Urbino e la crisi del centro storico. Rosati: “Il riscatto è possibile, prendiamo esempio da Milano e Prato”

di FRANCESCO COFANO e ALICE POSSIDENTE

URBINO – Restituire al centro storico la centralità che gli spetta: dopo Prato e Milano, adesso è il turno di Urbino. È il seme gettato nell’incontro dal titolo “Rivitalizziamo Urbino” organizzato ieri negli spazi della Data dal candidato sindaco Mario Rosati, appoggiato alle prossime amministrative dal Partito democratico e dalle liste civiche Cut liberi tutti e Urbino al centro.

Per molti cittadini la crisi di Urbino dentro le mura è una ferita che brucia da anni, documentata il 16 aprile scorso dal programma Di Martedì di Giovanni Floris in onda su La7, che in un servizio aveva mostrato un centro storico pieno di negozi sfitti e serrande abbassate.

“Ma il riscatto è possibile”, hanno spiegato Valerio Barberis, assessore al centro storico di Prato, e Davide Agazzi, collaboratore del sindaco di Milano Beppe Sala, artefici di una rigenerazione seguita ad anni di abbandono e degrado. Certo, Milano è un fuori scala rispetto alla realtà urbinate e la stessa Prato, coi suoi 200.000 abitanti, 132 etnie e un’area metropolitana che comprende Pistoia e Firenze, ha numeri maggiori. Ma la cornice, un centro storico medievale completamente preservato, accomuna Urbino alla città toscana. Che dal 2017 ha attivato il Pop Up Lab, un progetto in cui i locali privati sfitti di due vie del centro storico sono stati messi temporaneamente a disposizione di persone desiderose di aprire nuove attività grazie all’intervento del Comune. “Un esperimento riuscito – ha detto Barberis – dei negozi hanno deciso di restare in pianta stabile e non solo per qualche mese”.

“Milano negli ultimi anni ha investito in settori non tradizionali, come il no profit e la cultura. E ha risposto al bisogno di spazi di aggregazione dei cittadini ad esempio concedendo ad associazioni sportive e sociali  spazi pubblici comunali a un canone basso perché li riattivassero” ha spiegato Agazzi. “In un centro storico come Urbino, popolato prevalentemente da studenti, bisognerebbe rendere più accattivante il tornare a vivere in centro per far sì che la città sia più presidiata – continua –  ma il segreto è creare un mix funzionale di iniziative culturali, ristoranti e bar”.

“I Comuni devono coinvolgere gruppi di cittadini che già vogliono fare qualcosa. Sono loro i migliori alleati. Molto spesso si fa di più con piccoli contributi dati in maniera flessibile che non con grandi piani di investimento”, conclude Agazzi.

Un suggerimento calzante per Urbino, che gode di un tessuto associativo forte. Per questo “diventa fondamentale far incontrare pubblico e privato per costruire insieme il futuro”, dice Rosati.

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