Young and Plastic Free. A Urbino la raccolta rifiuti “per tutelare il nostro futuro”

di DAVIDE FANTOZZI

URBINO – “Un bravo reporter scriverebbe un bel pezzo su quello che stiamo facendo oggi”. A fissare l’asticella sulla qualità di questo articolo è Vittorio, un bambino dai capelli rossi che avrà sì e no sette anni. Mentre parla guarda intorno a sé con un’espressione a metà tra il provocatorio e il divertito, chiedendosi non troppo velatamente se la frecciata sia andata a segno. Lui e il fratellino, Raffaele, sono stati portati dalla madre alla Fortezza Albornoz. Quello che stanno facendo, nell’assolata domenica mattina che si poggia su Urbino, è raccogliere i rifiuti.

Oltre 60 persone per ripulire la città

Il 10 aprile è la data nazionale di Plastic Free, una onlus nata per informare e sensibilizzare “più persone possibili sulla pericolosità della plastica”, si legge sul sito. Per la giornata è stato organizzato un evento di raccolta collettiva su tutto il territorio d’Italia. Il referente per Urbino è Vincenzo Frau, studente magistrale di pedagogia all’UniUrb. Agli oltre 60 presenti alla Fortezza porge magliette con il logo della tartaruga marina di Plastic Free, guanti e sacchi “neri per l’indifferenziata, gialli per la plastica”.

Il referente Plastic Free di Urbino, Vincenzo Frau, mentre spiega il percorso

Frau è emozionato, la voce gli trema quando dà le direttive, spiega i percorsi, divide in gruppi i volontari. “Non mi aspettavo così tanta gente, soprattutto perché è la Domenica delle palme”, ammette sorridendo sotto la mascherina. Numeri raggiunti anche grazie all’adesione all’iniziativa dell’Università di Urbino. La città ducale “non raggiunge i livelli di inquinamento delle città marittime”, come Pesaro e Fano, ma è importante “per dare un messaggio: vedere delle persone, dei giovani, che ripuliscono è un gesto che sensibilizza”.

E alla fine, in appena due ore, hanno raccolto 150 chili di rifiuti. Le quattro squadre che si sono formate, partendo dalla Fortezza, hanno proseguito per le vie del centro storico, concludendo il giro per l’ora di pranzo ai collegi, luogo di concentrazione “di ragazzi e ragazze, il futuro per antonomasia”.

I giovani: “Possiamo solo agire”

Sono tanti gli under 30 che si sono ritrovati per aderire all’evento. Aurora, studentessa UniUrb anche lei, è infastidita da tutto ciò che la distrae dalla ricerca di cannucce e mozziconi di sigaretta. “La città ci riguarda, la viviamo e vogliamo che sia pulita”, dice di sfuggita, mentre si dirige verso lo scintillio di un tappo di bottiglia.

“Vedere la sporcizia in giro non ci piace – commenta Emanuele, assegnato a un’altra squadra di raccolta – siamo qui per dare un piccolo contributo positivo”. Gli fa eco Debora, per la quale “possiamo solo agire, ed è giusto cogliere tutte le opportunità per farlo”.

Laura, che sull’educazione ambientale ci ha scritto la tesi, ammonisce: “Abbiamo il compito di lasciare il mondo come lo abbiamo trovato, se non più pulito”. Mentre parla passa i frammenti di plastica trovati al fidanzato Nicola, che ha la busta già più piena di tutti.

I più piccoli “devono scoprire la parte bella del mondo”

Michele ha portato con sé suo figlio Filippo, di tre anni. Il bambino indossa una maglietta della onlus che gli starà bene fino alle elementari. Mentre armeggia con una pinza telescopica lunga 20 centimetri più di lui, il padre si dice felice della bontà dell’evento. “È un bene che per i più piccoli, che sono il futuro del futuro, il mondo sia meno inquinato”, afferma.

Per Giovanna, la madre di Vittorio e Raffaele, è importante che “i miei figli imparino che devono fare anche questo”. Capire l’importanza dei gesti di altruismo e interesse. “C’è il volontariato, il prendersi cura degli altri. C’è la parte bella del mondo”, continua la donna. E mentre la raccolta va avanti e i gruppi si sparpagliano, Vittorio si volta e finisce dove aveva iniziato: “Ci sono tante sigarette per terra, un bravo reporter scriverebbe anche di smettere di fumare”.

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