Omicidio Lulli, 5 anni ad Ambera Saliji. La madre di Ismaele: “Sono sempre pochi”

di BEATRICE GRECO

URBINO – Condanna a cinque anni per Ambera Saliji per concorso anomalo in omicidio volontario e aggravato di Ismaele Lulli. A farlo sapere la madre di Ismaele, Debora Lulli, appena uscita dal tribunale dopo la sentenza assieme all’avvocata Maria Cristina Ciace. “Sono pochi, per me sono sempre pochi” è il commento della donna. La pm Irene Lilliu aveva richiesto una condanna di 6 anni e 8 mesi.

Il giudice Massimo Di Patria ha ritenuto la ragazza colpevole di aver attirato Ismaele nella trappola con un sms. Lo invitava a raggiungerla a quella fermata dell’autobus dove, invece, si presentarono i due assassini, Igli Meta e Marjo Mema, già condannati all’ergastolo in via definitiva. 

Le reazioni alla sentenza

La sentenza, arrivata alla fine di un processo con rito abbreviato, si è tenuta al Tribunale di Urbino a porte chiuse. All’uscita Debora Lulli è provata, quasi fa fatica a parlare. “Dopo quasi sette anni la colpa di Ambera è stata riconosciuta – dice – ma io rimango convinta che se lei non avesse mandato quel messaggio, Ismaele sarebbe ancora qui tra noi. Per me resta sempre la più colpevole”.

Non la pensa così l’avvocato della ragazza, Giovanni Chiarini, che già è certo di ricorrere in appello. “Quando Ambera ha inviato quel messaggio, che non voleva inviare – spiega – Meta l’aveva tranquillizzata dicendole che voleva solo parlare. Questa è sempre stata la nostra difesa, vogliamo capire perché non è passata”.

All’epoca dei fatti la ragazza aveva appena 19 anni e, secondo l’avvocato, non poteva immaginare cosa sarebbe successo. “La mia assistita si sente con l’animo tranquillo – dice – ma non è soddisfatta. Nessuno di noi lo è. Non ci aspettavamo questa sentenza di condanna”. Secondo Chiarini il fatto che il giudice abbia dato una pena inferiore rispetto a quella richiesta dalla pm è già un segnale. Anche per questo è già convinto di impugnare la sentenza: “Adesso il giudice depositerà le motivazioni e poi noi avremo 45 giorni di tempo per depositare l’atto d’appello – spiega- . Non accetteremo supinamente, perché sono convinto dell’innocenza di Ambera”.

Debora Lulli, madre di Ismaele Lulli (a sinistra) con l’avvocata Maria Cristina Ciace all’entrata del Tribunale di Urbino

La ricostruzione dei fatti

Il delitto risale al 19 luglio 2015. Ismaele Lulli, 17 anni, fu trovato in un bosco di San Martino in Selva Nera, frazione di Sant’Angelo in Vado. La gola tagliata, il corpo sfregiato dalle sevizie. A ridurlo in quelle condizioni Igli Meta e Marjo Mema, due spacciatori di origine albanese appena ventenni.

Ismaele era in debito di 40 euro con Meta per una dose di droga ma, cosa ancora più grave, aveva avuto una relazione con la sua fidanzata Ambera Saliji. Igli lo aveva saputo da amici comuni e poi era riuscito a ottenere la confessione della ragazza. Bisognava chiarire la questione. Così la mattina di quel 19 luglio aveva chiamato l’amico di spaccio Marjo Mema, amico anche di Ismaele, e gli aveva chiesto di andare al fiume a fare il bagno. Prima però dovevano parlare con Ismaele, fargli confessare tutto.

Così chiede ad Ambera, la sua ragazza, di dare un appuntamento a Ismaele. Sapeva che in quel modo lui avrebbe accettato. Ambera obbedisce. Il luogo di ritrovo è una fermata dell’autobus fuori dal paese, quasi sempre deserta. Meta aspetta Ismaele, lo convince a salire in auto e, insieme al suo complice, lo porta nel bosco. Qui il ragazzo viene legato a una croce, torturato e, infine, costretto ad ammettere la relazione con Ambera. Ottenuta la confessione, Meta gli taglia la gola con un coltello e poi getta il corpo in un dirupo.

Ambera: da testimone a imputata

Ambera si è ritrovata sul banco degli imputati a fine 2020. Inizialmente sentita come testimone, è stata la Corte d’Assise di Pesaro a ordinare la trasmissione degli atti alla Procura di Urbino. La pm Lilliu, nel dicembre 2019, aveva chiesto l’archiviazione, respinta però dal Gip Vito Savino che ha ordinato di processarla.

Da qui l’accusa di concorso anomalo in omicidio volontario e aggravato e la richiesta di condanna per 6 anni e 8 mesi di reclusione. Secondo la pm, ad attirare Ismaele nella trappola fu proprio l’sms inviato dalla ragazza, che lo invitava a raggiungerla.

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