Lo scrittore Marco Malvaldi: “Il lettore deve capire, non pensare che io sia bravo”

di DAVIDE FANTOZZI

URBINO – In mezzo alla pioggia, un Bar Lume di speranza. Al Festival del Giornalismo culturale torna la riflessione sulla divulgazione scientifica nella Biblioteca del Duca nel Palazzo Ducale di Urbino. La presentazione del libro Cultura e scienza fa da punto di partenza per parlare del ruolo del giornalista e dei suoi doveri nei confronti del lettore.

Il piccolo volume è una raccolta di tre lectio magistralis dell’FGCult 2020, edito dalla Aras Edizioni. L’ordine e il disordine sono al centro degli interventi di tre persone dai percorsi differenti: il chimico e scrittore Marco Malvaldi, il filosofo e teologo Vito Mancuso e il fisico Guido Tonelli.

L’ospite di serata, collegato da remoto, è Malvaldi, conosciuto dai più per la serie di gialli che vede protagonisti il “barrista” Massimo (proprietario appunto del Bar Lume) e i suoi pluriottuagenari compagni nella cittadina fittizia di Pineta.

Da sinistra: Federica Savini della casa editrice Aras, Piero Dorfles, Lella Mazzoli e il giornalista Franco Bertini

Il giornalismo culturale e la divulgazione

Il presidente del Festival, Piero Dorfles, si assume la responsabilità di cominciare ad affrontare lo spinoso rapporto tra i temi al centro dell’incontro. Il giornalismo deve essere riconosciuto come frutto di competenza. Nello specifico, quando si parla di scienza la sola conoscenza delle cose neanche basta. Il giornalismo, rapportandosi con tipi di lettori differenti, ha il compito di spiegare “quanto la divulgazione scientifica incida nella nostra vita”.

Rispettare il lettore significa offrirgli un contenuto valido. Per questo, Malvaldi ritiene che vadano rispettati tre criteri: “Dire cose corrette, informarsi e controllare le fonti”. La mancanza di questa ‘triade’ viene spesso rimproverata al fruitore ultimo, cioè al lettore stesso, perché tende a ricondividere contenuti (spesso fake news) senza accertarsi della loro attendibilità. Ma è prima di tutto il giornalista a non poter prescindere dalla correttezza che il suo ruolo gli impone. In questo modo fa capire al lettore che l’articolo che sta leggendo “sia importante per lui, deve sapere che lo riguarda”.

Per essere comprensibili bisogna, a propria volta, aver compreso. Il sapere scientifico, per essere tale, avrebbe bisogno di quella che viene definita, nel corso dell’incontro, come una “caratteristica un po’ antipatica: bisogna ragionarci sopra”. Quando si viene investiti da numerosi dati e non si ha il tempo per analizzarli, semplicemente non vengono capiti. A quel punto ci si rivolge delle domande più semplici a cui si sappiano dare risposte facili.

Prima di tutto il lettore

Se vogliamo, è il problema storico del giornalismo culturale. Il giornalista ed ex-cestista Franco Bertini offre uno spunto che viene dal passato. La cultura trovava posto nella terza pagina dei quotidiani, ed era riservata ai professori universitari e alle élite. In questa accezione occorre oggi recuperare la cultura non in quanto categoria a sé stante, bensì “come elemento fondante di ogni articolo, come etica professionale”. Anche, e soprattutto, se si occupa di divulgazione.

Deve essere tutto scritto per rispettare e mettere il lettore al centro. Per esempio “dicendo più cose col minor numero di parole possibili”. L’obiettivo finale, aggiunge Malvaldi, è “che il lettore capisca quello che ho scritto, e non che pensi a quanto sia bravo io che ho scritto”.

La perfezione è una bolla di sapone

La materia di cui si occupa il giornalista culturale appariva, e per certi versi appare ancora, come un qualcosa di distante e perfetto. Ciò è in costante conflitto con la realtà dei fatti, tanto più quando il professionista ha a che fare con la divulgazione, che non può prescindere dalla comprensione e dalla vicinanza al lettore. “Non possiamo accontentarci”, ammonisce Malvaldi. Più si comprendono le cose, più verranno fuori dei dubbi, si troveranno degli errori e in questo modo verranno stimolate altre considerazioni. “Togliendo la voglia di ragionare anche un genio diventa un fesso”, afferma lo scrittore.

La cultura corre il rischio di specchiarsi senza riflettersi (e riflettere), una disattenzione che il giornalista non può più permettersi. La fortuna di oggi sembra consistere proprio nella consapevolezza che la perfezione sia tutt’altro che raggiungibile. “Credo che si realizzi quando lasciamo agire la natura per conto proprio – dice Malvaldi – come con le bolle di sapone. Se cercassimo di fare una sfera perfetta non ci riusciremmo, ma ci basta soffiare”.

Il motore è il dubbio

L’imperfezione riguarda ogni ambito, e per la direttrice del Festival, Lella Mazzoli, questa “è una fortuna”. Si torna così ai temi iniziali dell’ordine e del disordine, in particolare ai sistemi complessi (gli stessi che sono valsi il Nobel per la fisica all’italiano Giorgio Parisi). L’assunto è che differenze infinitesimali, anche nelle competenze dei giornalisti, causino divergenze incalcolabili, esempio celebre di questo assunto il cosiddetto ‘effetto farfalla’. Cambiando un piccolo dettaglio, praticamente impercettibile nella premessa iniziale, giungiamo a risultati del tutto diversi.

“Le informazioni come zucchero, rischiamo il diabete”

Intervistato dal Ducato, Malvaldi ha ribadito l’importanza della chiarezza del giornalista. Chiarezza non solo espositiva, ma anche etica. Un professionista “deve vedere nella storia quelli che sono stati comportamenti poco etici a cui la stampa ha dato un risalto eccessivo”, poiché “molto spesso gli errori che facciamo li abbiamo fatti e rifatti altre volte”.

Tornando al presente, lo scrittore risponde a una domanda sul giornalismo online. “La presenza di continue informazioni grazie ai link è una sorta di zucchero virtuale – spiega – che rischia di farci diventare dei diabetici digitali”. Il giornalista coscienzioso, conclude “con una povera polemica” Malvaldi, dovrebbe aggiungere all’articolo “ulteriori link solo dopo un certo tempo, così che il lettore possa nel frattempo ragionare su quello che ha letto”.

La presentazione rientra negli eventi del “Festival Off”, preludio al Festival del Giornalismo culturale 2021, che si svolgerà a Urbino dall’8 al 10 ottobre.

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