A casa di Carlo Bo tra bastoni, sigari e libri. A Urbino la mostra per i vent’anni dalla sua morte

Una foto di Carlo e Marisa Bo sullo sfondo del sigaro, del posacenere e della lampada che si trovavano nel suo studio di Urbino
di ENRICO MASCILLI MIGLIORINI

URBINO – “La letteratura- le città- la vita” è una mostra inaugurata il 14 ottobre a Palazzo Passionei, in via Valerio, per ricordare la lezione umana e culturale che Carlo Bo, morto nel 2001, ancora può insegnare a giovani e adulti.

Nella mostra, a cura di Ursula Vogot con Tiziana Mattioli, Elena Baldoni, Salvatore Ritrovato e Giorgio Tabanelli, si ricorda la sua vita di letterato, dalla nascita nel 1911 all’arrivo a Urbino nel dopoguerra, soffermandosi sul 1951, anno in cui inizia la costruzione della città universitaria- la sua personale e moderna Città ideale– che Bo affidò a Giancarlo de Carlo.

La fondazione Carlo e Marise Bo e l’Ateneo a lui intitolato hanno aperto gli archivi personali del critico letterario nella sua casa di Sestri Levante, grazie all’apporto dei nipoti presenti all’inaugurazione, e li hanno mostrati per la prima volta al pubblico. Il visitatore potrà così entrare nel suo studio, ricostruito com’era all’epoca, e tra le teche, i suoi libri preferiti e le video interviste televisive, potrà vedere da vicino i segni della la sua immensa opera di critica e del suo impegno civile. Si accorgerà che Bo non ha mai perso quello spirito critico che in vita gli ha evitato di essere etichettato.

 Negli anni del fascismo, infatti, rischiava la vita traducendo Federico Garcia Lorca e Gustave Mallarmé, ma di Louis-Ferdinand Celine, che appoggiò il governo filonazista di Philippe Pètain, difendeva l’originalità, lo definiva anzi un personaggio ammirevole. Così si legge, in un diario del 1938 esposto in una teca, di quando al ristorante Savini di Milano apprese della morte di Gabriele D’Annunzio. “Sentivamo che era finito, quell’uomo che poteva averci tanto disgustato in diverse maniere. Ma proprio adesso ci trovavamo davanti la sua opera: era tutta la poesia del nostro secolo”. Così, mentre torna stordito verso casa, continua a ripetersi “Tutta la vita è senza mutamento”, un verso del poeta pescarese.

[aesop_gallery id=”299573″ revealfx=”off” overlay_revealfx=”off”]

Carlo Bo accarezza il suo gatto siamese sul balcone mentre accoglie la troupe Rai che vuole intervistarlo. È il 1958. “Quante domande imbarazzanti”, dice al giornalista. Poi continua: “Ho molta fiducia nella nuova generazione di scrittori. Per ora salverei la prosa di Cesare Pavese”.

Nell’aula della Tartaruga al centro le foto e le lettere si alternano ai libri acquistati negli anni dal critico di Sestri Levante, esposti alle pareti. Sono quasi tutti di autori francesi. “Finora all’Italia è mancato un vero romanzo perché, come dice Jacques Rivière, in Italia non c’è vita sociale”, dice ancora alla Rai. A Urbino ha deciso di creare lui la vita sociale, chiamando i docenti più esperti, portando la facoltà di lettere fuori dalle biblioteche, a contatto con quella sociologia. Urbino con lui diventò un polo universitario tra i più celebri e rispettati in Italia sia per la qualità dello studio che per la frizzante vita studentesca. “Si può dire che Carlo Bo viveva davvero Urbino. Trascorreva qui non solo la sua attività come rettore, ma la vita quotidiana”, dice a Il Ducato il professore Ilvo Diamanti.

Questa mostra non è che il primo passo di un lavoro in corso che nei prossimi anni vuole continuare a scavare nell’archivio di Bo, un uomo che ha sempre “diffidato degli ordini e delle regole”, come scrisse lo stesso Bo a Firenze, altra città della sua vita. Questo darà un esempio di “quanto lontano possa condurre la forza di un ideale”, scrive il professore Roberto Mario Danese.

About the Author

Enrico Mascilli Migliorini
Irpino innamorato del mare parlo solo e volentieri di musica. Nasco nel 1994 e mi laureo in Storia con una tesi sulla censura e il primo catalogo dei libri proibiti nella triennale a Firenze. Nella tesi di laurea magistrale a Bologna studio il popolo rom, detto zingaro, diventato parte integrante della mia vita soprattutto grazie al progetto CNR-UE Municipality 4 Roma.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra e di terze parti maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi