Il fisico Tonelli: “La scienza è cultura e non nega la fede”. Si chiude l’ottava edizione del Fgcult

di NICCOLÒ SEVERINI e CHIARA UGOLINI

FONTE AVELLANA – Scienza e cultura, ma non in contrapposizione. Eppure, “il fatto che il tema di questo Festival sia il rapporto tra queste due materie mi fa pensare che siano considerate ancora su piani separati. Perché la scienza non può far parte della cultura?”. Riassume così il fisico Guido Tonelli una delle domande poste e discusse in questi giorni al Festival del giornalismo culturale durante la sua lectio introduttiva all’ultima giornata dell’edizione 2020: “Una nuova visione dell’universo, quali implicazioni?”. Concorda anche il presidente di Fgcult, Piero Dorfles: “Siamo ben consapevoli non solo della necessità di unire le culture, ma di essere capaci di avere una cultura che sa avere a che fare con la scienza”.

La materia scientifica non esclude quella spirituale, né dovrebbe contrastarla. “Se tu pensi a un ente superiore che organizza la dinamica dell’universo, un fisico può dimostrare che stai sbagliando – sottolinea lo scienziato – Ma questo non nega la fede. C’è spazio per un Dio contemplativo”. Dopotutto affidarsi solo ad una delle due discipline è sbagliato. “La scienza non spiega tutto – aggiunge Tonelli – Ci sono fenomeni non lineari che sfuggono alla nostra comprensione. Come la paura, l’amicizia, l’amore e tutti i fenomeni legati alle interazioni umane”.

D’altra parte, però, “non direi che la scienza ha paura della teologia. No, ma sicuramente la teologia ha paura della scienza”. Né gli scienziati né i teologi da soli quindi possono risolvere e trovare le risposte che pretendiamo, “è un lavoro culturale che dobbiamo fare tutti insieme” osserva.

Gli errori dei media

La notizia è velocità, a volte a discapito di se stessa però. Flavia Bises, rappresentante di Friday for future, il movimento contro il cambiamento climatico, accusa i mezzi di informazione di essere spesso poco attenti alla ricerca e alla contestualizzazione dei fatti e delle notizie, anche riguardanti eventi climatici e ambientali. Ma allo stesso tempo, “il tema con cui si apre un giornale, di solito è la notizia più grave del giorno – aggiunge Bises – ma la crisi climatica è un argomento molto grave e dovrebbe trovare più spazio”.

La velocità che ormai è sempre più ricercata anche nella dimensione dell’acquisto, sui social e nel mondo digitale convive il dilemma con il garantire autorevolezza”, sottolinea il giornalista Giampaolo Colletti. E in relazione proprio al giornalismo: “Questa professione ha bisogno della dimensione spaziale. Il giornalismo passa su più territori, su più vite. Non bisogna appiattire tutto solo su quella temporale”, aggiunge la direttrice responsabile di Senza Filtro, Stefania Zolotti che rincara: “Molti pensano che il digitale stia per arrivare, quando ci ha già travolto. Molti sistemi editoriali credono che su internet vada relegata una notizia solo per la sua velocità, senza il necessario approfondimento”.

Ma tra le capacità del digitale, è presente quella di poter far “vivere il contenuto oltre la sua pubblicazione – aggiunge Zolotti – Il compito del giornalista non si esaurisce, come accadeva prima, con la consegna dell’articolo alla redazione”. Ma il professionista, svolgendo questo lavoro, firma un patto di fiducia con il lettore, perché “la formazione deve avere un valore sociale come beneficio alla collettività, non solo quello collegato alla crescita personale”, conclude la giornalista.

E’ tempo di chiusura, ma già si parla della prossima edizione del Festival del giornalismo culturale: “Divina cultura. La difesa della lingua da Dante agli iper social”, in onore al padre della lingua italiana, Dante Alighieri. Il prossimo anno ricorrono i 700 anni dalla morte.

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