Giornate Europee del Patrimonio, l’apertura del Museo dei Gessi di Urbino

di STEFANO SCIBILIA

Il Museo dei Gessi dell’Università di Urbino ha aderito oggi all’edizione 2021 delle Giornate europee del Patrimonio, con l’apertura straordinaria nel weekend rispetto agli orari universitari, in cui il museo è di solito visitabile dal lunedì al venerdì.

In questa occasione Anna Santucci, direttrice del museo ha accolto i visitatori, offrendo loro una descrizione dettagliata dei calchi ottocenteschi e delle tele presenti all’interno.

Basta superare la porta d’ingresso del Museo dei Gessi di Urbino per rimanere estasiati di fronte ai pezzi esposti. Accanto ai calchi in gesso derivati da capolavori della statuaria antica e post-antica, le copie testimoniano un’altra sfaccettatura della riproducibilità moltiplicativa dell’arte, affiancando a forme di serialità ottenuta mediante matrici quella affidata invece al gesto irripetibile del pennello.

Così i busti di Marco Aurelio e Lucio Vero, perfette riproduzioni degli originali che sono entrambi esposti al Museo del Louvre di Parigi, diventano fonte di ispirazione per i giovani studenti dell’Istituto d’Arte di Urbino e non solo. Come la replica del Galata morente, situata attualmente nel Museo Capitolino di Roma o la scultura di Apollino Medici che trova invece la sua collocazione alla Galleria degli Uffizi di Firenze.

Al Museo dei Gessi di Urbino si trovano le riproduzioni delle principali opere nazionali e internazionali, capaci di dare ai turisti e agli appassionati sensazioni analoghe a quelle degli originali.

Le opere che rappresentano l’emblema e l’eccellenza della classicità sono suddivise all’intero del museo in due stanze: la stanza degli dei e la stanza degli uomini, dove si trovano sculture di oratori, filosofi, gladiatori e condottieri. “I calchi presenti in questa collezione sono qui a Palazzo Albani per una storia recente che inizia negli Anni 70 del 900: la maggior parte di queste riproduzioni era finita nei depositi di Palazzo Ducale, nella parte che un tempo era la sede dell’istituto d’arte – afferma Anna Santucci -, proprio perché questo materiale, che risale ai decenni centrali dell’800, risulta essere proprietà di quella istituzione. Adesso le opere sono utilizzate principalmente per la didattica e sono diventate ormai da anni un punto di riferimento per studenti, turisti e appassionati di arte. La nostra missione è stata sempre quella di voler creare una sorta di rievocazione dell’arte e il nostro auspicio è quello di essere riusciti a raggiungere questo importante obiettivo”.

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