Le “Meraviglie” di Alberto Angela, parlano gli urbinati: “Un grande spot per la città”

di ELIA FOLCO

URBINO – “Noi trascorriamo a Urbino tutti i giorni della nostra vita universitaria, però quando si vive sempre una stessa realtà non si riesce a coglierne del tutto il valore. Ieri sera Alberto Angela è riuscito a mostrarcelo”. Così dice Cecilia raccontando al Ducato le sue impressioni a poche ore dall’ultima puntata di “Meraviglie”, andata in onda martedì 9 aprile, che aveva come protagonista proprio la città ducale.

Il risveglio degli urbinati, dopo una serata per molti passata davanti agli schermi di Rai 1, è stato pieno di soddisfazione, persino di orgoglio: il servizio ha fatto riscoprire a tutti le bellezze di una città che tra il Quattrocento e il Cinquecento ospitava una delle corti più importanti d’Italia. Non a caso il principale protagonista della puntata è stato Palazzo Ducale, fatto costruire dal duca Federico da Montefeltro per la gloria della sua casata; l’altra star della puntata è stata la Casa di Raffaello, in cui il pittore è nato e cresciuto.

“Mi è piaciuto molto quando hanno fatto vedere la Sala degli Angeli, una delle più maestose del palazzo. E anche quando hanno mostrato le scritte sui muri, incise persino dallo stesso duca”, dice Massimo. Che poi aggiunge: “È sempre piacevole vedere Palazzo Ducale, poi se lo mostrano in televisione è anche meglio. Più se ne parla meglio è”.

Raffaella, che vive a Urbino, auspica anche che ci possano essere nuove occasioni per poter parlare della città: “Una puntata non basta, Urbino ha una lunghissima storia da raccontare, speriamo che in futuro si faccia ancora qualcosa. Ho poi apprezzato che abbiano dato spazio al giovane Raffaello e alla sua formazione nella bottega del padre Giovanni Santi; sono state mostrate anche opere come la Muta che non viene esaltata molto spesso”. Unica nota stonata per Raffaella è stato che le inquadrature, pur molto belle, non si sono soffermate sui paesaggi: “È stato un peccato che non si sia potuta vedere bene Piazza Mercatale, anche perché durante le riprese c’era il circo”.

E tra chi non lo ha visto, si è già pronti a rimediare: Elena e Fiamma, due studentesse di Urbino, hanno registrato la puntata e sono pronte a vederla quest’oggi: “Siamo contente che abbiano fatto un documentario su Urbino, la città è bellissima e merita documentazione. Una grande occasione per far conoscere la città a chi non l’ha mai vista ma anche ai ragazzi che abitano qui: tra i giovani secondo me infatti ce ne sono molti che non sanno nulla su Urbino”.

Il successo della puntata non si è però limitato alle mura della città: Serena e Francesca sono due studentesse fuorisede che dopo le lezioni tornano a casa, a Pesaro, ma non si sono perse la puntata: “Si è saputo valorizzare sia l’aspetto culturale sia quello paesaggistico, in un modo comprensibile a tutti. È stata però un po’ inquietante la ricostruzione del volto di Federico (sfregiato durante una giostra, durante la quale perse un occhio)” concludono le ragazze.

Tra le tante voci di elogio non mancano però alcuni dubbi. Tiziano, che comunque riconosce il grande valore dell’iniziativa, non condivide del tutto le scelte fatte: “Per noi che siamo di Urbino certe immagini non sono una novità, ma se si voleva mostrare Urbino forse sarebbe stato meglio lasciare spazio anche ad altri luoghi di interesse, penso ad esempio all’oratorio San Giovanni (edificato alla fine del Trecento). Chissà, forse hanno trovato chiuso”. Sottolinea però il ruolo giocato dal programma per sponsorizzare la città: “Per un urbinate che conosce bene il territorio forse era un po’ lento, ma è stato senza dubbio uno spot eccezionale, con cui abbiamo mostrato a tutti il fascino della nostra città”.

Anche Mariagrazia si unisce a questa critica: “Mi sarebbe piaciuto vedere di più. Ormai vivo a Urbino da oltre 50 anni, amo questa città e penso si dovesse puntare anche su qualcos’altro. Angela ha parlato dell’università che esiste ormai dal Cinquecento, sarebbe stato carino far vedere i ragazzi che percorrono via Vittorio Veneto, che collega Palazzo Ducale con Piazza della Repubblica“. Molto interessante è stato invece l’aspetto storico, la presentazione del duca: “Un uomo di guerra certo, però anche di cultura, che quando era a palazzo si toglieva l’armatura, svestendo i panni del condottiero, ed entrava nello studiolo. La sua enorme biblioteca era poi aperta al pubblico, così che tutti potessero ammirare il suo enorme amore per la cultura e l’arte”.

Un amore che ha permesso a Urbino di essere una delle sedi madri dell’Umanesimo e del Rinascimento.

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