Gambini e Londei insieme: “Urbino capoluogo di provincia lo riconosca anche il Viminale”

di ENRICO MASCILLI MIGLIORINI

URBINO – Il senatore ed ex sindaco Giorgio Londei ha riunito sabato 14 maggio il sindaco Maurizio Gambini e il giurista Lucio Monaco nella sede di Urbino Capoluogo, in via Matteotti 21, per fare il punto sulla contraddizione amministrativa che riguarda Urbino e “imbarazza” il ministero degli Interni. Se infatti la città ducale è capoluogo, perché non c’è un prefetto, come a Pesaro? E ancora, perché ci sono solo 16 consiglieri comunali e non 32? Come si voterà, poi, nel 2024? Questo è uno dei campi di battaglia in cui Londei e Gambini hanno deciso di unire le forze: “Su questo punto, come su molti altri, siamo in comune accordo”, ha dichiarato l’ex sindaco del Comune di Urbino.

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Capoluogo su carta

“Ho sentito ieri (13 maggio, ndr) il capo dei prefetti Claudio Sgaraglia – ha detto Gambini – era in apprensione perché secondo il ministero degli Interni Urbino non è capoluogo, il che evidenzia una singolarità amministrativa in tutta Italia”. Perché, ha ribadito Londei, se nel 1994 un suo intervento ripristinò la targa PU al posto di PS, se nel 2013 l’intervento di Paolo Cigliola salvò il Tribunale dalla chiusura, è solo perché Urbino è senza ombra di dubbio capoluogo di provincia. “Inoltre i 20 milioni arrivati con fondi del Pnrr sono destinati solo a capoluoghi di provincia: è davvero una situazione strana”.

“Tra l’altro è molto importante che la sentenza della Corte costituzionale che negò la chiusura del Tribunale sia stata firmata tra gli altri dall’attuale presidente della Repubblica Sergio Mattarella“, continua il senatore Londei. “Ancora più importante perché è stato appena rieletto per i prossimi sette anni”, chiude. Concetto rafforzato dal professore Lucio Monaco, che ricorda come la sentenza del 2013 porti la firma di “eminenti personalità” come Sabino Cassese, Paolo Grossi, Giorgio Lattanzi e Rosario Morelli. “La sentenza rispecchia la statura di questi personaggi, perché si fonda sul principio per cui le cose chiare non si possono interpretare”, spiega Monaco. “E infatti la motivazione per cui tra i 23 tribunali soppressi non poteva esserci quello di Urbino – prosegue – occupa poche righe: non possono essere soppressi i tribunali dei capoluogo di provincia. ‘Tale è la condizione del tribunale di Urbino’, scrive la Corte. Basta questo”.

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I passi in avanti

Gambini ricorda che proprio di recente il presidente del Tribunale Massimo di Patria ha lamentato che il tribunale di Urbino è sottodimensionato, ma riporta anche i passi avanti fatti negli anni. “Da quando sono diventato vicepresidente della provincia, all’articolo 4 ho fatto inserire la dicitura che Urbino è capoluogo e che i consigli provinciali devono tenersi anche nella città ducale”, ha dichiarato al tavolo di Urbino capoluogo. “Sono spesso in contatto con il segretario di Forza Italia Antonio Tajani e con la presidente del senato Elisabetta Casellati per risolvere la questione”, che dovrà trovare una quadra entro le elezioni previste per il 2024. “Ma di certo dovrà pensarci il Viminale a dare delle indicazioni chiare sul voto, non siamo mica noi a fare le norme, intanto il presidente della provincia Giuseppe Paolini mi ha detto che porterà la questione all’Unione delle province italiane (Upi)”, ha chiosato.

Sgaraglia, secondo quanto riportato da Gambini, ha detto che probabilmente la questione verrà risolta in un provvedimento che riguarda gli altri co-capoluoghi d’Italia, come Forlì-Cesena o Massa-Carrara. “Speriamo che i tempi siano brevi”, ha commentato, mentre Londei ha già programmato un aggiornamento della seduta. “Ci rivedremo, gli stessi di oggi, tra quattro o cinque mesi, magari in un’aula più grande, visto tutti quelli che sono dovuti restare fuori”.

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