La nostra Urbino ideale: “Accogliente, moderna e viva. Questa è la città che vogliamo”

a cura di GIULIA CIANCAGLINI ed ELIA FOLCO

URBINO – Al di là delle promesse dei candidati sindaco abbiamo chiesto a grandi e piccoli, religiosi e attivisti, accademici e studenti, come vorrebbero Urbino, la città dove vivono, nei prossimi anni.

Non sogni, ma progetti realizzabili nel corso di una consiliatura emergono da dieci voci diverse che individuano, però, alcuni elementi comuni. Tra questi: più inclusione, tecnologia e partecipazione. Ma soprattutto più iniziative ed eventi per permettere a Urbino di continuare a stupire. In vista delle elezioni del 26 maggio, una lista che dovrebbe trovare posto sulla scrivania del prossimo primo cittadino di Urbino.

(Veronica Gentilini, segretaria del Consiglio degli studenti)

La studentessa. “Luogo di scambio anche d’estate”

“Uno dei momenti che penalizzano la città è l’arrivo dell’estate. Con il caldo e gli esami che finiscono, Urbino si svuota, rimane abbandonata e priva di attività capaci di stimolare la movida giovanile. Sogno che Urbino sia luogo di scambio e di partecipazione. E che lo sia costantemente. Sul problema studenti-residenti credo di avere una doppia visione: sono nata a Urbino e studio all’Università. Vorrei che si riuscisse, in futuro, a lavorare per porre le basi di un rapporto di convivenza sana e vera tra le due parti: Urbino è piccola ma ha un potenziale incredibile che dovrebbe essere portato alla luce non solo dai cittadini ma anche dagli studenti, grazie ad attività che siano in grado di coinvolgere entrambe le parti”.

(Isabella Marini, dottoressa e referente di Donne delle Contrade)


La salute. “Una città scelta per guarire”

“Sogno che le persone vengano non solo per la cultura ma per guarire. In città sono presenti e attive vere eccellenze in campo senologico e ci sono molti medici bravissimi che seguono le pazienti lungo tutto il percorso di salute, che va dalla prevenzione alla diagnosi fino alla cura e alla riabilitazione. Ci piacerebbe trasformare un luogo che richiama immagini negative di dolore, in qualcos’altro. In un posto dove poter affrontare con speranza e coraggio il cammino di cure, forti dell’appoggio anche di altre figure professionali, al di là dei medici e degli operatori sanitari, come estetiste, parrucchieri, maestri di yoga, nutrizioniste, psiconcologi. L’inaugurazione della Pink Room, la donazione di costosi apparecchi sono solo alcuni dei progetti che portiamo avanti per le donne con il tumore al seno. Quando già esiste qualcosa di straordinario si può solo che migliorare”.

(Giacomo Galeotti, segretario di Gap – Gay and proud)

 Il mondo Lgbt+. “Portare in piazza un gay pride”

“Che un giorno si organizzi a Urbino un gay pride. Questo è il mio desiderio e quello di tutto il Gap. Portare un giorno il pride qui sarebbe interessante perché non è soltanto una parata, benché quella sia la parte culminante, ma significherebbe anche uno o due mesi di cultura. Per il Marche Pride di fine maggio, per esempio, sono stati pensati trentacinque eventi, come la mostra alla Casa della Poesia di Urbino. Il problema però sono i trasporti. Noi ci coordiniamo con realtà come la nostra, siamo una rete bellissima, ma quando diciamo ad altri attivisti di venirci a trovare, la città risulta sempre irraggiungibile. E questo è un fattore scoraggiante. Vorrei una città ancora più aperta, per continuare a fare quello che già facciamo: lottare per i diritti delle minoranze. E vogliamo farlo insieme alle istituzioni e alle altre associazioni, che a volte sembrano un po’ delle isole a sé stanti”.

(Peter Aufreiter, direttore della Galleria Nazionale delle Marche)

L’arte. “Attrarre turisti ogni giorno”

“Il mio unico sogno è di vedere Urbino come una vera città d’arte perché qui c’è tutto: l’Accademia, l’Università, l’Isia, la Scuola del libro, Palazzo Ducale. Penso a iniziative semplici come un mercatino di Natale, dove gli studenti vendono i lavori dell’anno. In tutti i periodi dovrebbero esserci iniziative, una dopo l’altra. Questo è il mio sogno, che Urbino sia sempre più creativa. Si può iniziare con il dare spazio ai writers, alle competizioni o inaugurare premi artistici. Se si sa che in città troverà questo anche chi l’estate si trova al mare dirà ‘stasera andiamo a Urbino perché vorrei vivere quell’atmosfera di arte e creatività’. Al momento i turisti non si fidano ancora perché ogni tanto c’è qualcosa, ma non sempre. Ogni settimana deve avere un tema dedicato e ospitare eventi perché non si trovano città come questa”.

(Rosa Frasca, nata a Urbino 102 anni fa, il 14 luglio 1916)

La nonna. “Che gli urbinati siano meno freddi

“Ho 102 anni, ma a luglio soffierò ancora su un centinaio di candeline. Non conosco nessuno qui in città più anziano di me. Non sarebbe poi così sbagliato dire che sono la nonna di Urbino. Sono nata nello stesso palazzo dove vivo adesso e dove credo che finirò. Vorrei che Urbino sia sempre più bella, perché è una città con fondamenta molto salde. Io vado in giardino e tutti mi salutano dicendo ‘Signora, il suo è un angolo di paradiso’ per le mie piante bellissime. Gli abitanti, senza saperlo, sono gente forte e per bene ma sono un po’ freddi. Con me no, mi trattano tutti bene. Ma gli urbinati hanno un carattere un po’ distaccato e forse potrebbero migliorare. Vorrei che diventassero più accoglienti con i turisti e con gli studenti”.

(Monache agostiniane del monastero di Santa Caterina di Urbino)

La monaca. “Una fede più coinvolgente”

“Vorremmo vedere un centro più affollato di gente. Se non ci sono gli studenti Urbino sembra quasi una città fantasma, sempre più spopolata, anche per noi che siamo monache di clausura. L’impressione è che, al di là dell’università, manchi una comunità sociale e civile forte. La vita cristiana ha vissuto, con l’arrivo della reliquia di Santa Rita dello scorso 5 maggio, una spinta. Lo stesso arcivescovo così come molti credenti hanno detto di non aver mai visto prima di quel giorno la chiesa così piena: sono venuti in tanti anche da fuori Urbino, da Fano, da Pesaro, per adorare la reliquia. Santa Rita fatto rivivere la fede e se riuscissimo a organizzare più eventi di questo tipo probabilmente potremmo avvicinare più persone alla religione e far rivivere la città”.

(Egidio Cecchini, Confcommercio Urbino)


Il commercio.
“La tecnologia per stare al passo

“Dobbiamo incrementare il turismo sfruttando il fantastico patrimonio che la città ha a disposizione. Noi promuoviamo spesso iniziative insieme agli altri enti, ora c’è bisogno di rendere la città più appetibile, dobbiamo diventare sempre più un centro accogliente, in grado di poter garantire ai turisti dei servizi fondamentali, per invogliarli a rimanere e non a fare le solite visite ‘mordi e fuggi’. Abbiamo eccellenze come Raffaello, se le usiamo a dovere possono essere una risorsa. Per fare questo serve rinnovare gli impianti: se noi potenziamo il livello tecnologico della città e la rendiamo più moderna e al passo coi tempi, possiamo fare grandi cose. A questo proposito va sistemata la questione dei trasporti, perché la situazione che viviamo è complessa: i turisti non sono invogliati a venire anche per questo motivo”.

(Itala Fazi, direttrice della Caritas Diocesana di Urbino, Urbania e Sant’Angelo in Vado)

La solidarietà. “Vorrei che non ci fosse bisogno di noi”

“Noi aiutiamo chi ne ha bisogno e il nostro sogno, nel mondo delle favole, è una città in cui non ci sia più bisogno di volontari come noi della Caritas. Ma siamo abituati a sognare concretamente e a portare avanti la nostra missione con le azioni di tutti i giorni. Se dobbiamo però immaginare il futuro della città di qui a dieci anni ci auguriamo di poterci ritrovare in una Urbino che sia capace di conservare il senso di comunità, di affinare lo sguardo. In una città che sappia scorgere quelle problematiche e quelle fragilità che oggi restano ancora nascoste. Vorremmo vedere riqualificati luoghi abbandonati o degradati, ma vissuti, perché siano offerte le stesse opportunità di vivere la città e di godere di quanto offre di bello”.

(Vilberto Stocchi, rettore dell’Università di Urbino)

Il rettore. “Bisogna creare posti che attirino”

“Bisogna studiare un piano per invogliare gli studenti a restare. Sarebbe necessario spingere per un rinnovamento dei locali, non possiamo avere solo bar dove prendere l’aperitivo. In alcune città ho visto dei ristoranti e dei negozi artigianali che si specializzavano magari nei primi piatti o nei gelati, ed erano sempre pieni di ragazzi. Se anche noi creassimo dei posti di questo tipo sarebbero sicuramente un successo. Dobbiamo riportare Urbino a essere un centro fondamentale come ai tempi del duca Federico, un luogo dove la gente voglia venire volentieri, un crocevia di studenti che vivano davvero la vita di una città amata in tutto il mondo. L’Università si dà molto da fare per questo. Spero che l’amministrazione in questo ci segua”.

(Alunni all’ingresso della scuola primaria Pascoli)

I bambini. “Tanto spazio per giocare”

“Vorrei più posti per giocare, un parco giochi in più e dei centri dove poter stare con altri ragazzi. Qui a Urbino non ce ne sono molti e secondo me si dovrebbe intervenire in qualche modo. Quello che abbiamo non basta. Mi piacerebbe stare in una scuola più moderna, dovrebbero fare qualcosa per questo. E se si facesse più attenzione all’ambiente sarebbe meglio”.
(Maddalena, 7 anni)
“Io amo gli animali e mi piacerebbe che si facesse anche attenzione a loro, facendo in modo che la città sia più pulita. Vorrei un posto dove poter stare con persone della mia età. Mi piacerebbe avere più spazio per giocare, magari un nuovo parco giochi, ora posso andare a giocare solo alla fortezza”.
(Luca, 10 anni)
“Io vengo dall’Austria e rispetto a Vienna mi sembra di vedere una città che non è particolarmente al passo con la realtà di oggi, dà l’impressione di essere un po’ vecchia. Ci vorrebbero più luoghi di incontro per i ragazzi e i giovani, può essere un parco giochi ma anche qualche centro commerciale in più: oggi abbiamo solo Santa Lucia, ci vorrebbe qualche altra alternativa qui nel centro, che invece è sempre più povero di attività di questo tipo”.
(Matthias, 13 anni)
“A me piace stare all’aperto, fuori dalla scuola non ci sono molti posti dove poter andare. Vorrei che facessero qualcosa in più, non mi va di stare sempre al chiuso, voglio poter stare fuori e giocare con gli altri bambini. Mia mamma insegna a Montecchio e dove lavora lei c’è una piscina, sarebbe bello averla anche qui da noi, credo sia importante fare dei miglioramenti nella scuola”.
(Sophia, 9 anni)

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