Albanesi a Pesaro per il giorno dell’Indipendenza. “Ma vorremmo essere là a scavare tra le macerie”

A Pesaro si celebra l'Indipendenza albanese. Ma la gente vorrebbe essere là a scavare tra le macerie
di LINDA CAGLIONI

PESARO – Nelle sere d’estate passeggiare sul lungomare di Durazzo era un rito a cui nessuno poteva rinunciare. Come attirata da un magnete invisibile, la gente era abituata a riversarsi sul boulevard lambito dalle acque adriatiche, godere della frescura del mare e guardare le vetrine dei negozi. “Era uno dei posti che preferivo della mia città. Quando ero ragazza, io e i miei amici arrivavamo fino al castello, una fortezza di tremila anni. Mi fa stare male vedere che quelle mura secolari sono state danneggiate per sempre dal terremoto”. Brunilda Ndini è una mediatrice culturale, originaria di Durazzo. Era tra coloro che hanno partecipato alle celebrazioni per la festa dell’indipendenza albanese, organizzata dalla mediatrice culturale Klarita Grazhdani e dal presidente del Consiglio di Pesaro Marco Perugini nella sala rossa del Comune, nel pomeriggio di giovedì 28 novembre.

“La mia città si sbriciolava sotto i miei occhi”

Quando il 26 novembre un sisma di magnitudo 6.4 ha spezzato la vita di 50 persone e sconvolto quella di altre migliaia, è stata svegliata nel cuore della notte dagli squilli del suo cellulare. “Alle 5 della mattina sapevo già tutto. Mentre ero in videochiamata con mia sorella e con i miei zii, i palazzi della mia città si sbriciolavano sotto i miei occhi”.

Tra le vie di quei palazzi che oggi pagano per i capricci imprevedibili della terra, Brunilda ci ha passato l’infanzia e la giovinezza. Fino a che, 27 anni fa, non è partita per l’Italia. “Non riesco a smettere di pensare alle immagini dei luoghi che amo, alle parole dei miei nipotini rimasti traumatizzati. Dicono che ogni volta che camminano hanno la sensazione che l’asfalto si stia aprendo sotto le suole delle loro scarpe. La comunità albanese di Pesaro e Urbino si ritrova tutti gli anni in occasione dell’Indipendenza (28 novembre 1912, ndr). Stavolta, però, siamo stati chiamati a raccolta con la morte nel cuore”.

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Anche se nella sala rossa in piazza del Popolo ci sono una cinquantina di albanesi, la loro è una delle comunità più rappresentate di tutta la provincia. Il Comune che ne conta di più è Fano, con 996 residenti (dati Istat 2019), seguito da Pesaro (485), Vallefoglia (346), Colli al Metauro (273) e Fermignano (210). Oltre i numeri, però, durante la cerimonia in cui sono intervenuti Grazhdani, Perugini e il sindaco di Fermignano Emanuele Feduzi, l’attenzione è andata anche alla bandiera albanese appesa sul balcone che dà su piazza del Popolo. E che ha fatto di Pesaro l’unico comune in Italia ad aver sventolato il drappo del Paese oltre Adriatico, secondo il presidente del Consiglio comunale pesarese. “Abbiamo scoperto che c’è da sbrigare parecchia burocrazia per esporre una bandiera, ma ne è valsa la pena – ha detto Perugini – siamo tutti cittadini del mondo, non fa differenza il luogo da cui provenite. E vi stiamo vicini in questo momento difficile. Abbiamo chiesto all’ambasciata di farci avere, non appena possibile, i canali attraverso cui fare le donazioni”. Ad occuparsi di organizzare la giornata sono stati soprattutto Perugini e la mediatrice Grazhdani, in Italia da 26 anni e di professione insegnante di lingua francese. A lei il compito di raccontare l’importanza della giornata storica. “Durazzo è una città fragile. Quella notte mi ha svegliata mio nipote, alle 4 di notte. Era terrorizzato”.

Il pensiero degli abanesi raccolti nella sala rossa sembra essere lontana mentre, come da tradizione, si citano gli eroi nazionali e le grandi gesta, antiche di secoli. Durante l’esecuzione dell’inno, all’unisono, le voci cantano e promettono di “combattere per la nostra salvezza”. E se i bambini assaporano i dolci tipici albanesi liberi dai pensieri, dietro lo sguardo annebbiato degli adulti si avverte un generale senso di impotenza. “Non dovrei essere qui” si lascia scappare quasi sussurrando Erion Verori, in Italia da mezzo secolo e volontario della Protezione civile di Pesaro. “Dovrei essere là, a scavare con le mie mani, a togliere i sassi dalle mie strade. Sto solo aspettando il via per partire con un programma sensato, per dare una mano alla mia gente”.

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