In carcere per rapina e aggressione in comunità, si pente dei suoi reati. La difesa chiede la perizia psichiatrica

di ELIA FOLCO

URBINO, 6 MAR.- Era l’occasione per poter incontrare l’uomo aggredito e tentare una riconciliazione. Ma Giacomo Biasotti, della comunità “Perseo Onlus” di Acqualagna, non si è presentato nell’aula del tribunale di Urbino. Alla sbarra c’era Aboubaker El Abiad, 20 anni, che ha confessato di aver aggredito Biasotti quando faceva parte della comunità nel 2018. Lui stesso ha ammesso di averlo minacciato e aver rubato i soldi dell’associazione. Ma in carcere il ragazzo si è pentito e, durante il processo, ha riconosciuto di aver sbagliato: l’8 maggio, nella prossima udienza, potrà avere un confronto con l’uomo che ha aggredito.

“Da un po’ di tempo non riuscivo a dormire la notte – ha raccontato El Abiad ai giudici del tribunale collegiale –  tenevo sempre accesa la tv e a volte ho discusso con gli educatori”. Poi la sera del 19 aprile, verso la mezzanotte, era andato a parlare con Biagiotti: “Questa è una rapina e non sto scherzando” aveva iniziato a dire, ma la sua minaccia non è stata presa sul serio. “Ho preso da terra un pezzo di vetro, di una finestra rotta, – ha aggiunto – e gliel’ho rivolto contro, intimandogli di darmi i soldi”. L’uomo a quel punto, spaventato, ha consegnato al ragazzo i 170 euro che erano in cassa. “Non so cosa mi sia preso, passavo dal voler parlare con lui a volerlo aggredire” ha detto in udienza il ragazzo.

Non è stato però l’unico caso di violenza: anche un altro ragazzo della Perseo, Marco Pasquale Gaudio, è stato vittima di una sua aggressione: “Ero entrato in cucina per mangiare una brioche e gli avevo chiesto – ha detto El Abiad – se potevo prenderla, lui ha fatto un po’ di resistenza ma poi ha ceduto”. Dopo averla mangiata è tornato in cucina e, preso un coltello, ha sorpreso alle spalle Gaudio, puntandoglielo alla gola e dicendogli “Guarda che se voglio ti faccio male”, per poi affermare che era solo uno scherzo. Il ragazzo però non l’ha presa affatto bene e ha segnalato il fatto ai membri dell’Onlus.

Aboubarek, durante il periodo di reclusione, ha avuto tempo di pensare a cosa ha fatto e di ragionare sui suoi sbagli. Quando la pm Elisabetta Catani gli ha chiesto se fosse consapevole di cosa faceva, l’imputato ha risposto di non essere in sé in quei momenti, e di aver capito di aver sbagliato.

La difesa dell’imputato ha chiesto in questa udienza che al ragazzo venga concessa la perizia psichiatrica, subordinata a una situazione delicata dettata dall’età e alla sua instabilità emotiva, che verrà discussa tra due mesi, quando il ragazzo potrà presentarsi in tribunale senza essere accompagnato dalla polizia.

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