Decreto “Cura Italia”, le prime reazioni di imprese, lavoratori e famiglie di Urbino

Le piccole e medie imprese nella provincia di Pesaro e Urbino sono circa 35000
di VALERIO SFORNA

URBINO – Il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha annunciato ieri, in una conferenza stampa che ha seguito il Consiglio dei ministri, le misure che saranno contenute nel decreto legge ribattezzato “Cura Italia” per far fronte all’emergenza Coronavirus.  Saranno messi in campo aiuti per medici, lavoratori, famiglie e imprese.

Il testo definitivo non è ancora stato pubblicato in Gazzetta ufficiale, ma è noto che le risorse messe sul piatto dal governo si aggirano intorno ai 25 miliardi di euro. Una vera e propria manovra di bilancio “straordinaria” che fa seguito al Dpcm dell’11 marzo 2020 che ha di fatto “bloccato” l’Italia per limitare quanto più possibile il contagio.

Le misure di principale interesse nel settore economico previste dal decreto riguardano:

  • la sospensione del versamento dei contributi previdenziali (Iva e Irpef) e degli altri adempimenti fiscali che scadono tra l’ 8 marzo e il 31 maggio;
  • la sospensione dei mutui, fino a 18 mesi, per tutti coloro che si trovano in difficoltà economica, inclusi autonomi e partite Iva, senza necessità di presentare l’Isee (bisognerà comunque provare un calo del fatturato del 33%);
  • l’estensione della Cassa integrazione (Cig) in deroga su tutto il territorio nazionale, che potrà essere destinata ai lavoratori di tutti i settori non coperti dalle misure ordinarie di sostegno al reddito, comprese le aziende con meno di 5 dipendenti, per un periodo di 9 settimane;
  • la previsione di prestiti agevolati col sostegno di Cassa depositi e prestiti per chi ha avuto cali di fatturato;
  • l’indennità di 500 euro una tantum per professionisti, autonomi e collaboratori con contratti co.co.co (collaborazione coordinata e continuativa);
  • la trasformazione della quarantena in malattia, ponendo a carico dello Stato, e non dell’Inps e dei datori di lavoro, i costi per i lavoratori assenti per via della quarantena;
  • la previsione della scelta, per la famiglie di lavoratori dipendenti, privati e pubblici e anche gli autonomi, con figli fino a 12 anni di età, del congedo parentale di 15 giorni (al 50% della retribuzione) o di un voucher baby sitter di 600 euro.

Piccole e grandi imprese

Per le piccole e micro imprese, l’allargamento della Cig può essere una vera e propria boccata d’ossigeno. Paolo Sanchioni è titolare di una piccola impresa di impianti elettrici a Canavaccio, e per lui le misure annunciate dal premier sono “una scelta corretta in un momento difficile. Bisogna spendere quello che si può spendere e in questo momento serve unità. Ognuno deve fare la sua parte, i politici, i medici, gli elettricisti. Io ho tre dipendenti nella mia impresa e siamo fermi da una settimana. Lavoro soltanto io per alcuni interventi straordinari. Questa mattina a una signora mancava la luce in casa e ho messo i guanti la mascherina e ho fatto il mio dovere”.

Per le imprese di maggiori dimensioni lo slittamento degli oneri fiscali, in particolare dell’Iva, può significare un “risparmio” in un momento come questo di migliaia di euro.  Dall’Imab di Fermignano, azienda che produce mobili, fanno sapere “che i provvedimenti annunciati vanno nella giusta direzione”, ma attendono la pubblicazione ufficiale del decreto per esprimere un giudizio definitivo.

Le partite Iva

Chi sembra poco soddisfatto delle misure sono le partite Iva. Nicola Betti è fisioterapista a domicilio, vive a Urbino e ha deciso di sospendere la sua attività per una scelta di coscienza: “Ritengo l’indennità di 500 euro una misura insufficiente, una piccola toppa nella disparità di trattamento che c’è tra lavoro dipendente e noi partite Iva. Per noi questa pausa è una vera e propria ‘guerra’ mentre per qualcuno potrebbe essere una ‘vacanza’. Con questo provvedimento è stata fatta una foto da lontano, dal punto di vista dello Stato, che non è andato a guardare i singoli casi. Per chi guadagna 800 euro l’indennità ci può anche stare ma per chi guadagna di più questa misura generica e uguale per tutti non è adeguata. È sbagliato prevedere un unico rimborso nazionale”.

Secondo la Confederazione nazionale dell’artigianato (Cna) le misure varate dal Governo devono essere “solo il primo passo perché serve molta più attenzione per il lavoro autonomo e per le piccole imprese. Le risorse messe in campo, per quanto importanti, appaiono sproporzionate rispetto all’enormità dei danni che si stanno sopportando. Ci sarà presto bisogno di un’altra manovra di ulteriore stimolo e sostegno all’economia di proporzioni mai sperimentate in precedenza”.

Le famiglie

Il decreto “Cura Italia” stanzia risorse anche per le famiglie, anche se non c’è traccia della sospensione del pagamento delle bollette delle utenze. “Io lavoro da casa e di certo avrò in questi giorni un consumo di energia elettrica maggiore – dice Federico Bastianelli, dipendente dell’università – ma capisco la decisione del Governo. In fin dei conti aziende come Enel hanno dipendenti che lavorano, in un servizio pubblico essenziale, e queste persone devono pur percepire uno stipendio”. Federico ha due figli ed essendo un tecnico informatico ha avuto la possibilità di usufruire dello smart working: “Reputo positive le due opzioni previste dal decreto – il congedo parentale di 15 giorni o i voucher baby sitter, ndr. -. A qualcuno può sembrare poca cosa, ma non bisogna ragionare come singoli ma come un collettivo”.

Miriam Gabannini, invece, di figli ne ha tre e non potrà usufruire degli incentivi previsti dal decreto perché al momento non ha un’occupazione: “Niente congedo o voucher sarò mamma a tempo pieno. I miei figli hanno tra i 5 e i 9 anni e giocano tra di loro, facciamo i compiti e passiamo così le giornate. Al momento il problema più grave che ho dovuto affrontare è stato l’intasamento delle chat di WhatsApp con gli altri genitori tra scuola, catechismo e tutto il resto, un vero dramma”, dice ridendo.

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