L’Isia di Urbino apre Rumore: il “negozio” dove gli studenti salgono in cattedra

Lo spazio "Rumore" dell'Isia, in via Vittorio Veneto 64 a Urbino
di ENRICO MASCILLI MIGLIORINI

URBINO – Al numero 64 di via Vittorio Veneto c’è uno spazio a metà tra il negozio e l’aula universitaria. Da oggi 9 maggio fino a metà giugno, i passanti potranno fermarsi e giocare con un videogame, barattare un oggetto e avere in cambio una storia, come fare il pane o contribuire alla creazione di una fanzine È nato Rumore, l’obiettivo è cambiare il modo di insegnare. Via la lezione frontale: gli alunni salgono in cattedra.

L’idea nasce dal corso di didattica progettuale dell’Istituto superiore per le industrie artistiche (Isia) di Urbino, tenuto dal professore Marco Tortoioli Ricci, presidente dell’Associazione italiana design della comunicazione visiva (Aiap). Lo spazio invece lo ha offerto Imab, un’azienda con sede a Fermignano che produce mobili per arredamento. “Speriamo che l’esperienza dello spazio Rumore sia continuativa”, dice al Ducato il direttore dell’Isia Jonathan Pierini. “Sarebbe un luogo di sperimentazione e di apprendimento dove scuola e cittadini comunicano quotidianamente”.

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Da Kabul a Urbino: reinventare lo spazio

“L’idea nasce dall’esperimento del One Hotel dell’artista Alighiero Boetti”, dice Tortioli Ricci al telefono col Ducato. “Nel 1972 Boetti è a Kabul e prende possesso di uno spazio immaginandolo all’inizio come un vero hotel: un luogo di soggiorno. Giorno dopo giorno però la voce di questo spazio si diffonde soprattutto tra gli artisti, così ce il One Hotel viene frequentato per lo più da loro, diventando una sorta di luogo di pellegrinaggio per il mondo dell’arte visuale”. “Lo scorso anno con il professor Patrick Lacey ci siamo resi conto che gli alunni del corso di arti visive avevano trovato dei punti in comune per i lavori finali che non erano quelli che avevamo dato noi professori”, continua. “È stata l’occasione per cercare nuovi percorsi didattici che cancellino la lezione frontale, mettendo studenti e professori sullo stesso piano, ampliando l’idea di classe”.

Secondo Tortoioli Ricci, spostare l’aula di un istituto nella via più passeggiata della città è un apertura dell’istituto ai cittadini, seguendo il pensiero che “il design con la sua assenza di spiegazioni è una forma di risveglio civico”, dice. L’Isia di Urbino, prosegue, è una delle scuole più avanzate in Europa, e nasce proprio con approccio etnografico che fa comunicare la città con la scuola. Inoltre la didattica, a Urbino, secondo il professore è un luogo istituzionale in cui si gettano le basi per il futuro della coscienza civica e anche un modello di come si può sperimentare nelle industrie e nelle imprese. “Fu infatti grazie al lungo lavoro di giovani menti nelle industrie che negli anni ’50 e ’60 nacque il Made in Italy: noi crediamo che la scuola debba aiutare a fare questo: il nostro sogno è portare l’insegnamento degli studenti nel programma della scuola”.

Parlano gli studenti: “La lezione è nelle nostre mani”

Dal cortile dell’Isia si accede a una scala che porta a un piano inferiore. Lì Sara ed Enrico, due alunni del progetto “Rumore”, stanno tagliando grandi fogli di carta in un’enorme sala. Tutto intorno si confondono gli odori della pittura, del legno tagliato e del cartone. “Quei cartoni lì sono per il progetto del baratto: Hoko temporary barter“, dice Sara sorridendo mentre appoggia un foglio sul macchinario.

“È un’esperienza di autogestione del lavoro, in tempi lunghi e dove sono gli studenti ad insegnare qualcosa”, nello sguardo di Enrico si comprende la meraviglia di essere parte di un universo didattico in cui tutto è ribaltato. “Il professore ci ha dato lo spunto: ripensare la didattica oltre le lezioni frontali, il resto è in mano nostra”, continua. I ragazzi così si sono divisi in sette gruppi, e dallo stesso spunto hanno preso sette vie differenti. Sara e il suo gruppo hanno progettato un videogioco che si basa sulle esperienze di venti progettisti che, dice, “ce l’hanno fatta”. Tramite le loro esperienze, sul modello del film interattivo Netflix Black Mirror:Bandersnatch, si passa ai livelli successivi scegliendo tra due opzioni che portano a due esiti diversi, e si completa il gioco. Alla fine, il giocatore torna a casa con una serie di film, canzoni e testi cui il gioco fa riferimento e da cui poter prendere ispirazione. Per provarlo bisogna passare a Rumore.

Così lo spazio cambierà volto di settimana in settimana, e lo si vede da come i ragazzi si sono divisi i tavoli nella sala comune. “Si può vivere solamente con la conoscenza?”, si è chiesta Daniela del progetto Hoko temporary barter. “Immaginiamo che la conoscenza sia una storia, e che questa storia sia collegata a un oggetto”, continua. “Chiunque può portare la sua storia e riceverne in cambio un’altra. Si entra nel ‘negozio’ e si racconta una storia, collegata ad un oggetto”, le fa eco Marcello, seduto vicino a lei nell’aula B4 del secondo piano dell’Isia. “Per finire con un po’ di ironia – chiude Marcello – la storia è stampata su uno scontrino e verrà consegnata alla persona come se avesse pagato per quella cosa”.

Lucia parla mentre va verso l’uscita della scuola: “Per noi il luogo dove si crea il maggior clima di conoscenza e curiosità è la serata nel club”. per questo il suo gruppo propone come esperienza didattica la serata, e come network la fanzine. “Nel bagno ci sarà uno scanner/stampante con cui quale chiunque può scannerizzare un piede, una scarpa o qualcosa che ha portato da casa, che poi formerà la fanzine del progetto Feat.”. Il 28 maggio, dal pomeriggio alle otto di sera, sarà come se l’aula diventasse una discoteca. “Abbiamo contattato l’artista Riccardo Benassi, che vive a Berlino, e ci ha dato dei suoi visual che verranno proiettati mentre tre dj si alterneranno alla consolle”. Ma non solo: anche pannelli dipinti in parte da professori e illustratori che i passanti potranno terminare a loro piacimento.

Il progetto si può descrivere nelle parole di Pablo, che col suo gruppo sta creando un gioco didattico. “Il gioco è cura, soprattutto dopo la pandemia e ora con la guerra. Abbiamo bisogno di ricordarci cosa sia la libertà – chiosa – e questo spazio ci dà la possibilità di prenderci cura di noi stessi”.

About the Author

Enrico Mascilli Migliorini
Irpino innamorato del mare parlo solo e volentieri di musica. Nasco nel 1994 e mi laureo in Storia con una tesi sulla censura e il primo catalogo dei libri proibiti nella triennale a Firenze. Nella tesi di laurea magistrale a Bologna studio il popolo rom, detto zingaro, diventato parte integrante della mia vita soprattutto grazie al progetto CNR-UE Municipality 4 Roma.

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