Fabio Ridolfi, presto sospensione dell’alimentazione. “Scegliere di morire è un diritto”

Fabio Ridolfi
DI EMILIA LEBAN

FERMIGNANO – “È ora che in Italia si parli di eutanasia. Scegliere di morire è un diritto di tutti. Vorrei dire alle persone come me di farsi sentire, altrimenti le cose non cambieranno mai”. Fabio Ridolfi non può parlare, ma riesce comunque a farsi sentire. Scrive queste parole con il puntatore oculare. Lui e la sua famiglia, insieme all’associazione Luca Coscioni, hanno organizzato una conferenza stampa, proprio nella sua cameretta, a San Silvestro, frazione di Fermignano.

Ridolfi ha appena preso una decisione molto difficile: si lascerà morire. Resterà in vita fino a quando il suo corpo riuscirà a resistere senza cibo né acqua. Ad alleviare la sofferenza sarà un lungo sonno, la sedazione profonda e continua. “Te ne vai da campione d’Europa”. Andrea Ridolfi sorride mentre glielo dice. Suo fratello è tifosissimo della Roma, le pareti della sua camera sono tappezzate di striscioni, magliette e bandiere della sua squadra del cuore. C’è persino una fotografia autografata da Totti in persona. “Una nostra conoscente è dello stesso paesino di Ilary Blasi. Ha procurato l’autografo a Fabio il primo anno che è stato male”, racconta Andrea.

“Mi hanno volutamente ignorato”

Quando parlano tra di loro non serve il puntatore oculare, i due fratelli si capiscono al volo, basta che Fabio faccia roteare un po’ gli occhi. Con la stampa è invece più difficile. I giornalisti, in silenzio, si avvicinano al suo letto. All’inizio nessuno parla. Poi, cominciano le domande. “Fabio, sei arrabbiato?”. “Sì – risponde lui, dopo qualche minuto -. Mi hanno volutamente ignorato”. “Fabio, hai paura?”. “No, viste le mie condizioni non vedo l’ora”. “Fabio, credi in Dio?”. “No, non credo in Dio”. “Fabio, cosa ti dispiace di più lasciare?”. “La mia famiglia”.

Appeso sopra il letto c’è un acchiappasogni, è un regalo di Andrea. Su quel letto, Fabio Ridolfi ci sta da 18 anni. Colpito da una malattia irreversibile, la tetraparesi da rottura dell’arteria basilare, è rimasto immobilizzato. Oggi ha 46 anni, non può muovere nessuna parte del corpo tranne gli occhi. Da tempo chiede di poter accedere al suicidio assistito, ma la burocrazia non glielo permette. L’azienda sanitaria regionale, Asur Marche, ha rilasciato il parere del Comitato etico che stabilisce che Ridolfi rientra nei parametri stabiliti dalla Consulta per poter accedere all’aiuto medico alla morte volontaria. Il documento però è stato recapitato con 40 giorni di ritardo e per giunta incompleto. Non è stato infatti indicato il farmaco da utilizzare né le modalità di somministrazione. La diffida all’Azienda non è servita a niente. A questo punto la scelta di ricorrere alla sospensione dell’alimentazione è stata inevitabile.

“Spero che questo servirà ad aiutare chi vive la mia condizione”

“Fabio non ha mai volto scegliere questo percorso. Ma è rimasta l’unica strada possibile”. A parlare è Filomena Gallo, segretaria generale della Luca Coscioni, collegata via web alla conferenza stampa. “Fabio, come ogni altro cittadino con la capacità di autodeterminarsi, ha fatto un testamento biologico e può rifiutare le cure”. Nei prossimi giorni revocherà il consenso all’idratazione e all’alimentazione artificiale. Poi si procederà con una sedazione più blanda per poterlo trasportare all’hospice di Fossombrone. “Anche se è immobile, Fabio ha paura di cadere. Per questo lo faremo addormentare durante il tragitto”, ha spiegato Andrea al Ducato. Una volta giunto in ospedale, il dottor Brunori somministrerà il farmaco per la sedazione profonda e continua.

Una giornalista chiede: “Fabio, se dovesse arrivare il parere favorevole del Comitato etico con l’indicazione del farmaco e delle modalità di somministrazione saresti disposto ad aspettare un altro po’?”. “No – risponde lui -, ho finito di aspettare”. Comunque, ha fatto del suo meglio per fare rumore. Per fare un modo che altri non debbano passare quello che ha passato lui. “Spero che questo serva ad aiutare quelli che purtroppo vivranno la mia condizione”, conclude.

Antonio La Forgia ha cominciato il processo di sedazione profonda

Nel frattempo, come Fabio Ridolfi, anche l’ex presidente dell’Emilia-Romagna Antonio La Forgia ha scelto la strada della sedazione profonda. Affetto da un tumore, La Forgia ha cominciato questo percorso la notte scorsa. “Per legge il suo corpo è costretto a stare ancora qui, mentre la sua mente è già arrivata in un luogo leggero – ha dichiarato la moglie, Mariachiara Risoldi -. Siamo un Paese veramente ipocrita”.

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