Orienteering a Urbino. Alla scoperta della città con mappe e bussola

di GIULIA CIANCAGLINI

URBINO – Insegnanti e giovani atleti, grandi e piccoli, corrono per Urbino con una mappa in mano. Qualcuno, che non conosce i vicoli della città, se la rigira tra le mani, cercando di capire da che parte osservarla. Altri, come Max, pensavano di conoscerla bene ma l’orienteering è uno sport che può far scoprire le città anche ai più attenti osservatori. “Dopo cinque anni di liceo passati qui, solo oggi ho scoperto una nuova strada”, ha detto Massimo Guerra, vicepresidente dell’associazione Picchio Verde, 50 anni e cinque vissuti a Urbino. “Non avevo mai visto un torrione delle mura da quella prospettiva lì, è stata una bellissima sorpresa”.

Urbino è stata, domenica mattina, il campo di prova di una gara promozionale di orienteering, che coincideva con l’esame finale di un corso di formazione per la qualifica di tecnico di primo livello. In Italia lo sport viene praticato da molte associazioni affiliate alla Fiso (Federazione italiana sport orientamento) e a Urbino esiste, dal 2015, l’associazione Picchio Verde, famosa dalla coppa Italia del 2017 che si è svolta proprio in città. L’associazione, come ha raccontato il suo presidente Matteo Dini, ha una programmazione serrata: i campionati italiani nel poligono militare del parco interregionale del Sasso Simone e Simoncello; un corso di formazione per il TreilO, l’orienteering per persone disabili – in un’iniziativa dove normodotati e disabili fisici percorrono la stessa gara – e una collaborazione con il mondo degli scout.

I corsisti e gli atleti arrivati in città da tutta la Toscana, da Fermo, da Ascoli Piceno e da Venezia potevano scegliere, prima della partenza, il percorso di gara a seconda della difficoltà: bianco, giallo, rosso, nero. Ma la gara poteva essere percorsa anche da inesperti, curiosi di provare.

La gara

La competizione valuta, oltre alla velocità, l’orientamento dei partecipanti, che possono utilizzare solo una bussola e una cartina topografica molto dettagliata a scala ridotta. Il borgo si è riempito di lanterne. Il percorso infatti è composto da una partenza, una serie di punti di controllo da visitare nell’ordine indicato e un arrivo. Sul terreno ogni punto di controllo è segnalato con una bandiera bianca e arancione, chiamata nel gergo lanterna. Per registrare il proprio passaggio l’atleta deve punzonare il cartellino testimone. Vince il partecipante che trova tutti i punti di controllo nell’esatto ordine e che, nel farlo, impiega il minor tempo.

Il tracciato nero, scelto dagli atleti più giovani e veloci, era lungo 3,3 chilometri e toccava la Fortezza Albornoz, Piazza della Repubblica, Porta San Bartolo, Palazzo Battiferri e altri luoghi simbolo della città, non risparmiando agli atleti le salite più ripide.

L’atleta toscano Lorenzo Landi all’arrivo

Jacopo Bruno Spaccazocchi, promettente atleta marchigiano di 18 anni, dopo aver concluso il percorso nero in soli 23 minuti, ha detto: “E’ un misto di fatica fisica e concentrazione mentale, perché bisogna sempre guardare la mappa e la bussola, in particolare nei boschi”. Lorenzo Landi, è toscano e ha appena 16 anni: i suoi risultati lo rendono un possibile futuro campione italiano della disciplina, il ragazzo arrossendo risponde: “Bhe, in effetti, sto migliorando, soprattutto nelle gare cittadine”.

I prossimi campionati italiani saranno nelle Marche: Sasso Simone e Simoncello ospiteranno, dal 3 al 5 maggio,  i percorsi di orientamento organizzati dall’associazione marchigiana Picchio Verde, in collaborazione con quella Toscana Ikp di Prato. Lorenzo, per prepararsi al campionato, fa due tipi di allenamento: uno tecnico, con cartina muta e bussola, e l’altro fisico, per potenziare la resistenza nella corsa.

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