Diario dall’Ucraina, 4 marzo: “L’Europa ci guarda morire”

La centrale nucleare di Enerhodar, nell’Oblast’ di Zaporižžja, a destra Iryna Gulay
di IRYNA GULEY
testo raccolto da Alice Tombesi e Sara Spimpolo

URBINO – “Intensa”. Così ci ha risposto Iryna Gulay, la giornalista ucraina che sta tenendo per noi un “diario” su quanto sta accadendo nel suo paese, quando ieri le abbiamo chiesto aggiornamenti sulla situazione. Non è riuscita ad aggiungere altro. E se ne scusa durante la chiamata di oggi, quando ci racconta la guerra vista da là.

04 marzo 2022. Ieri è stata una giornata terribile. C’è stato un momento di grande paura quando ci sono stati gli scontri vicino alla centrale nucleare di Enerhodar, nell’Oblast’ di Zaporižžja. È la centrale nucleare più grande d’Europa, se succede qualcosa lì, il continente non esiste più. 

Ieri ho anche sentito una mia collega che si chiama Giulia, una giornalista che è nata a Mariupol. La città oggi è assediata dai russi come Leningrado durante la seconda guerra mondiale. Le persone muoiono di fame e di sete. Mi pare che nessun europeo possa davvero capire al giorno d’oggi cosa significhi morire di sete, ma succede nel 2022 che una persona nel centro d’Europa muoia di sete. Ieri a Mariupol tanti genitori hanno chiamato i figli per dir loro addio. Gli chiedevano di perdonarli per ciò che avevano fatto di male. Mi sento così impotente. E il resto dell’Europa ci guarda morire. Cosa state facendo per aiutarci? Non abbiamo protezione, ci sentiamo abbandonati. L’esercito russo è uno dei più forti, noi stiamo lottando, ma qualcuno ci può aiutare?

Ieri ho scritto all’emittente televisiva statunitense Abc. Gli americani sono così lontani da tutto questo, lontanissimi. Cercavo di spiegare la situazione e loro mi hanno chiesto di calmarmi. Hanno preferito trasmettere uno show comico. Ogni tanto penso che se quello che sta succedendo fosse successo in Italia o in Gran Bretagna, forse anche io avrei pensato “è meglio non fare niente, altrimenti entriamo in guerra anche noi”. Una collega di Londra mi ha detto che se l’Occidente chiudesse i cieli sopra l’Ucraina – come noi stiamo chiedendo da giorni – inizierebbe la guerra tra Russia e Nato. 

Questa mattina ho visto una scena che mi ha fatto pensare che potremmo vivere in questo modo per sempre: una mia collega è andata a prendere le cose al supermercato e ha portato il cane a fare una passeggiata. Una cosa bella da una parte, ma dall’altra terribile, perché significa che possiamo abituarci a vivere anche così. Sotto la Russia. E questo mi spaventa. 

Poi penso anche ai miei genitori. Forse devo fare qualcosa per prenderli qua con me, prima che sia troppo tardi. Ma mia madre è testarda, mio padre non vuole andare via. E io penso: “Dove possono andare? Cosa faranno? Sono vecchi”. Non posso portarli fuori dal paese e lasciarli soli. Non sanno l’inglese. Mia madre sa solo un po’ di rumeno. Non so cosa fare.

Durante la scorsa notte ero preoccupata, poi ho pensato: “Se non interessa al mondo, perché devo stare a pensarci io?”. 

Ogni giorno ci sono meno cose del giorno prima che ci possono spaventare o scioccare, perché alla paura ti abitui. La sera mi lavo, mi metto a letto. E dormo. Ci sono le sirene antibomba che suonano. Ma dormo. 

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