Una pedalata oltre il tumore al seno: porte aperte alle donne per il progetto Movis dell’ospedale di Urbino

La dottoressa Rita Emili (a destra) e la professoressa Elena Barbieri. Al centro il vicesindaco di Acqualagna Antonella Marchetti
di FRANCESCO COFANO

URBINO – Pedalare e ancora pedalare, sempre più forte. Come i grandi del ciclismo sfidavano le cime più impervie, c’è un gruppo sempre più numeroso di donne che pedalando punta a buttarsi alle spalle l’incubo del tumore al seno e migliorare la qualità della propria vita, riconquistando lavoro, svaghi e affetti.

È quello che faranno le donne coinvolte nel progetto Movis – Movimento e salute oltre la cura – nato dalla collaborazione tra numerose istituzioni: l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, l’unità operativa di Oncologia, di Cardiologia, di Patologia clinica, di Fisiatria, Radiologia e Chirurgia enologica dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Urbino, il dipartimento di prevenzione Av1, il dipartimento Salute mentale Av1 e la Scuola di Scienze Motorie dell’Università “Carlo Bo”. Senza contare il sostegno di tre associazioni culturali non profit, “Le contrade di Urbino”, “Valeria Onlus” e “Golden Brain”. Il progetto pilota mette al centro l’attività fisica, ma anche consigli nutrizionali e supporto psicologico durante il follow up oncologico delle pazienti con tumore mammario.

Il tumore alla mammella è il più diffuso nel genere femminile con più di 53mila diagnosi registrate nel 2019. Ma Urbino si distingue per le attività offerte alle pazienti durante e dopo la terapia: in primis la pink room, uno spazio dedicato all’estetica e alla cura del proprio corpo per tornare a sentirsi donne. E ora questo nuovo progetto che unisce esercizio fisico e alimentazione.

Presentato lo scorso novembre nella Sala del Maniscalco, con il nuovo anno il progetto è entrato nel vivo: da martedì 7 gennaio è cominciata la fase di reclutamento e in pochi giorni sono già state raggiunte 30 adesioni – numero necessario per completare il primo gruppo  di pazienti – “donne provenienti da diversi comuni dell’Area Vasta 1, oltre che da Pesaro e Fano”, spiega la dottoressa Rita Emili, dirigente dell’unità operativa di Oncologia all’ospedale cittadino, coordinatrice dell’iniziativa insieme alla professoressa Elena Barbieri, docente di Biologia applicata all’Università.

Le 30 pazienti – come da prassi in questo tipo di programmi sperimentali – verranno divise in due gruppi da 15: il primo, chiamato gruppo intervento, verrà supervisionato per 3 mesi durante l’attività fisica; il secondo, il gruppo controllo, svolgerà invece gli esercizi in autonomia. Esercizi che consisteranno in almeno 150 minuti di intensità moderata o 75 di attività aerobica a intensità vigorosa incrementale, articolata in attività come la camminata, il jogging e la calette. L’obiettivo è quello di abituare le pazienti all’esercizio fisico per la vita, oltre i mesi del progetto.

“La divisione in due gruppi – dice Valentina Natalucci, laureata in Scienze Motorie – permetterà di comprendere l’importanza di un esercizio supervisionato da persone esperte, soprattutto nella prima fase post trattamento che è fondamentale per il cambiamento di stile di vita. Entrambi i gruppi seguiranno un percorso strutturato di tre mesi e solo per il gruppo intervento l’attività fisica sarà supervisionata da uno specialista dell’esercizio per i primi 3 mesi, a cui ne seguiranno altrettanti durante i quali le pazienti dovranno organizzarsi autonomamente per il mantenimento dei livelli di attività fisica prescritta”. “L’ultima fase – prosegue la Natalucci – prevede un follow up, anch’esso trimestrale per il primo anno e semestrale per i successivi due”.

“È un progetto – spiegano la dottoressa Emili e la professoressa Barbieri – che migliorerà la qualità della vita delle pazienti con tumore mammario in follow up oncologico. Gli studi scientifici dimostrano che l’esercizio fisico e corretti stili di vita riducono il rischio di recidiva di malattia. Per questo MoviS permetterà di migliorare molti aspetti della vita delle pazienti sia nell’attività lavorativa che familiare”.

“L’avvio del progetto – concludono le coordinatrici – è stato possibile grazie all’accordo tra la Scuola di Scienze Motorie e l’Oncologia di Urbino siglato dal Prof. Vilberto Stocchi e la Dott.ssa Enrica Testa”.

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