“Il microcredito dà fiducia ai poveri, in milioni hanno cambiato la loro vita”. Intervista al premio nobel Yunus, il banchiere dei poveri

di LUCA GASPERONI

URBINO – Tutto ebbe inizio con ventisette dollari. Fu questa la prima somma data in prestito nel 1976 da Muhammad Yunus agli abitanti di un piccolo villaggio in Bangladesh. Nacque così l’idea del microcredito portata avanti dalla Grameen bank: un sistema di piccoli prestiti concessi a persone povere, escluse dai circuiti finanziari perché considerati insolvibili, per promuovere lo sviluppo sociale.

Yunus, vincitore del premio Nobel per la pace nel 2006, era a Urbino per ricevere il Sigillo d’ateneo ducale e inaugurare all’interno della facoltà di Giurisprudenza, lo Yunus Social Business Centre, un centro di formazione e ricerca per lo sviluppo sociale. Un modo per incoraggiare la ricerca di nuovi mezzi di emancipazione economica così come fece lui negli anni ’70.

Proprio in quegli anni, infatti, una grave carestia aveva colpito il Bangladesh, facendo sprofondare gran parte della popolazione nella povertà.  Yunus, oggi ribattezzato ‘il banchiere dei poveri’ , fondò la Grameen Bank e lanciò un nuovo approccio economico: la finanza sostenibile. Tassi bassi, zero garanzie di restituzione, un costante supporto nella gestione del denario e nello sviluppo di progetti imprenditoriali.

Il primo prestito, 27 dollari, era pari al costo del bambù per costruire 42 sgabelli in un villaggio schiavizzato dagli usurai. Il prezzo per riscattare la libertà di un intero villaggio che, rifiutato dalle banche e senza liquidità, era ostaggio dei prestiti criminali degli strozzini.

Il microcredito ideato dall’economista bengalese, attraverso tanti piccoli prestiti destinati a cittadini poveri, privi di garanzie finanziarie per ottenere credito dai circuiti bancari tradizionali, permette di migliorare la propria condizione, non solo economica ma sociale. Perché come Yunus ribadisce più volte, si tratta di qualcosa più grande dei soldi: “Ho creato una rotta, una strada verso una nuova destinazione, un luogo non basato sull’egoismo ma sulla condivisione”.

Il banchiere dei poveri porta avanti l’idea di “un’economia umana”, fatta di prestiti ma anche di fiducia nelle persone e progetti per il futuro. Un orizzonte a cui giovani guardano con sempre più preoccupazione ma che Yunus vede con speranza. A patto che a tutti vengano concesse le possibilità di realizzarsi.

La Grameen Bank  è stata fondata 42 anni fa. Qual è il bilancio arrivati ad oggi, quali obiettivi sono stati raggiunti?

Senza dubbio positivo.  Abbiamo dimostrato che il preconcetto per cui la gente povera  sia incapace di restituire i prestiti, non è vera. Oggi la banca ha nove milioni di persone che ricevono prestiti, per la maggior parte donne, il 97% del totale, in tutto il Bangladesh. L’idea si è poi diffusa in tutto il mondo, il progetto, infatti, nel 2019 è attivo in 41 paesi. Le persone possono prendere del denaro, cambiare la loro vita, migliorare la loro situazione finanziaria. Il microcredito ha cambiato la società, completamente. Ha emancipato e reso più forti le donne, dando loro la possibilità di scegliere la vita che voglioneo.  La questione è semplice: le persone povere hanno bisogno di un supporto economico così da poter iniziare la loro vita come dovrebbe essere concesso a tutti.

C’è anche una filiale della Grameen bank qua in Italia?

Non c’è una filiale della banca in Italia ma c’è una fondazione, a Bologna. Molte persone, ispirate dalle idee della Grameen Bank, hanno iniziato il loro personale programma di microcredito qui, quindi direi che il concetto è diventato abbastanza conosciuto.

C’è interesse nel suo progetto di microcredito?

Sono venuto in Italia molte volte, ho un grosso legame e buone relazioni, c’è molto entusiasmo nel lavoro e negli obiettivi che perseguiamo. Sono molto felice di inaugurare oggi lo Yunus Social Business Club nell’università di Urbino. E a Fano ci sarà a teatro l’opera basata sulla mia vita e sui miei progetti, quindi è un grosso onore vedere tutta l’attenzione che la gente italiana rivolge a quello che sto facendo.

Il tasso di disoccupazione giovanile qui è uno dei più alti di Europa. Molti giovani dopo gli studi cercano lavoro e si trovano senza possibilità. Come si può risolvere questo problema?

Il problema in Italia è più meno lo stesso in tutto il mondo, anche i paesi poveri si trovano nella stessa condizione. Di che cosa mi sono accorto? Che c’è una convinzione sbagliata: la gente cerca un’occupazione come se ottenere un lavoro fosse lo scalino finale, l’apice della vita di ognuno, ma non è così, il vero essere umano è un imprenditore. Il lavoro dipendente è un’indicazione sbagliata, abbiamo mandato i giovani nella direzione sbagliata e li abbiamo resi frustrati. Ovvio, servono dei sistemi finanziari che ti supportino, perché non si diventa imprenditori senza denaro, senza capitale, servono l’aiuto e i consigli di un’istituzione. La gente disoccupata in Bangladesh viene da noi con delle idee di business e noi investiamo su di loro, li facciamo diventare i nostri partner. Così, collaborando, migliaia di giovani diventano imprenditori.

Nell’ultimo anno il governo italiano ha introdotto il reddito di cittadinanza per provare ad abbassare il livello di disoccupazione e combattere la povertà. Che cosa ne pensa?

In una situazione di emergenza questo probabilmente è necessario, ma la risposta non è dare soldi gratis ai cittadini, la soluzione reale è rendere i cittadini attivi nel trovare opportunità di lavoro, così da esprimersi in maniera creativa e diventare imprenditori. Ma per questo sono necessari molti cambiamenti nel sistema finanziario: così come le persone povere hanno creato la Grameen Bank,  in maniera analoga è fondamentale che le banche diano la possibilità alla gente disoccupata di trovare risorse e creare il proprio business. Questa dovrebbe essere la direzione in cui dovrebbe muoversi la società. In una situazione di emergenza serve sicuramente aiutare le persone, ma questa non è una soluzione definitiva, bisogna offrire delle possibilità.

A proposito di situazioni di emergenza: lo scorso mese ci sono stati degli attentati terroristici in Sri Lanka rivendicati dall’Isis. L’Asia meridionale è storicamente un’area tollerante, lei pensa che stia diventando terreno fertile per la crescita del fondamentalismo islamico?

Questo è vero, stanno succedendo delle cose terribili nel mondo: c’è l’ascesa del terrorismo e molti politici lo incoraggiano, alcuni dicono che non è una cosa religiosa, altri che non è legato al fondamentalismo. Dobbiamo combattere tutto questo, dobbiamo combattere il fondamentalismo, quello religioso e quello politico così da avere una società pacifica. E dobbiamo anche dare alle persone la possibilità di trovare la loro strada che è lo scopo più profondo dell’esistenza. Non si tratta di ucciderci a vicenda, si tratta di vivere insieme, in pace e armonia, e rendere migliore la vita di tutti.

Molte persone hanno cambiato completamente la propria vita grazie ai prestiti dati dalla Grameen Bank. Qual è l’aspetto che lo rende più orgoglioso?

Nove milioni di riceventi prestito dalla Grameen Bank, in tutto il mondo, sono stati in grado di costruire la loro casa, una delle cose più importanti. E non c’è sensazione più bella di sentire persone che ti dicono: “Adesso cammino sulle mie gambe,  posso fare quello che ho sempre sognato”. Ognuno diventa ciò che vuole ed è tranquillo perchè i guadagni sono custoditi in banca e se c’è un’emergenza possono proteggersi. La banca è posseduta dai clienti, di questo sono molto orgoglioso. Le famiglie mandano i bambini a scuola, gli concediamo appositi prestiti, i prestiti per l’educazione: i ragazzi vanno all’università, ottengono lauree, master, dottorati, ogni tipo di cosa. Diventano dottori, ingegneri, avvocati, una nuova generazione che viene fuori dall’intero sistema della povertà.

Il tasso di restituzione della Grameen Bank è più alto rispetto a quello delle banche convenzionali. È possibile per una banca che concede prestiti a persone non solventi e per cui non ci sono garanzie sulla restituzione?

È vero, un po’ surreale. Le banche continuano a prestare soldi a persone che nella maggior parte dei casi non restituiscono i soldi o li utilizzano solo per interessi personali ma non aprono le porte alle persone che ne hanno davvero bisogno. Anche un povero può dare garanzie che, se riceve un prestito, sarà in grado di restituire il denaro in tempo. Il tasso di restituzione in Bangladesh è davvero alto, praticamente il 100% mentre il tasso negli Stati Uniti è sempre stabile sul 99,5/6%. Questa è una cosa davvero particolare ma noi la ignoriamo, non prestiamo attenzione alla realtà della situazione e non cambiamo le cose che qualcun altro ha fissato come regole stabilite. Viviamo in un mondo ricco di diseguglianze, solo cambiando modo di pensare, potremo renderlo migliore.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra e di terze parti maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi