Mafie, “In provincia di Pesaro e Urbino mancano gli strumenti per combatterle”

"Le criminalità organizzate nelle Marche"
di Nicholas Masetti

PESARO – La mafia da tempo si è affacciata ed è entrata nel territorio della provincia di Pesaro e Urbino ma la Procura non ha gli strumenti sia a livello di competenze che in quanto a numero di dipendenti e nemmeno la cittadinanza è abituata a questa idea. La serata “Le criminalità organizzate nelle Marche” nella sala Pierangeli dell’Amministrazione Provinciale di Pesaro e Urbino, è stata l’occasione per fare chiarezza sul territorio marchigiano dopo l’omicidio di Marcello Bruzzese, familiare di un collaboratore di giustizia, nella notte di Natale in pieno centro storico a Pesaro. Tra il pubblico presente anche il rettore dell’Università di Urbino Vilberto Stocchi e il sostituto procuratore del Tribunale di Urbino, Irene Lilliu.

“La Procura territoriale non ha competenze per le lotte alla criminalità organizzata”, così ha aperto il proprio discorso Cristina Tedeschini, procuratore della Repubblica del Tribunale di Pesaro.”Una provincia attraente per le organizzazioni mafiose delocalizzate” ha poi continuato la Tedeschini. Possibilità economiche, imprenditoriali, sono queste le cose sulle quali i cittadini non pensavano potessero essere presenti organizzazioni criminali nel territorio. Eppure anche a Urbino ci sono stati episodi che lasciavano pochi dubbi al riguardo: come quello dell’imprenditore Francesco Agostinelli finito a processo per spaccio di eroina, in contatto con il clan campano dei Casalesi. Ma anche nel febbraio del 2018 con un uomo di Pergola che chiedeva aiuti economici nell’ambito industriale a Francesco Vallefuoco, camorrista di Napoli che operava a San Marino.

Una sicurezza da migliorare. Questa è la priorità. A confermalo è anche il Procuratore della Repubblica di Ancona, Monica Garulli, richiamando l’attenzione sul poco personale presente negli uffici giudiziari: “Ancona ha il 40 per cento in meno di organico, Pesaro il 32. Come facciamo a far fronte alla criminalità organizzata con queste risorse” ha domandato di fronte a Guardia di Finanza e Carabinieri.

La Fattoria della Legalità nel comune di Isola del Piano

Una lotta già iniziata da qualche anno, con il territorio marchigiano che ha affrontato negli anni famiglie e clan come Cataldi, Guida, Schiavi e anche nuove mafie etniche come quella russa a Fano. “Difficile confiscare beni alla mafia, ma ancora più complesso è redistribuirli”. A sollevare il problema è Valeria Cigliola, rappresentante dell’Anm – associazione nazionale magistrati – e promotrice dell’evento. La Fattoria della Legalità di Isola del Piano, comune vicino Urbino, è però l’esempio di questa voglia di rialzarsi dal crimine. Luoghi di incontro e formazione dove è anche stata allestita una biblioteca in collaborazione con l’Isia – Istituto superiore per le industrie artistiche – di Urbino

“Una regione – le Marche – con tanti collaboratori di giustizia, una possibile nuova frontiera per il crimine organizzato” ha dichiarato Sergio Sottani, Procuratore generale della Corte di Appello di Ancona. Parole già dette dal ministro dell’Interno Matteo Salvini lo scorso 27 dicembre a Pesaro. “Non bisogna ridurre la presenza dei collaboratori, sono fondamentali alla lotta contro la mafia” ha poi proseguito Sottani. Ma la regione, così come la provincia, ha bisogno che siano alzati i livelli di attenzione.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra e di terze parti maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi