A Urbino il corteo per l’Ucraina: “Non diamo per scontate pace e democrazia” – FOTO

di ENRICO MASCILLI MIGLIORINI

URBINO – “La pace siamo noi”, è il messaggio di speranza che Fausto Nucci (noto a Urbino come Faustino) lancia in uno degli interventi di chiusura della manifestazione contro al guerra in Ucraina organizzata dall’associazione studentesca Agorà. “Urbino non è indifferente a quello che sta succedendo in Ucraina e, anche se questa è una comunità piccola, abbiamo la possibilità di far sentire la voce dei cittadini e degli studenti che esprimono solidarietà al popolo ucraino che vive sotto i bombardamenti”, dice al Ducato Federica Titas, presidente del Consiglio degli studenti.

Circa quaranta persone, giovani e no, si sono ritrovate in una piazza Mercatale ancora bagnata dalla pioggia che ha smesso di cadere un po’ prima dell’inizio della manifestazione. Guidato da Titas, il corteo sale via Giuseppe Mazzini, si ferma per raggrupparsi in piazza della Repubblica e riprende il cammino verso piazza Duomo al ritmo di “Stop al sangue, stop all’invasione, fermate il dittatore”.

Una cassa e un microfono al centro del cortile del Palazzo Ducale, di fronte i manifestanti con i loro cartelli. Dal classico “Fate l’amore non fate la guerra” al più spinto “F**k Putin”, portato in piazza da uno studente Erasmus di Colonia (Germania). il messaggio si ripete: No alla guerra. Presente anche il vicesindaco Massimo Guidi e il consigliere di centrosinistra Mario Rosati, che dice al Ducato: “Abbiamo aderito senza fare pubblicità perché non vogliamo dare un colore politico a una manifestazione che nasce spontaneamente dalla società civile. Sono segnali importanti, che ribadiscono che la pace e la democrazia si costruiscono giorno per giorno anche in una comunità piccola come Urbino”.

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Titas introduce Laura Scalbi, consigliere comunale eletta con il centrodestra, che ringrazia i giovani per essere scesi in piazza. Concetto ribadito anche dal professor Stefano Visentin, del Comitato unico di garanzia, che ricorda il pensiero sulla guerra del padre della psicanalisi Sigmund Freud, tratto da un carteggio col fisico Albert Einstein, e conclude invitando a non fermarsi a puntare il dito contro la Russia di Vladimir Putin ma a guardare anche a che tipo di Europa ci rappresenta.

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“Prepariamoci ad agire”, prosegue Giovanni Marin, delegato di Ateneo Rete delle Università per la pace, che poi legge un passo scritto nel 1991 dall’intellettuale italiano Alexander Langer che lunedì 28 febbraio il rettore dell’Università Carlo Bo e altri docenti hanno inviato ai professori della Uniurb perché lo leggessero in classe, senza obbligo. Inizia così:

Le guerre scoppiano “a valle”, quando tutta una infausta concatenazione di soprusi, violenze e fallimenti si è già prodotta e sembra diventata irrimediabile, i popoli, la gente comune, sono poi chiamati a pagare il conto finale senza essere potuti intervenire sulle singole voci che lo hanno via via allungato.

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Un minuto di silenzio per le vittime del conflitto permette a tutti i manifestanti di guardarsi negli occhi e riconoscersi, mentre la piazza si riempie con le note dell’inno ucraino. Poi largo ai giovani, i più colpiti emotivamente, arrabbiati per l’impossibilità di agire e desolati nel rassegnarsi a una guerra così vicina e, forse per la prima volta così reale.

Chiara, studentessa, prende il microfono e recita la lettera di Ivanka, ragazza ucraina. Le trema la voce mentre dice: “I miei sono a Kharkiv – Ucraina orientale, dove si trova il reporter di guerra ex Ifg Urbino Leonardo Zellino, ndr – dove e dal 23 febbraio almeno una volta all’ora si sente la sirena anti bomba. Quel giorno è stato anche l’ultimo in cui ho sentito la voce di mia madre”.

Salvatore è un appassionato di storia: “Si studiano le guerre elencando gli schieramenti, dicendo chi ha vinto, dove e quando. Ma le guerre sono combattute da persone, spesso giovanissime”. “Se si leggono le memorie di questi giovani – continua – si nota che una cosa unisce tutti i conflitti della storia: la sofferenza di chi subisce”. Giovanni Alvarez torna al presente, parla forte ma è freddo. Espone i motivi geopolitici e di interesse che hanno portato all’attacco russo: “La pace, lo stato di diritto e la democrazia non sono da dare per scontate. Ben vengano le manifestazioni, dobbiamo levare alta la nostra voce”.

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About the Author

Enrico Mascilli Migliorini
Irpino innamorato del mare parlo solo e volentieri di musica. Nasco nel 1994 e mi laureo in Storia con una tesi sulla censura e il primo catalogo dei libri proibiti nella triennale a Firenze. Nella tesi di laurea magistrale a Bologna studio il popolo rom, detto zingaro, diventato parte integrante della mia vita soprattutto grazie al progetto CNR-UE Municipality 4 Roma.

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