Coronavirus: autocertificazione fuori dal proprio comune. Divieti e prescrizioni, ecco come fare

Il presidente del Consiglio Giuseppe ConteIl presidente del Consiglio Giuseppe Conte
di FILIPPO CAMPO ANTICO (aggiornato l’11 marzo alle 14.30)

URBINO – Tutta l’Italia è “zona protetta”. Ieri sera il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha annunciato l’estensione all’intero territorio nazionale del decreto dell’8 marzo che riguardava la Lombardia e 14 province del centro-nord Italia. Come si legge nel provvedimento, bisogna evitare gli spostamenti in entrata e in uscita dal proprio comune, e all’interno di esso, se non per questioni lavorative, situazioni di necessità o per motivi di salute.

L’autocertificazione, solo per uscire dal proprio comune

Non sarà quindi più possibile muoversi al di fuori del proprio comune di residenza o del proprio domicilio, se non per motivi di salute e di lavoro. Come conferma la Prefettura di Pesaro, prima di mettersi in viaggio bisogna munirsi di un’autocertificazione, dove dovranno essere inseriti i motivi del proprio spostamento. In caso di controllo delle autorità è necessario mostrare l’autocertificazione. Il foglio, come si legge nel decreto, è necessario per qualunque spostamento, anche quotidiano, quindi chi è domiciliato in un comune e lavora in un altro deve averlo sempre con sé. L’autocertificazione dovrà essere mostrata nelle stazioni (i mezzi pubblici non sono fermi), dove i passeggeri saranno sottoposti a termoscanner per la rilevazione della temperatura corporea. La giustificazione potrà essere compilata anche “al momento”, ovvero compilando i moduli forniti dalle autorità sul posto incaricate dei controlli.

All’interno dl proprio comune, conferma la Prefettura di Pesaro, è possibile muoversi, rispettando il criterio di necessità e mantenendo la distanza di sicurezza di un metro dalle altre persone. Sarà quindi possibile uscire di casa per fare la spesa o per motivi urgenti.

A questa pagina è possibile scaricare il modulo di autocertificazione

Quarantena per chi torna da ex ‘aree arancioni’, anche Pesaro e Urbino

Il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli ha firmato due nuove ordinanze nella giornata di martedì, valide dal 10 marzo, per cercare di contenere l’espansione dei contagi da Coronavirus. Chiunque sia entrato nelle Marche dalle zone ex arancioni (secondo il decreto dell’8 marzo), o si muova dalla Provincia di Pesaro e Urbino alle altre della regione, è obbligato a contattare il proprio medico di famiglia e a rimanere in quarantena domiciliare per 14 giorni. In caso di manifestazione dei sintomi è necessario avvertire immediatamente il proprio medico di base.

Chi non dovesse rispettare questi obblighi verrà punito con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a 206 euro.

Le zone ex arancioni sono: tutta la Lombardia, la provincie di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso e Venezia.

Bar, ristoranti e negozi

I bar e i ristoranti sono aperti dalle 6 alle 18. I gestori dovranno evitare il formarsi di assembramenti all’interno delle loro attività e dovranno far rispettare la distanza di sicurezza di un metro. I centri commerciali, ma anche i negozi di medie e grandi dimensioni rimarranno chiusi il fine settimana, proprio per evitare assembramenti di persone.

Vita sociale

Sono vietati i raduni in luoghi pubblici e aperti al pubblico. Sono sospese tutte le manifestazioni e gli eventi: fermi i cinema, i teatri, i pub, le scuole da ballo, le sale giochi, le sale scommesse, le sale bingo e le discoteche. Sono chiusi i musei e i siti archeologici. I luoghi di culto possono rimanere aperti, solo se sono in grado di far rispettare ai fedeli la distanza di sicurezza. Sospese le cerimonie religiose, compresi i funerali.

Lo sport solo da soli all’aria aperta

Si fermano tutte le competizioni sportive, compreso il campionato di calcio, ma possono tenersi a porte chiuse le competizioni internazionali. Gli atleti professionisti e olimpionici possono allenarsi. Le palestre sono chiuse, ma si può fare sport all’aria aperta, rispettando le misure di sicurezza. Le piste sciistiche sono chiuse in tutto il territorio nazionale.

Lavoro e scuola

Nel decreto, si consiglia alle aziende, quando possibile, di applicare lo smart working, il lavoro da casa, proprio per limitare ulteriormente gli spostamenti. Si raccomanda ai datori di lavoro pubblici e privati di promuovere la fruizione di ferie e congedi. Sono invece sospesi i congedi dei medici.

Scuole e università rimangono chiuse fino al 3 aprile. Interrotti tutti i concorsi, tranne quelli per titoli o per vi telematica. Si fermano anche gli esami per la patente.

La circolare esplicativa della Regione Marche

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