Castelletti, inviata di guerra: “I russi in crociera sul Don, ma oltre il confine la tensione è palpabile”

di ALICE TOMBESI e SARA SPIMPOLO

URBINO – “Quando sono stata interrogata da un agente dell’Fsb (il servizio segreto russo ndr) mi sono chiesta come sarebbe andata a finire. Ricordavo di colleghi che anni fa erano finiti in una cella per un paio di giorni. Alla fine ho superato l’esame, hanno capito che non ero una spia ma davvero una giornalista”. Spostarsi dalla Federazione russa oltre il confine orientale dell’Ucraina per Rosalba Castelletti, giornalista inviata di Repubblica, è una sfida a esclusione di scenari. Superare le guardie al valico, trovarsi dall’altra parte e – a volte – sperare che anche senza accredito ti lascino proseguire. Ora si trova a Rostov sul Don, il capoluogo della regione sud orientale russa che si affaccia sul Mar d’Azov. A pochi chilometri, ma oltre il confine, si trova la città di Mariupol – nella zona del Donbass ancora controllata dagli Ucraini. Sull’altra sponda c’è la penisola di Crimea, annessa da Putin nel 2014. Raggiunta telefonicamente dal Ducato, la giornalista racconta com’è lavorare in quel territorio diventato da qualche mese l’ombelico del mondo.

Attualmente ti trovi a Rostov sul Don, qual è il tuo prossimo spostamento?

Ora la mia intenzione è quella di muovermi verso il confine Nord, in direzione Kursk e Belgorod, due delle città dove nei giorni scorsi è stato registrato un gran movimento di truppe russe.

Da Rostov sul Don, nella regione sud-orientale russa, andrà verso il confine nord dell’Ucraina

Com’è la situazione lì dove ti trovi?

Sono sul lato russo della frontiera e qui la situazione è assolutamente normale. C’è gente che va in crociera sul fiume e fa shopping ma siamo comunque a una cinquantina di chilometri dal Donbass controllato dai separatisti. Nei giorni scorsi sono andata lungo la frontiera tra la regione russa di Rostov e la repubblica autoproclamatasi dai separatisti, Donetsk, la situazione lì è tranquilla ma c’è una tensione palpabile. Il Donbass separatista è il conflitto con quello ucraino dal 2014 e in tutto questo tempo è costato la vita a oltre 14 mila persone. Gli ucraini sperano che questa mossa di Putin – quella di riconoscere ufficialmente le repubbliche di Donetsk e Lugansk – possa essere l’inizio della pace. Dall’altra parte c’è il timore che invece questa sua mossa possa portare di nuovo al conflitto lungo la linea di contatto che divide le repubbliche separatiste dalla zona sotto il controllo ucraino. Negli ultimi giorni c’era stata un’escalation ma dall’annuncio di Putin la situazione si è un po’ calmata. C’è molta attesa.

Da giornalista, come sei arrivata lì e come gestisci la tua giornata? Hai un traduttore o qualcuno del posto che ti aiuti?

Ho un accredito come corrispondente russa e posso spostarmi liberamente nella Federazione russa. Ovviamente le zone di frontiera sono sempre molto sensibili dove ad esempio è vietato scattare foto o fare riprese. Due giorni fa ad un checkpoint di frontiera tra Russia e Donbass avevo ottenuto il permesso dalle autorità per fare interviste, foto e filmati. Lo avevo ottenuto dalla polizia ma poi sono arrivate le guardie di frontiera che lavorano per l’Fsb che mi hanno fermato, preso i documenti e mandato via. Nonostante il visto ci sono situazioni e posti dove bisogna essere più cauti. Io mi muovo con un fixer che mi aiuta a gestire i movimenti e a coordinare questa trasferta come fanno gli inviati quando arrivano in un posto nuovo.

Rosalba Castelletti, ora inviata, è stata corrispondente da Mosca per La Repubblica

Qual è la situazione più pericolosa che hai vissuto finora?

Ieri ho provato a entrare nel Donbass a Donetsk pur sapendo che il confine era chiuso e non avendo ancora ottenuto l’accredito. Dopo ore di attesa e un interrogatorio con un agente dell’Fsb dei servizi segreti ero riuscita a superare il valico russo. Quando sono stata interrogata mi sono chiesta come sarebbe andata a finire: ricordavo di colleghi finiti in una cella, ma con me sono stati tutti gentili, l’essere donna e italiana forse mi hanno aiutata. Superato l’esame con l’Fsb per fargli capire che non ero una spia ma una giornalista, la mia più grande preoccupazione era cosa avrei fatto dall’altro lato della frontiera dove era già notte, il tassista non poteva seguirmi e neppure lo stringer (un collaboratore ndr) perché è russo e non poteva entrare. Una volta superato il valico, comunque, sono stata respinta perché non avevo l’accredito necessario agli stranieri. Ogni volta che pianifico una mossa devo pensare a diversi scenari. Ad esempio scenario A: mi respingono e devo tornare indietro; scenario B:  supero il valico per poi gestire di nuovo la trasferta. Io dico sempre che bisogna fare questo lavoro per raccontare le notizie, non per diventarne una. In passato mi è capitato nella repubblica centrafricana, quando era scoppiato un conflitto civile, di trovarmi sotto il fuoco incrociato fra gente che usava il machete. Li dovevi buttarti a terra per evitare le pallottole vaganti.

Fin quando rimarrai lì? 

Il mio volo di ritorno era previsto già la scorsa domenica, credo che al momento non potrò tornare finché la situazione non si appianerà.

Quali sono secondo te le intenzioni reali di Putin?

Putin sta davvero tenendo tutte le opzioni aperte. In passato avevo paragonato la sua strategia a una partita a scacchi e lui sta facendo delle mosse che lasciano qualsiasi possibilità: dallo scacco matto all’avversario all’apertura. Questa mattina ha tenuto un discorso in occasione della festa dei difensori della patria che qui è una sorta di festa degli uomini e ha parlato vagamente di dialogo. Ieri è stato molto perentorio dicendo che finché l’Ucraina non rinuncerà alla sua ambizione di entrare nella Nato e non verrà smilitarizzata, non ci sarà altra opzione che mandare truppe. I possibili scenari sono tre: o l’Ucraina cede e a poco a poco la situazione si stabilizza con la Russia che ha occupato l’Ucraina orientale. L’altra opzione è che l’Ucraina respinga la presenza russa, divampi il conflitto a fuoco lungo la linea di contatto e questo potrebbe portare a un’avanzata delle forze russe fino ai confini amministrativi di tutta la regione del Donbass compresa la parte controllata oggi dall’Ucraina.

E a quel punto cosa succederebbe?

La popolazione civile evacuerebbe, parliamo di migliaia di persone oppure finisce sotto il fuoco incrociato degli scontri.

E il terzo scenario?

Ancora peggio, Putin, che ha detto che l’Ucraina fa parte della Russia, potrebbe puntare a Kiev o creare un corridoio di terra che gli permetterebbe di unire la Russia al Donbass lungo tutta la costa del Mar Nero fino alla penisola di Crimea annessa. In tutto ciò c’è anche la Nato quindi davvero tutto può succedere.

Dalla parte occidentale, quanto pensi siano state efficaci le sanzioni? 

Il fatto che in passato Putin avesse capito che, nell’ipotesi di un’occupazione del Donbass separatista, ci sarebbero state delle sanzioni leggere lo ha incoraggiato nelle sue ultime mosse. Sapeva che finché avrebbe solo riconosciuto l’indipendenza delle repubbliche separatiste avrebbe rischiato ma non troppo. Le sanzioni decise ieri sì fanno male alla Russia ma dal 2014 – quando Mosca ha iniziato a vivere sotto un regime di sanzioni – ha creato la  cosiddetta ‘Fortezza Russia’: un’economia nazionale impermeabile a qualsiasi shock esterno, creando una grande riserva di fondi statali. Tra le misure annunciate forse quella della chiusura del Nord-Stream2, un progetto a cui Putin teneva tantissimo, è la più impattante. Se ci fosse stata una risposta più dura più netta senza i distinguo ad esempio della Germania o ahimè della stessa Italia forse le mosse sarebbero state diverse.

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