Raffaello e il “centenario soffocato”. Bravi: “Il 6 aprile dedicato al ricordo di un influencer inossidabile”

Autoritratto di Raffaello Sanzio
di LINDA CAGLIONI

URBINO – “La Deposizione Baglioni è l’icona che vorrei associare a questo centenario soffocato, è l’immagine che vorrei rimanesse anche a voi: il bello sa rendere anche il dolorosissimo, ci angoscia, ma non ci dispera”. Con queste parole il presidente dell’Accademia Raffaello Luigi Bravi ricorda il cinquecentenario della morte di Raffello Sanzio, che si sarebbe celebrato il prossimo 6 aprile. Il Coronavirus ha vanificato le tante ipotesi sviluppate su come festeggiare il mezzo millennio dalla scomparsa dall’artista che “costituisce ancor oggi un altissimo modello etico riuscito: il giovane di buone speranze e di straordinaria formazione, che si muove abilmente nei centri del mondo e dalla cui esperienza nasce il mito del pittore insuperato per grazia”, si legge nel testo.

Nonostante i limiti imposti dall’emergenza sanitaria, attraverso le parole Bravi ha voluto dedicare attenzione a questo cinquecentenario, intimamente celebrato. E se c’è un’immagine che lega alla giornata del 6 aprile, è proprio quella della Deposizione Borghese, che rappresenta lo scomparto principale della Pala Baglioni. “Lego a questo dipinto una delle più belle giornate raffaellesche di questo 2020 trascorse a Roma. Arricchito del bello e del bene delle amicizie, sono salito dalla Villa Farnesina alla Galleria Borghese, avendo l’opportunità di fermarmi, a tu per tu con la Deposizione, provvisoriamente collocata ad altezza d’uomo per alcuni interventi a cui è stata sottoposta. Se non fosse per la venerazione dell’oggetto che la ragione impone, lo slancio sarebbe subito scoppiato in un abbraccio”.

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La Deposizione Baglioni di Raffaello

I suoi meriti emergono dalle parole che Bravi dedica al genio che, attraverso i grandi capolavori opere come Trionfo di Galatea, Ritratto di Baldassarre Castiglione o La scuola del Cardellino, o le celebri Stanze vaticane, ha dettato la storia artistica del Rinascimento. “Non è possibile cessare di additare Raffaello come un caso esemplare. Lo dico con insistito fervore ai giovani in formazione nelle scuole e nelle università: quel giovane gentile ha inseguito senza sosta il meglio per le proprie inclinazioni”.

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E anche se il Divin Pittore che ha portato nel mondo il nome di Urbino è scomparso da mezzo millennio a soli 37 anni, la sua influenza resta attuale, come fosse immune all’idea di passato: “Non è mia intenzione dire quel che “sarebbe dovuto accadere”, che “era nei progetti”, che “volevamo fare”, ma “il terribile flagello” ha impedito – prosegue Bravi nel testo – il 6 aprile 2020, malgrado tutto, sarà comunque quell’evocativo giorno che ricorda come da 500 anni, da mezzo millennio, ininterrottamente la nostra cultura deve fare i conti con Raffaello, un influencer dalla tenuta semimillenaria, inossidabile”.

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