Sindacati, rischio tsunami licenziamenti; Confindustria, nessuno a casa subito

di SARA SPIMPOLO

URBINO – “Da luglio ci potrebbe essere uno tsunami – avverte il segretario generale di Fiom Pesaro Urbino, Fabrizio Bassotti, parlando al Ducato –. Se è vero che in provincia non ci sono crisi industriali e il settore è abbastanza solido, è anche vero che le industrie potrebbero approfittare delle decisioni del governo e che potrebbe venire a crearsi una situazione mai vista in provincia. Le aziende stanno aspettando al varco: ci sono già lavoratori del settore metalmeccanico che vengono a dirci ‘Ci vogliono licenziare, aiutateci’”.

L’incognita dello stop al blocco dei licenziamenti riguarda dunque anche Urbino. Dopo la decisione del governo di introdurre un “blocco selettivo”, come aveva proposto il ministro del Lavoro Andrea Orlando, il divieto di licenziare sarà prorogato fino alla fine di ottobre per i settori del tessile, del calzaturiero e della moda, le cui aziende dal primo luglio potranno usufruire ancora di 17 settimane di cassa integrazione Covid gratuita. Le aziende in crisi degli altri settori, invece, potranno contare su altre 13 settimane di cassa integrazione straordinaria, a patto di non licenziare.

Le aree per ora esentate dalla nuova decisione del governo sono settori trainanti per la Regione Marche. Per questo Cristiana Ilari, segretaria regionale Cisl Marche, parla di una “soluzione tampone, un compromesso parziale e rischioso, che però ci dà del tempo, che è quello di cui abbiamo bisogno per evitare una crisi sociale”. “Ci inquieta molto il settore dell’edilizia – continua Ilari –. E abbiamo tavoli di crisi che ci preoccupano tantissimo: valga l’esempio Elica. Abbiamo chiesto alla regione un incontro per parlare delle politiche attive, che qui non sono mai davvero partite, ma per ora non abbiamo ottenuto risposta”.

Una linea condivisa anche dalla Cgil Marche, che attraverso la voce della sua segretaria generale, Daniela Barbaresi, ricorda come Cisl, Cgil e Uil abbiano sempre chiesto una proroga universale del blocco dei licenziamenti, almeno fino a ottobre.

Nelle Marche ci sono circa 150 mila lavoratori dipendenti nel settore manifatturiero, di cui 30 mila nei settori di moda, calzaturiero e tessile, e 20 mila nell’edilizia. “Bisogna però contare che la nostra Regione è tra quelle con un tasso più alto di lavoro precario e discontinuo – continua Barbaresi –. Solo un lavoratore dipendente su due ha un contratto a tempo determinato”. Inoltre, come ricorda anche la Cisl, “particolarmente vulnerabile nelle Marche è la categoria degli over 50”. Secondo Leonardo Piccinno, responsabile Asp Cisl Urbino, nell’area del Montefeltro “tessile e mobile risentiranno pesantemente di questa misura”.

Ben diversa la voce di Confindustria Pesaro Urbino. Il direttore Andrea Baroni spiega al Ducato come la situazione per Confindustria sia “non così drammatica come vogliono rappresentare i sindacati”: “Nessuno andrà a casa il primo luglio – dice –: anche con la fine della cassa integrazione Covid, resta comunque quella ordinaria fino a fine anno. Abbiamo 4-5 aziende che sfrutterebbero tutta la cassa integrazione e poi anche gli altri ammortizzatori sociali, ma non abbiamo notizia di industrie in particolare difficoltà nella nostra provincia. Addirittura per arredo e meccanica osserviamo una ripresa a due cifre: le aziende cercano lavoratori specializzati da assumere e non ne trovano”.

Martedì 29 il presidente del Consiglio Mario Draghi e i ministri dell’Economia e del Lavoro, Daniele Franco e Orlando, hanno ascoltato i sindacati in quella che, dice al Ducato Barbaresi, “temevamo fosse una semplice informativa e invece è stata un’occasione di confronto molto impegnativa”. In una riunione durata quasi sette ore, infatti, è stato definito un accordo, condiviso anche da Confindustria, che impegna (ma non obbliga) le aziende a utilizzare tutti gli ammortizzatori possibili prima di licenziare: cassa integrazione, contratti di solidarietà difensivi ed espansivi, intese di riduzione e rimodulazione dell’orario di lavoro.

Verrà inoltre attivato un tavolo di monitoraggio a Palazzo Chigi tra esecutivo e sindacati, per verificare l’andamento dell’intesa e risolvere eventuali situazioni di criticità. “È un impegno che ha carattere politico più che vincolante, ma è un miglioramento” continua Barbaresi.

È d’accordo Ilari, che parla di “buona mediazione”, ma avverte: “Dovremo vigilare perché ogni punto dell’accordo sia realmente applicato, e perché sia realizzato un reale percorso di riforme e investimenti sul lavoro, sia a livello nazionale che regionale”.

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