Gli italiani e l’informazione, tablet, on demand e podcast: la tv è ancora regina. Web in calo

Mazzoli presente i dati della ricerca del LaRiCA"Come si informano gli italiani. Pubblici, media, prodotti culturali"
di STEFANO GALEOTTI

Non importa se su smartphone, tablet o sul ‘vecchio’ elettrodomestico, tubo catodico o piatto a muro, se si tratta di un contenuto on demand, una trasmissione in diretta o un semplice estratto. Cambiano le modalità, ma la televisione intesa come “media” rimane onnipresente nel nostro paese e per nove italiani su dieci è il principale canale di informazione. Un’egemonia che vale anche nel settore culturale, con programmi come Superquark o Ulisse Il piacere della scoperta che sono ormai diventati punti di riferimento per gli italiani, mentre internet registra un lieve calo ed è maggiormente utilizzato per la consultazione di siti specializzati.

Sono i risultati che emergono dall’indagine dell’Osservatorio News-italia Come si informano gli italiani. Pubblici, media, prodotti culturali, condotto dal Laboratorio di Ricerca sulla Comunicazione Avanzata dell’Università di Urbino. “La televisione tiene, ma in modo diverso rispetto al passato”, ha sintetizzato la professoressa Lella Mazzoli, direttrice della ricerca presentata oggi in occasione della prima giornata del Festival del Giornalismo Culturale 2018. “Le viene dedicato meno tempo e soprattutto si va oltre l’elettrodomestico televisore in sè a favore di altri device, due elementi che fanno aumentare la fruizione di contenuti parziali, replay, podcast”.


La tv, nonostante tutto

Come dimostrano i dati della raccolti durante l’indagine, la televisione mantiene un ruolo di primo piano nel panorama dell’informazione italiana, perdendo solo quattro punti percentuali rispetto al 2011 nella classifica sull’utilizzo dei media, dove è saldamente al primo posto.

Ma, come detto, non è più la tv vecchio stile. Se praticamente in ogni casa (98%) è presente un televisore fisico, il tempo passato dagli italiani davanti allo schermo è molto meno rispetto al passato: circa 6 su 10 la guardano meno di 2 ore al giorno e solo il 10% per più di quattro ore. A cambiare è anche il mezzo fisico: un intervistato su tre dice di guardare “molto” o “abbastanza” frequentemente estratti di contenuti su piattaforme non tradizionali, mentre quasi 2 su 10 utilizzano device alternativi per guardare programmi completi.

Nel grafico si possono visualizzare le risposte in percentuale alla domanda “Quanto spesso guarda contenuti su Pc, tablet o smartphone?”

Dopo la televisione nazionale gli italiani scelgono l’informazione sul web, anche se per la prima volta questo mezzo è in calo rispetto alla rilevazione precedente. “Dopo anni di crescita ci aspettavamo uno stop, perché la rete ha ormai raggiunto totalmente il proprio pubblico”, ha spiegato ancora Mazzoli. “La lieve flessione potrebbe essere dovuta a una perdita di credibilità del web, sull’onda del dibattito su fake news e privacy a cui abbiamo assistito nell’ultimo anno”.

Si conferma invece la crisi dei quotidiani nazionali, che crollano ulteriormente rispetto al 2017 e raggiungono quelli locali come pubblico (intorno al 35%), mentre sembrano ormai essersi ritagliati un proprio spazio sia le reti all news che le emittenti locali, in grado quest’ultime di attirare oltre la metà degli italiani in cerca di informazioni.

L’informazione culturale

Notiziari televisivi e trasmissioni di approfondimento rimangono il canale preferito degli italiani anche per quanto riguarda cinema, arte e musica, i tre settori principali dell’informazione culturale seguiti a poca distanza da libri e fumetti. A differenza dell’andamento generale, le terze pagine dei quotidiani nazionali, in particolare Corriere della Sera e La Repubblica, conservano ancora un ruolo importante. Per film e serie tv l’attenzione si sta spostando notevolmente su siti web specializzati come ComingSoon e MyMovies, che offrono recensioni su prodotti cinematografici, ma anche sulla consultazione di canali Youtube.

I social media occupano una posizione di rilievo soprattutto nel settore musicale e delle serie tv, dove vengono utilizzati come spazio di condivisione di informazioni e per scambi con amici e parenti. La radio, che nella forma del notiziario radiofonico rimane una fonte di informazione primaria per quasi un italiano su due, riesce a riscuotere una buona attenzione anche per quanto riguarda i programmi di approfondimento in particolare in ambito musicale, con emittenti come RTL 102.5 e Virgin Radio tra le preferite in questo campo.

Sete di cultura

Il team di ricercatori diretto da Lella Mazzoli ha cercato anche di descrivere le caratteristiche di quell’84% di intervistati che ha dichiarato di essere un consumatore di informazione culturale, dividendolo in tre categorie. Gli habitué, soprattutto uomini con più di 65 anni, rappresentano il 15% e sono coloro che vanno a cercare sempre la stessa cosa in modo assiduo. La parte più numerosa (63%), costituita prevalentemente da donne sopra i 30 anni, è quella definita dei sobri, ovvero “persone interessate anche a due o tre argomenti, ma che cercano poco. Poi c’è una percentuale di onnivori, li abbiamo chiamati sommelier, che vogliono vedere tutto e lo cercano frequentemente”, ha  spiegato Mazzoli.

Il mercato dunque esiste, soprattutto con riferimento a quest’ultima tipologia di consumatore culturale, che però non sempre viene corrisposto: “I produttori di contenuti culturali guardano a questi dati senza pensare che quello che offrono è diverso da quello che il cittadino chiede. Se non si tiene conto dei gusti degli italiani, continuerà ad esserci questa distanza”, ha concluso Mazzoli.

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