Liudmila, ucraina a Urbino: “Il mio unico figlio poteva fuggire ma è rimasto in patria”

di MARIA ELENA MARSICO

URBINO – Liudmila, quando è arrivata in Italia dall’Ucraina, voleva rovesciare il mondo. Oggi vive a Urbino, e davanti al conflitto che sta devastando il suo popolo e la sua terra cerca di non farsi prendere dal panico. Anche se è difficile: “Non possiamo essere tranquilli perché ammazzano la nostra gente, i nostri figli, come diciamo noi. In Ucraina siamo tutti una famiglia”, racconta al Ducato.

“Anche mio figlio aiuta a preparare le molotov”

Liudmila ha 57 anni e da venti abita nelle Marche, dove lavora come badante, adesso. In Ucraina era professoressa di lingue e letteratura russa, e ama Tolstoj. La sua città d’origine è Khmelnitskiy, a 240 chilometri da Leopoli, nell’ovest dell’Ucraina, dove si trova una delle quattro centrali nucleari del Paese. In quella zona le truppe russe non sono ancora arrivate. Lì vive suo figlio, il suo “unico figlio”, sottolinea. Yaroslav ha 35 anni, ha studiato informatica e ora “sta dando una mano in città un po’ per tutto, anche per i cocktail di molotov”, cioè per costruire gli ordigni artigianali che il popolo ucraino sta preparando per difendersi dall’avanzata russa. Una volta preparati, “ci sono dei capi che pensano a come smistarli”, spiega Liudmila al Ducato.

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Yaroslav, che è un informatico,  non andrà però a combattere perché “in Ucraina l’esercito arruola gente esperta, non prendono chiunque ma persone preparate. Da noi la vita di ogni soldato è importante”, dice Liudmila. “Nessuno si aspettava potesse succedere tutto questo. La prima sensazione è stata la paura, perché è stato qualcosa d’improvviso. Immagina: ti alzi per prendere il caffè, per fare colazione, e  invece devi pensare a fuggire e a come comportarti”, racconta specificando che “quando le persone fuggono portano gli animali con sé. A casa ci sono anche loro. Non lasciamo soli i nostri amici che non hanno colpa se Putin fa la guerra”.

“Una guerra silenziosa che dura da otto anni”

Suo figlio non si trova in un rifugio ma a casa, in città. Segue le istruzioni che gli vengono date in caso di bombardamenti annunciati con le sirene. Chi, come lui, si trova in un condominio deve nascondersi vicino ai muri portanti, come quando c’è il terremoto, mettersi per terra e coprirsi la testa. “Poteva fuggire in Italia però l’Ucraina è la sua patria. Se fuggi, dopo dove torni? – racconta Liudmila – Noi facciamo questa ‘guerra santa’ perché abbiamo ideali ed entusiasmo. Ma non è una guerra che è cominciata ieri: è un conflitto silenzioso che dura da otto anni. Adesso la rabbia viene fuori”.

Liudmila s’informa prevalentemente attraverso i media della sua nazione che dicono di stare tranquilli, di non andare nel panico. Questo “costituisce il 50 per cento della vittoria per i russi. Bisogna mantenere la calma. Ognuno deve fare quello che può per avvicinare la vittoria contro questo serio nemico”, e aggiunge che “Putin ha rovinato tutto. Lui è uno che rovina, non costruisce. Ora si è tolto la maschera che portava sulla faccia. E tutto il mondo deve capire che è roba seria”.

Guerra e Pace, il romanzo preferito

“Il mio romanzo preferito è Guerra e Pace di Lev Tolstoj – racconta Liudmila – posso leggerlo anche tre volte nella vita ma ogni volta lo vedrei sempre in modo diverso. È come scoprirlo sempre per la prima volta”. Lei, infatti, lo ha già letto due volte, dice: “A 18 anni e quando sono arrivata in Italia. Forse lo leggerò ancora quando andrò in pensione”.

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