Neri Marcorè a Urbino: “La lentezza marchigiana è una ricchezza”. E sul terremoto: “Fatto troppo poco” – VIDEO

Neri Marcorè al Teatro Sanzio di Urbino
di FRANCESCO COFANO e MARIA PIA PETRAROLI

URBINO – “Teniamoci buone queste Marche lente e con poche infrastrutture, il che non significa restare indietro rispetto agli altri”. È questo il pensiero che l’attore Neri Marcorè ha dedicato alla sua terra d’origine. Una Regione definita “irraggiungibile” senza che questo aggettivo abbia una connotazione negativa: “Questa nostra irraggiungibilità ci tiene più conservati e meno esposti ai venti della modernizzazione, che come diceva Pasolini è più sviluppo che progresso”. Parole pronunciate al Teatro Sanzio di Urbino in occasione della tre giorni di  ‘Urbino e le città del libro’ che, giunto alla sesta edizione, quest’anno prende il nome di “Pianeti irritabili”. Un titolo non casuale, visto che Il pianeta irritabile (1978) è l’opera forse più grottesca, distopica, del celebre scrittore urbinate Paolo Volponi, a cui è dedicato il festival.

Un libro che secondo l’istrionico attore conserva un messaggio ancora attuale, a cominciare dal clima: “Se prima il nostro pianeta era irritabile, ora direi che è fortemente irritato. Quando sento di limiti spostati al 2030 o 2050 penso si farà fatica ad arrivarci con questi ritmi. Bisogna fare qualcosa adesso prima che sia troppo tardi per tornare indietro e Greta è arrivata al momento giusto”.

Davanti a una platea piena di persone Marcorè ha voluto rendere omaggio alla memoria di Volponi recitandone brani inediti dopo la proiezione di un video che racconta la città ducale, girato dalla stesso scrittore tra il 1958 e il 1960. Un documentario che non fu completato e non vide mai la luce. “Parlare di Volponi ci permette di fare un passo indietro, di riflettere su com’era la vita in Italia qualche decennio fa e di riscoprire e valorizzare un autore di cui si parla sempre troppo poco ma che è giusto trattare qui nella sua città”, ha detto l’artista di Porto Sant’Elpidio.

Che però mostra scetticismo quando gli viene chiesto se le Marche stiano risorgendo dal punto di vista culturale dopo il terremoto del 2016 che ha spinto lo stesso Marcorè a ideare “Risorgimarche“, una serie di concerti su colline e punti panoramici marchigiani per ridare entusiasmo e slancio ai territori colpiti dal sisma. “Troppe cose sono rimaste ferme per colpa della burocrazia, di chi fa le leggi e le applica con poca elasticità. Ed è un peccato – ha continuato – perché anche le imprese che vorrebbero ripartire da sole, magari assumendo dei giovani che fanno fatica a trovare lavoro, vengono frenate da difficoltà burocratiche troppo grandi”.

Due giorni fa ha annunciato che è in cantiere la terza edizione del suo festival, perché “nel primo anno scatta la solidarietà diffusa perché c’è l’emergenza; nel secondo, una volta soddisfatti i bisogni primari, si pensa a come ripartire; poi quando questo non succede subentra la frustrazione, il nemico peggiore da affrontare perché non hai voglia di fare progetti, non credi più nelle istituzioni e in te stesso”.

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