Gola del Furlo, quel cantiere sulla Flaminia che tiene lontani i turisti

di CECILIA ROSSI

ACQUALAGNA – L’arrivo della primavera significa il ritorno dei turisti per il Furlo, dove si trova la riserva statale dell’omonima Gola. Col primo caldo arrivano ciclisti, amanti del trekking e delle scampagnate, ma anche appassionati di storia: sulla via Flaminia, lungo il percorso scavato dal fiume Candigliano, nel punto più stretto della Gola, l’imperatore romano Vespasiano fece costruire una galleria tuttora intatta, che porta ancora il suo nome.

Il cantiere

Con la bella stagione, il Furlo vorrebbe tornare a vivere. Soprattutto dopo due anni di restrizioni dovute alla pandemia. Ma da quasi un anno, lungo la Flaminia c’è un cartello che frena – letteralmente – ogni entusiasmo. Per poco più di 500 metri, la viabilità è bloccata da un cantiere per la messa in sicurezza della strada: un masso da 10 tonnellate da rimuovere, più i lavori per apportare delle barriere lungo la roccia.

Il cantiere si è aperto il 23 febbraio 2021, e la strada è stata chiusa dal successivo 6 giugno per il pericolo che il masso si staccasse dalla parete. I lavori si sarebbero dovuti concludere il 6 giugno 2022. Ora, una correzione apportata con un pennarello nero sposata la data di un altro mese: 4 luglio 2022. E nel frattempo è tutto fermo: due settimane di pausa fino all’11 aprile, per mancanza di materiale, riferisce la Provincia, che amministra i territori della Gola.

La modifica della data, apposta col pennarello, sul cartello del cantiere del Furlo

“Google, ricalcola il percorso”

Un mese di lavori in più può sembrare insignificante, ma non lo è quando si tratta del periodo di punta per l’accoglienza dei turisti, che molto spesso non sono neanche a conoscenza dei problemi di viabilità. “Mi è capitato di dover informare io i ciclisti che arrivano che la strada è chiusa da tempo”, racconta Francesca Santi, una delle proprietarie del bar Il Furlo, l’ultimo che si incontra prima del cantiere, venendo da Acqualagna. Lungo la strada infatti non si trovano cartelli che avvisano della chiusura della Gola. “Spesso ho dovuto anche calmarli perché si arrabbiavano quando dovevano lasciar perdere il percorso che avevano organizzato”, aggiunge.

Il bar “Il Furlo”

E c’è pure chi si è trovato a recuperare qualche turista che si era perso lungo la strada. Come Marina Giacomel, proprietaria del ristorante La Ginestra: “Una volta siamo andati a recuperare con la macchina dei ciclisti che si erano ritrovati lungo la superstrada e si sono dovuti fermare prima della galleria. Si erano persi perché più che i lavori qui il problema sono i cartelli stradali che mancano”. Questo comporta una perdita di visitatori che spesso, prima di ritrovarsi la strada bloccata, non riescono nemmeno ad arrivare alla Gola. Raggiungere il Furlo, venendo da Urbino, può essere un’impresa perché la segnaletica, in effetti, non si trova, nonostante il percorso si ingarbugli in vie minori che, arrivati al bivio di Calmazzo, non sono facilmente visibili.

Anche affidarsi a Google Maps non aiuta, perché l’app ignora la presenza dei lavori. Ma mentre chi arriva al Furlo da Acqualagna – i turisti che partono da Roma, per esempio – può comunque trovare, prima del cantiere, diversi musei, ristoranti e parchi da picnic che costeggiano il fiume, chi arriva da Urbino si trova all’improvviso la strada bloccata e intorno nient’altro se non la diga idroelettrica dell’Enel.  Su Google maps il percorso Urbino-Furlo passa per Calmazzo e prosegue poi in direzione Acqualagna per tre chilometri.

Solo lì si trova il primo cartello giallo che obbliga a fare marcia indietro. E Google è costretto a ricalcolare il percorso. Si deve allora imboccare la superstrada, dove la viabilità è rallentata, in quel caso, per lavori al manto stradale. Si passa il lungo traforo e dopo 11 chilometri, prendendo l’uscita del Furlo, si arriva al bar di Francesca SantiPassando sulla Flaminia senza lavori, il tragitto sarebbe di appena due chilometri e mezzo.

“I turisti sono giustamente arrabbiati per la mancanza di indicazioni chiare lungo la strada”, spiega Giacomel, “e spesso noi ristoratori ci siamo ritrovati a fare da centro informazioni per i nostri ospiti. Che sono sempre meno: se si guardano le presenze rispetto all’inizio dei lavori e ora la differenza è lampante”.

La cattedrale nel deserto

“Quando c’è bel tempo qui si riempie sempre di gente, ma l’anno scorso non si è vista un’anima. D’estate ci siamo arrangiati con la nostra clientela di fiducia. Ma il turista che passava di qua con la macchina, per godersi la strada panoramica in direzione della costa adriatica, lo abbiamo completamente perso per colpa dei lavori sulla Gola”. A parlare è Alberto Melagrana, proprietario del ristorante e albergo Antico Furlo.

Melagrana ha seguito il cantiere del Furlo fin dall’inizio, perché i cinque operai che ci lavorano mangiano e dormono nel suo locale. “Un po’ del materiale che manca per proseguire i lavori è già arrivato qui: sono soprattutto moschettoni e imbragature. Spero possano riprendere presto, perché siamo stanchi di questa strada chiusa”. I ristoratori e gli operatori turistici della zona hanno già vissuto delle stagioni turistiche con la Flaminia chiusa per lavori: era già successo dal 2013 al 2016 a causa di una frana.

Alberto Melagrana, nel suo ristorante e albergo "L'Antico Furlo"

Alberto Melagrana, nel suo ristorante e albergo “L’Antico Furlo”

Melagrana è di Fano e dopo aver vissuto per diverso tempo all’estero, 32 anni fa ha deciso di aprire un’attività al Furlo. Insieme a lui e a sua moglie, a lavorare nel ristorante c’è anche la figlia, ma ancora per poco. “Mia figlia ha più di 30 anni, ha fatto richiesta per trasferirsi in Australia e andare a lavorare lì, perché qua non vede futuro per mettere su famiglia. Anche mio figlio che lavorava con noi si è messo a fare il cioccolatiere a Padova. Non li biasimo. Io ai miei tempi non ascoltai i consigli dei miei maestri alla scuola di cucina: non costruite cattedrali nel deserto”, racconta Melagrana. “Ho disubbidito: son venuto qui al Furlo, ho fatto investimenti per circa un milione e mezzo di euro e ora vedo scemare tutto quello su cui ho puntato”.

About the Author

Cecilia Rossi
Nata e cresciuta nelle Marche, studio a Urbino, dove mi laureo in Comunicazione con una tesi sull'involuzione autoritaria in Ungheria. Ho vissuto per sei mesi a Bruxelles, dove non ho migliorato il mio francese, ma in compenso ho studiato un po' di economia. La maggior parte del tempo leggo libri, lavoro a maglia e mi perdo nei documentari.

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