“Bombe, bombe bombe”. Il racconto di Viktoria, impiegata Mirgroup in Ucraina – VIDEO

di ROSSELLA RAPPOCCIOLO

URBINO – “Ogni cinque, tre, quattro minuti bombe, bombe, bombe e bombe. Io capisco che stiamo combattendo contro un mostro”. Risponde così, Viktoria Gorobchenko, quando le chiediamo com’è la situazione nella sua Ucraina dove la guerra, iniziata quasi due settimane fa, non accenna a fermarsi. Viktoria è un’impiegata dell’ufficio di Kiev della Mirgroup, l’azienda di import-export nel mercato del mobile con sede a Gallo di Petriano, in provincia di Pesaro e Urbino, che basa il suo fatturato sull’esportazione in Russia e Ucraina.

LE AZIENDE – La guerra pesa sull’economia marchigiana. Mobili e calzaturiero a rischio

“Ci teniamo in contatto costante con i nostri impiegati a Kiev e Mosca – dice l’amministratore Fabio Filippini – perché questa guerra ci preoccupa sì in termini economici, ma molto di più in termini umani”. Una situazione difficile da capire che incrina tutti i rapporti: “I due popoli sono da sempre amici, almeno secondo la nostra esperienza – continua Filippini – e questa guerra sta creando una netta divisione. Ce ne rendiamo conto anche solo dalle testimonianze del nostro personale”.

Come tanti altri, Viktoria ha deciso di restare nel suo paese nonostante le gravi difficoltà. “La sirena che ci informa di andare nei sotterranei, e nei sotterranei è pieno di persone con bambini piccoli, anziani che cercano di sopravvivere in qualche modo mentre bombardano”. Una situazione che diventa sempre più difficile e che la porta a fare un appello: “Voglio trasmettere la mia idea a tutte le persone in Europa che noi siamo nella nostra terra, stiamo combattendo, ma per favore cercate di supportarci, per favore aiutateci e la cosa che vogliamo è che sia chiuso il cielo sopra il nostro paese”.

Una guerra inaspettata per Viktoria, una guerra incomprensibile che ha causato solo morte e dolore. “Ho visto persone a Kharkiv, persone a Irpin’, persone a Bucha, combattere e purtroppo morire. Ho visto persone morire. Dal lato ucraino e dal lato russo. La morte, che sia di russi o ucraini, la morte non ha nazionalità. È solo crudele”.

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