Brexit, i prodotti marchigiani a rischio: “Tessile, mobili e calzature”

di CLARISSA CANCELLI

URBINO – Nel 2018 le Marche hanno esportato nel Regno Unito prodotti per quasi mezzo miliardo di euro, per l’esattezza 536 milioni. È questa, per la nostra regione, la posta in gioco nella lunga partita della Brexit. Cosa e quanto perderanno le Marche se e quando il Regno Unito uscirà dalla Unione europea?

Una prima previsione viene dai dati della Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa delle Marche. “I dazi si abbatterebbero sull’export dei prodotti meccanici, sugli autoveicoli, sul tessile abbigliamento e sul mobile, settori trainanti delle produzioni marchigiane”, dice il segretario della Cna Marche, Otello Gregorini.

“Certo, ci sarà una repentina riduzione dei volumi delle esportazioni marchigiane”, spiega Ilario Favaretto, docente di economia politica europea alla Carlo Bo, “ma la differenziazione dei prodotti sarà rilevante. Ci sarà una crisi per l’export marchigiano, e la possibilità di superarla o di contenerne gli effetti negativi risiede nella diversità della produzione: quella tecnologica potrà difendersi sapendo però che dovrà concorrere con altri Paesi estremamente evoluti nel produrre questi beni. Mentre per i prodotti più tradizionali, sebbene di qualità, come possono essere le calzature, il calo sarà notevole e anche molto veloce”.

“Se noi osserviamo lo scambio di una regione manifatturiera come le Marche verso il Regno Unito – continua – ci accorgiamo che i prodotti che adesso stanno maggiormente accrescendo la loro collocazione nel mercato inglese sono quelli tecnologici. Il Regno Unito non potrà farne a meno e in qualche modo tenterà di acquisirli nonostante sia fuori dall’Unione europea” spiega.

“Nel caso in cui la sterlina dovesse svalutarsi, è chiaro che la convenienza a comprare i beni a un prezzo maggiore creerà uno spartiacque dove purtroppo molti prodotti di questa Regione non saranno più richiesti, perché la competizione non ne permetterà più la acquisizione. Ma i prodotti ad alto contenuto tecnologico riusciranno a sopravvivere. Gli interscambi non sono solo una questione di prezzo” conclude Favaretto.

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