi, applicata su enciclopedie, libri e film. “Una forma d’arte che non distrugge, ma crea”. È l’artista Emilio Isgrò ad aprire, con la sua esposizione, l’anteprima della sesta edizione del Festival del giornalismo culturale in scena a Urbino, Fano, Pesaro fino al 28 ottobre.

Nella biblioteca di Palazzo Ducale si è tenuta la presentazione del suo libro, Autocurriculum, edito da Sellerio. È in queste pagine autobiografiche, lette dall’attrice Beatrice Dell’Onte, che l’autore siciliano racconta della svolta artistica avvenuta nel 1964 e dell’amicizia con lo scrittore Paolo Volponi. A dialogare con lui, i due direttori del Festival Lella Mazzoli e Giorgio Zanchini. 

Presente anche il direttore della Galleria nazionale delle Marche, Peter Aufreiter che ha voluto sottolineare l’importanza simbolica della sala, luogo dell’incontro: “Un capolavoro dell’architettura rinascimentale voluta da Federico da Montefeltro. Il posto perfetto per continuare a esporre e a parlare d’arte, soprattutto con un maestro come Isgrò”.

È la voce della giovane attrice ad aprire le porte al pubblico in sala e portarlo nel mondo dell’artista. La lettura di alcune pagine di Autocurriculum svelano come Isgrò sia stato anche un poeta, un giornalista culturale e un critico cinematografico. “Ho conosciuto personaggi importanti come John Fitzgerald Kennedy che ho intervistato nel 1963 e seguito in un suo lungo viaggio”, racconta l’autore. Della sua esperienza da giornalista ricorda in particolare gli anni Sessanta, quando era alla guida delle pagine culturali del Gazzettino.

Interpellato da Mazzoli e Zanchini, Isgrò ha dato anche la sua personale definizione di “artista”: “Come un bambino un po’ indisciplinato, discolo, così è l’artista; una figura spesso non facile da comprendere, ma che nel corso di tutta la sua vita rimane capace di stupirsi e meravigliarsi. Un ruolo importante per il progresso della società”.  Una figura che Isgrò chiama “creatura” e che descrive nel suo stesso libro. E riguardo al rapporto con altri artisti, Isgrò ha raccontato anche del caso che lo ha visto contrapposto a Roger Waters, l’ex bassista dei Pink Floyd. Waters ha utilizzato alcune “cancellature”, a detta dell’artista siciliano copiate dalle sue opere, per la copertina del suo disco, Is this the life we really want?. Ne è nato un contenzioso che si è risolto pacificamente perché, confessa Isgro’, “l’ho perdonato”.

La particolare forma d’arte ha reso Isgrò famoso e imitato in tutto il mondo: la cancellazione.  L’intento, spiega l’artista, è quello di risvegliare l’interesse per la parola: “Cancellare significa preservare la parola nella sua essenza evitandone la trasformazione in chiacchiericcio”.  È questo il significato della sua opera esposta a Palazzo Ducale, Fratelli d’Italia, del 2009. Si tratta di parti di un più ampio progetto artistico già presentato a Milano. Tele bianche sospese nel vuoto, sul tema dell’inno nazionale “cancellato”. Anche in questa opera dunque Isgrò, con la sua forma d’arte, ha creato il modo per far emergere quella carica di significati che spesso un eccesso di comunicazione e di consuetudine tende ad appiattire e che invece si rivela sempre diversa al mutare delle situazioni.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra e di terze parti maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi