“Mamme al centro” per la festa della donna. Una su tre preferisce Urbino al proprio ospedale di zona

Da sinistra a destra: l'ostetrica Flavia Allegretti, il primario Leone Condemi, il direttore dell'Area Vasta 1 Romeo Magnoni e il capodipartimento Gabriele Ripanti
di FRANCESCO COFANO

URBINO – Una giornata dedicata alle donne in gravidanza e alle neo mamme per evidenziare l’aspetto umano e fisiologico della maternità. Medici e personale del reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Urbino hanno presentato l’evento “Mamme al centro” che si terrà l’otto marzo per la festa della donna, incentrato sulla salute psico-fisica delle mamme.

L’iniziativa conferma l’attenzione dell’ospedale nei confronti del momento più bello ma allo stesso tempo delicato della vita di una donna. Un’attenzione gratificata dai numeri, che dicono come Urbino sia ormai un punto di riferimento nel territorio marchigiano e non solo: delle donne che hanno partorito al “Santa Maria della Misericordia” nel 2017 e nel 2018 quasi una su tre ha preferito la struttura ducale al proprio ospedale di riferimento per dare alla luce il proprio bambino. Alcune sono venute anche da fuori regione.

L’iniziativa

L’otto marzo, grazie anche all’aiuto delle associazioni Valeria Onlus e Donne delle Contrade e dell’Onlus Onda, le ostetriche metteranno a disposizione le loro competenze in sei laboratori differenti: dal rilassamento corporeo della donna in gravidanza ad incontri informativi sull’allattamento, da corsi sul massaggio del bambino con tecniche indiane al babywearing, ossia consigli sull’utilizzo della fascia per favorire al massimo il contatto tra mamma e bambino nei primi mesi di vita.

“Lo scopo è quello di tenere insieme l’aspetto medico e tecnico con quello ludico e gioioso della gravidanza. Per questo ci sarà anche un laboratorio sul belly mapping o painting, con cui le donne potranno disegnare sulla propria pancia il proprio bambino o delle semplici decorazioni” spiega l’ostetrica Flavia Allegretti.

“La filosofia del team ostetrico è rendere la donna protagonista del proprio parto. Il nostro ruolo è quello di accompagnare mamma e bambino in questo viaggio stando al loro fianco, né un passo avanti né indietro. La donna va incoraggiata e confortata per creare il legame empatico che è fondamentale” continua l’ostetrica.

I dati sulle nascite

E i numeri degli ultimi due anni danno ragione al personale del reparto: nel 2017 sono 178 mamme le marchigiane che hanno scelto l’ospedale di Urbino per partorire pur provenendo da comuni appartenenti ad altre zone territoriali. Sono 20 invece le donne arrivate da altre regioni, soprattutto l’Emilia-Romagna (Rimini) ma anche l’Abruzzo (una mamma di Sulmona e una di Sant’Egidio alla Vibrata). Quasi 200 donne “migrate” su 656 parti totali: una percentuale di poco superiore al 30%.

Il rapporto cresce nel 2018, sfiorando il 33%: con una diminuzione dei parti totali, 578, dovuti soprattutto al calo della natalità, 164 donne delle Marche hanno preferito Urbino al proprio ospedale di riferimento. Aumentano le mamme gravide non marchigiane, 25, provenienti da Perugia, Piacenza, Rimini, Roma, solo per citare alcuni comuni.

Nel 2019, pur essendo di fronte a dati parziali, la tendenza viene confermata: su 92 nascite totali, 26 non sarebbero di competenza dell’ospedale ducale. Il dottor Leone Condemi, primario del reparto di ostetricia e ginecologia, legge così i dati: “La controtendenza si lega alla nostra offerta, consistente in un percorso di nascita più fisiologico e rispettoso verso la donna e i tempi del parto, che variano da mamma a mamma”.

Una filosofia che si riassume in una massima: “In molti ospedali italiani se non si partorisce entro poche ore gli operatori diranno: “è tempo che il bimbo nasca”. Nel nostro invece si dice: ‘è il momento di mettere la donna nella vasca e farla riposare”.

La priorità data alla dimensione fisiologica e naturale della gravidanza spiega altri numeri d’eccellenza: nel 2018 l’ospedale di Urbino ha avuto una percentuale di tagli cesarei primari, cioè fatti per il primo parto di una donna, pari al 17%, a fronte di un 25% della regione Marche. Lo scarto netto rende la struttura ospedaliera urbinate particolarmente virtuosa visto che l’indirizzo a livello nazionale ed europeo è quello di limitare il più possibile gli interventi cesarei.

Allo stesso modo nei primi due mesi del 2019 cinque donne sono riuscite a partorire naturalmente dopo essere ricorse al cesareo nella prima gravidanza. In caso di primo parto cesareo molti ospedali effettuano nuovamente il taglio per le nascite successive.

I risultati positivi non dipendono solo dalla professionalità del personale ostetrico ma anche dalla sinergia tra i reparti, in particolare con quello di pediatria e neonatologia che interviene dopo la nascita del bambino. “Il dialogo tra medici, infermiere e ostetriche è costante, in modo da essere informati su eventuali complicazioni sorte in gravidanza già prima del parto. Così come dopo il parto sappiamo subito le condizioni del neonato. Tra i due reparti c’è una comunicazione quotidiana ma anche dei briefing strutturati, di solito ogni due settimane, in cui insieme ai ginecologi discutiamo delle gravidanze a rischio”, dice Gabriele Ripanti, direttore del reparto di pediatria e neonatologia.

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