Il cinema nell’èra di internet: “Se ne scrive e se ne parla più di prima”

di LORENZO CIPOLLA

PESARO – Il legame tra cinema, tecnologia e le nuove forme di narrazione è talmente stretto che non si può tornare indietro, negarlo “sarebbe antistorico”, per usare le parole della critica cinematografica de Il Sole 24 Ore Cristina Battocletti. Inoltre “con la democratizzazione di internet si scrive e si parla di cinema più di prima”, osserva il direttore artistico della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema e recensore per Il Giornale Pedro Armocida. A questo si aggiunge la suddivisione in episodi delle ormai debordanti serie tv rispetto all’unità di un film. Quali sono gli effetti di queste novità?

Secondo Battocletti ci sono dei lati positivi: “Smartphone e videocamere saranno sempre più specializzati e complessi, intanto la narrazione delle serie tv, con trame approfondite, ha liberato i film da limiti di tempo”. E negativi: “Il mio lavoro di critica cambia molto: per il giornale – il supplemento culturale Domenica – ho tempo di scrivere un articolo, se devo fare un pezzo per internet devo essere rapida, semplice e veloce” e c’è la numerosa concorrenza di “youtuber e persone che pur non avendo studiato cinema esprimono giudizi. C’è il rischio di distruggere un film che deve andare in sala, ma non puoi bloccare la Rete”.

Di parere opposto, sulle serie tv, il critico cinematografico de La Repubblica Emiliano Morreale: “C’è troppa narrazione e a scapito dell’elemento visivo, mentre il cinema non è solo racconto ma un’esperienza di organizzazione di spazio e di tempo”. E scorge delle differenze sul modo di parlare di cinema oggi rispetto a 40 anni fa: “La critica non era materia solo da specialisti ma era un patrimonio comune del ‘900. Si facevano dibattiti sull’estetica dei film, i film erano dei ‘ casi’. In tempi recenti è successo solo con La grande bellezza“.

Una delle novità introdotte dai siti di recensioni cinematografiche consultati dai più giovani e adottate anche dai giornali sono le ‘stellette’ per dare il giudizio di un film. “Non sono negative, le usava già Guido Aristarco. I ragazzi s’informano, c’è tutto un mondo che alcuni di noi non vogliono vedere”, aggiunge Armocida. Per Morreale spingono il giornalista ad essere più onesto: “Sono un’assunzione di responsabilità che contrasta una diffusa acquiescenza e un dire che è non dire”.

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