Paolo Di Paolo: “Così dal viaggio nascono i miei libri. L’ultima sfida: scrivere per i giovani”

Lo scrittore Paolo Di Paolo al Festival del giornalismo culturale 2019
di STEFANO SCIBILIA

URBINO – Anche quest’anno Paolo Di Paolo, scrittore romano classe 1983, sarà uno degli ospiti del Festival del Giornalismo culturale di Urbino, dove curerà un recital “allegro e disperato” sulle parole della politica e un panel sullo stesso tema, insieme ad altri giornalisti di rilievo nazionale.

Da dove nasce la scelta di scrivere dei libri interamente dedicati ai ragazzi?

Dopo aver scritto molti libri per adulti una editor della Bompiani mi chiese se avevo voglia di scrivere un libro per bambini. Lì è nata la prima riflessione che mi ha portato nel tempo a produrre dei libri che sono sia storie per bambini piccoli, sia adattamenti di opere letterarie rivolti a ragazzi adolescenti. Da una situazione casuale ho capito cosa significa scrivere per quella fascia di età e che non è affatto vero che scrivere libri per  bambini o per ragazzi sia più facile che scrivere per adulti, perché il destinatario è così esigente e poco duttile, dal punto di vista della risposta emotiva e istintiva.

In occasione del Festival non si può fare a meno di parlare dell’arte della scrittura. Ogni scrittore deve creare il suo habitat naturale quando compone le sue opere. Ci racconta in breve la sua giornata tipo?

La mia giornata è determinata da viaggi che nascono in virtù del lavoro di scrittura che faccio. Un semplice spostamento in treno o in aereo può trasformarsi in una fonte di ispirazione per i miei libri.

Il Festival rappresenta una grande occasione per tutti i giovani che vogliono avvicinarsi al mondo della scrittura e dell’informazione. Cosa consiglia ai numerosi ragazzi che vogliono intraprendere un percorso come il suo?

Bisogna avere un rapporto molto forte con le testate giornalistiche: spesso tante persone che oggi vogliono fare i giornalisti leggono poco i quotidiani cartacei e digitali. Questo aiuta molto a vedere il modo in cui un determinato racconto o una notizia vengono gestiti e trattati. Se non si conoscono in fondo i linguaggi diventa molto difficile sapersi proporre come collaboratori.

Ha scritto numerosi libri che hanno come punto centrale il viaggio. Che valore ha per lei questo tema?

Viaggiare ti fa rompere la quotidianità. Se sei in viaggio e hai l’attitudine alla scrittura, diventa facile trascrivere le emozioni che si percepiscono in quel determinato momento.

Indro Montanelli è stato per lei una grande fonte di ispirazione, fondamentale per scrivere dei libri. Ci parli del suo rapporto con il giornalista.

Quando avevo 11 anni volevo fare il giornalista e non avevo tutti gli strumenti per capire quella figura, ma lui in quel contesto rappresentava per me la parte più mitologica e leggendaria di questo mestiere insieme a Oriana Fallaci. Ha attraversato un secolo intero trovando sempre parole giuste per fare di ciò che ha visto un racconto.

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