Il sindacalista dei rider: “Essenziali ma ancora precari”

EMILIA LEBAN

URBINO – I rider svolgono ormai un servizio essenziale, ma continuano a lavorare in gran parte in condizioni precarie. Lorenzo Righi fa parte di Riders Union, il sindacato che si batte in tutta Italia per i diritti dei fattorini delle piattaforme di delivery: “Con i negozi chiusi e la gente dentro casa, l’Italia si è improvvisamente accorta di come il nostro lavoro sia indispensabile. La nostra condizione di sfruttamento ha acquisito visibilità nell’opinione pubblica nel corso dell’emergenza sanitaria. Anche questo ha contribuito a produrre dei miglioramenti”.

Nonostante il mutamento nella percezione del lavoro avvenuta durante la pandemia, alcune piattaforme persistono con il modello tradizionale, fondato sulla filosofia del contratto di lavoro autonomo e un numero infinito di persone impiegate. “Un modello che scarica i rischi d’impresa sul singolo lavoratore. Persino durante l’emergenza Covid, la maggioranza delle piattaforme non ha previsto controlli sanitari per i lavoratori, né obblighi di quarantena. Anzi, i rider dovevano procurarsi autonomamente i presidi sanitari necessari per lavorare”. Dopo mesi di proteste e con il cambio di paradigma avvenuto a causa della pandemia, alcune piattaforme hanno rivisto le condizioni contrattuali dei rider. “Ora, in determinati casi, chi consegna lo fa con paga oraria, tredicesima, quattordicesima e diritti sindacali”.

Righi cita anche il caso Angelini: “La ragazza coinvolta è solo uno dei numerosissimi esempi di quando essere un rider vuol dire aver a che fare con lo sfruttamento”. Roberto Angelini, frontman della band di Propaganda Live, noto programma di La7, e proprietario di un ristorante di sushi a Roma, ha ricevuto una multa di ben 15 mila euro per lavoro in nero. Una sua dipendente, fermata dalla guardia di finanza mentre effettuava le consegne ha dovuto, infatti, ammettere di non essere sottoposta a regolare contratto dal proprio datore di lavoro. Angelini, pensando che la ragazza lo avesse denunciato di sua spontanea volontà, la espone alla gogna mediatica, utilizzando termini come “pazza” e “traditrice” sui social. “Un episodio vergognoso. E come questo ce ne sono tanti altri che purtroppo passano sotto silenzio”, conclude Righi.

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