Il colore di Carioca a Sanremo. Gualazzi, il nuovo album e Urbino: “Seguo i miei sogni. Sempre bello tornare”

di NICCOLÒ SEVERINI

URBINO – L’emozione negli occhi traspare dalle lenti dei suoi occhiali blu, l’immancabile borsalino a coprirgli il capo e le camicie con le fantasie. È lo stile con cui Raphael Gualazzi ha mostrato il colore della sua Carioca in gara al 70º Festival di Sanremo. Stile abbandonato solo per indossare lo smoking con cui ha reso omaggio a Mina, alla serata delle cover. Per Gualazzi è la quarta volta sul palco dell’Ariston. La gioia più grande è arrivata all’esordio nel 2011, quando ha vinto la categoria giovani con Follia d’amore. Quest’anno è arrivato undicesimo, dopo il quinto posto del 2013 e il secondo del 2014, “ma non c’è rammarico” assicura. Urbino ha cantato e ballato con lui. I suoi fan ha intasato i social: l’hashtag #Gualazzi ha raggiunto quasi le diecimila condivisioni tra Twitter e nelle “stories” di Instagram, che Raphael reposta per ringraziarli. Gualazzi ora sta girando l’Italia per lanciare il suo quinto album. A 15 anni dall’esordio con Love outside the window, è in uscita Ho un piano. Adesso Gualazzi ha 39 anni e si porta sempre nel cuore gli esordi al Caffè del Sole.

Lei è ormai un veterano del Festival di Sanremo. La tensione era la stessa della prima volta quando è salito di nuovo sul palco dell’Ariston?
“Assolutamente sì, non c’è differenza. La tensione c’è soprattutto nella prima serata perché bisogna rompere il ghiaccio. Da lì in poi è tutto divertimento”.

Come nasce Carioca?
“Nasce da una collaborazione con il produttore Dade e l’autore Davide Petrella. È stato semplice realizzarla, perché è scattata subito la giusta empatia artistica tra di noi”.

In un passaggio del testo canta “La nostra storia è stata un salto e io non so cadere”. A chi ha pensato per scriverla?
“A nessuno in particolare. Le canzoni appartengono a chi le ascolta e a chi le vive. Ognuno gli può dare il significato che sente”.

Nella serata delle cover è salito ha interpretato, con Simona Molinari E se domani di Mina.
“Ho scelto questo brano per rendere omaggio all’immensa artista che è Mina e a una canzone che è allo stesso tempo uno standard jazz e un capolavoro pop internazionale”.

Le due partecipazioni a Sanremo 2013 e 2014 si sono concluse con un quinto e un secondo posto. C’è delusione per non aver ripetuto quei risultati?
“No. C’è solo la grande gioia di aver vissuto questa esperienza e di aver portato al grande pubblico la mia musica e il mio nuovo progetto”.

Nel 2011 ha vinto Sanremo giovani con Follia d’amore.
“Ha cambiato la mia carriera. Da lì ho avuto la possibilità di portare la mia musica a un pubblico più vasto e ampliare le collaborazioni”.

Che rapporto le è rimasto con Urbino?
“È la mia città natale e il punto di partenza del mio percorso professionale, quindi un ottimo rapporto con sempre la voglia di tornare”.

Ha cominciato a suonare al Caffè del Sole di Urbino. La scena musicale di una piccola città ha influito sulla scelta del jazz? Qual è stato il suo segreto?
Il Caffè del Sole è il mio luogo del cuore. È stato il primo locale in cui ho avuto il coraggio di riproporre musica dal vivo a Urbino dopo un periodo di stasi artistica della città. L’unico segreto che ho è permettersi di sognare e lavorare sodo per i propri sogni.

È in uscita Ho un piano. Cosa ci dobbiamo aspettare?
È un album eclettico, nato da diverse collaborazioni, che celebra diversi stili musicali e il pianoforte che non ho mai abbandonato. Un progetto che esprime il colore che cerco di dare alla mia musica.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra e di terze parti maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi