Urbino, inaugurato in ospedale Caress Flow atrofia vaginale. Saltamartini, un modello

di DAVIDE FANTOZZI

URBINO – “Questa città, culla del Rinascimento, deve esserlo anche della sanità”. Il dottor Leone Condemi, direttore del settore di oncologia ginecologica dell’Ospedale di Urbino, apre così la presentazione dell’apparecchio Caress Flow. Condemi è l’inventore dello strumento che permette alle donne affette da atrofia vaginale di “aggiungere vita agli anni e anni alla vita”.

L’atrofia vulvo-vaginale è un disturbo molto diffuso nelle donne in menopausa. “Circa il 75% ne soffre”, afferma Condemi. Questo perché si interrompe lo stimolo ormonale proveniente dalle ovaie e si verifica un assottigliamento dei tessuti genitali e delle mucose. Alle donne in menopausa si sommano quelle sottoposte a chemioterapia.

Il prima e il dopo

“Fino ad ora avevamo solo alcune terapie per trattare l’atrofia vaginale: lubrificanti, estrogeni o laser”, le cui controindicazioni, però, “sono vistose”, sia per i costi che per il delicato trattamento ormonale. Inoltre, “la Food and Drug Administration (l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, ndr) ha sconsigliato l’uso del laser”, rileva il dottor Condemi. “Invece, con l’ossigeno, puro al 66%, si riattivano i globuli rossi e viene favorita la neoangiogenesi”, ossia lo sviluppo di nuovi vasi sanguigni che supportino la proliferazione di cellule tumorali.

Il Caress Flow è stato realizzato con una stampante 3D. L’apparecchio entra nella vagina, rilascia l’ossigeno e poi l’ossigeno ialuronico. I vantaggi sono “la tolleranza, il fatto che il metodo sia naturale, trattandosi di ossigeno, la sterilità garantita dal sistema monouso, la semplicità di utilizzo e il costo contenuto”. Molte università e ospedali hanno sostenuto o stanno richiedendo la strumentazione. Gli atenei di Ancona e Urbino sono stati i capifila, appoggiati da quelli di Genova, Verona e dall’Istituto Clinico Humanitas di Milano.

Il dottor Condemi illustra il funzionamento del Caress Flow

Un iter multidisciplinare

La dottoressa Stefania Guarino, oncologa dell’ospedale, spiega come “le terapie ormonali per un tumore alla mammella vanno avanti per cinque anni, in alcuni casi arrivano anche ai dieci”. Nonostante le cure siano spesso domiciliari, la dottoressa specifica come queste siano “gravate da effetti collaterali anche di tipo ginecologico. Il 20% delle donne sospende la terapia per questo motivo”. Cercare di contrastare gli effetti indesiderati è fondamentale e “strumenti come il Caress Flow sono opportunità per tutti noi”.

Il percorso che si viene a creare per la guarigione è “condiviso e multidisciplinare”, diviso in tre accessi: alla breast unit (ossia l’ambulatorio senologico/oncologico), all’ambulatorio ginecologico e infine a quello di medicina fisica e riabilitativa.

Urbino non più Cenerentola

Tra gli ospiti alla presentazione del Caress Flow, l’assessore regionale alla sanità Filippo Saltamartini, che parla dei progetti collegati all’ospedale urbinate. “Dobbiamo invertire la Cenerentola Urbino rispetto a Pesaro e Fano – afferma – perché quando si fanno bene le cose bisogna dirlo ed è un onore contare su una classe medica di questa caratura”.

L’assessore Saltamartini durante il suo intervento

La possibilità e la riuscita della ricerca, la collaborazione proficua con l’università, gli scambi di conoscenze incontrano l’auspicio dell’assessore di “esportare questo modello in tutte le Marche”. Per condividere le conoscenze acquisite, la promessa di Saltamartini è quella di organizzare “appuntamenti tematici dei vari campi della medicina. L’obiettivo è mettere insieme una rete, perché ci sono delle best practices che vanno condivise”. Gli fa eco Giorgio Cancellieri, consigliere regionale: “Ostetricia e ginecologia a Urbino vantano una lunga tradizione di eccellenza. I medici devono stare qui con fiducia, perché la Regione intende investire su questo ospedale”.

Tra i presenti anche Romeo Magnoni, direttore dell’Area Vasta 1. Il sindaco di Urbino Maurizio Gambini, a Peglio per i funerali di Daniele Tagliolini, presidente della Provincia di Pesaro e Urbino dal 2014 al 2018, era rappresentato dall’assessore alle politiche sociali e alla sanità, Elisabetta Foschi, che ha evidenziato come “si lavora tutti con l’obiettivo di rendere l’ospedale di Urbino un punto di riferimento delle aree interne”.

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