Siccità: nuova diga o cento laghi. Marche in cerca d’acqua verso lo stato d’emergenza

Il fiume Candigliano nel tratto che attraversa Piobbico
di ALICE TOMBESI

URBINO – Lo spettro della crisi idrica avanza nelle Marche e ha le sembianze di autobotti, pozzi profondi riaperti, acqua in via di razionamento, agricoltura che soffre, località costiere in difficoltà e entroterra che brucia. Un inverno poco piovoso e nevoso e la sesta primavera più calda di sempre fanno spazio a un’estate di siccità. A fare da termometro, non solo le alte temperature e le mancate piogge ma anche – e soprattutto – lo stato dei fiumi. Se anche il più lungo bacino d’Italia, il Po, è in secca, le aspettative per quelli marchigiani non possono essere migliori.

Dal bollettino sullo stato idrico a maggio-inizio giugno 2022 presentato dalla regione Marche , la situazione idrica della provincia di Pesaro Urbino non versa in condizioni di severa criticità ma la tendenza al peggioramento è rapida. Le portate delle sorgenti del Monte Nerone, quelle che approvvigionano Urbino, sono diminuite: al di sotto della media che è 100 litri al secondo. Anche quelle delle sorgenti di San Martino dei Muri, che alimentano il fiume Metauro, sono diminuite: 5 litri al secondo, ben al di sotto della media che è di 20.

Presentazione sullo stato delle risorse idriche nella regione Marche per la riunione dell’osservatorio sugli utilizzi idrici del Distretto dell’Appennino centrale del 21 giugno

Poca pioggia gli agricoltori: “Speriamo piova entro fine mese”

Le sorgenti superficiali dell’entroterra da cui nascono fiumi e torrenti, si ricaricano sempre meno e in poco tempo. Sono queste le fonti di approvvigionamento per gli agricoltori delle zone interne che contano quindi sulle piogge. Ma le piogge sono sempre più scarse e diradate nel tempo: anche a Urbino, a maggio, non è piovuto per venti giorni consecutivi. “La situazione è drammatica – afferma al Ducato Piero Paolucci dell’Osservatorio Serpieri – gli apporti precipitativi sono veramente irrisori e ora comincia il periodo del grande caldo quindi, probabilmente, avremo la prima situazione di crisi”. Quella del 2022 è la seconda primavera siccitosa – 111 millimetri a marzo, aprile e maggio – dopo quella del 2021 (109mm). Una cifra nettamente inferiore rispetto al 2020 quando sono caduti 175 millimetri. “Siamo in una situazione veramente atipica, due primavere così basse e consecutive sono rare – continua Paolucci – abbiamo avuto il 50-60% delle precipitazioni quindi la riduzione è stata drastica”.

Sufficiente, però, a far tirare un sospiro di sollievo agli agricoltori. “Un pò di pioggia a giugno è arrivata e momentaneamente non c’è emergenza ma entro la fine del mese deve piovere” afferma Alessandro Valentini imprenditore agricolo di Pesaro-Urbino. Se non piove c’è il rischio di mandare in fumo il lavoro di mesi.  “Nelle Marche c’è stato almeno il 10% in meno della produzione di grano duro rispetto al 2021 – dice Claudio Calevi, direttore di Coldiretti Marche, intervistato dal Ducato – ed è una percentuale di stima anche abbastanza bassa”. Le zone dell’entroterra risentono maggiormente della siccità a differenza delle vallate che scendono verso il mare. In parte, infatti, quei terreni vengono irrigati dalla diga di Mercatale, una delle cinque gestite dal Consorzio di Bonifica Marche e posizionata sul fiume Foglia. “Nonostante i dati delle piovosità primaverili, la diga di Mercatale è piena come non mai, 5 milioni e mezzo di metri cubi d’acqua – afferma al Ducato Claudio Netti, alla guida del Consorzio di Bonifica Marche –  il risultato è dovuto a un nuovo modello di gestione: l’invaso durante la primavera viene portato al colmo sacrificando la produzione di energia idroelettrica ma garantendo scorte d’acqua per l’estate agli agricoltori”.

EMERGENZA ACQUA – C’è anche il problema della dispersione 

Anche questa estate autobotti

La crisi idrica costringe la maggior parte delle Regioni, comprese le Marche, a misure drastiche ma inefficienti sul lungo termine. Le autobotti sono un esempio: nel 2021, Marche Multiservizi e Aset – operanti nel Servizio idrico integrato – hanno speso 716 mila euro per rifornire i serbatoi di una ventina di località interne e montane che si sono trovate in carenza d’acqua. Si prevede che accadrà lo stesso per l’estate 2022: “Quest’anno ce ne sarà qualcuna in più – continua Netti – e ricorrere alle autobotti vuol dire che le sorgenti di approvvigionamento sono esaurite”.

Un problema importante per Urbino che si rifornisce dalle sorgenti del Monte Nerone: “Stanno dimostrando una continua regressione” afferma Mauro Tiviroli, amministratore delegato di Marche Multiservizi. Per Tiviroli è il sistema a dover cambiare: “Dobbiamo avere una visione territoriale e una capacità progettuale che guarda a tutta la provincia”. Le modalità di approvvigionamento sono disomogenee con il percorso dell’acqua che cambia a seconda che sia Urbino o Pesaro-Fano:

La mappa degli acquedotti di Urbino e Pesaro-Fano e i percorsi di approvvigionamento idrico

Ipotesi grande invaso nell’entroterra

Tiviroli menziona l’elefante nella stanza. L’idea di un grande invaso nell’entroterra: “Può piacere o no ma sicuramente una diga nell’entroterra aiuta. Non ne abbiamo di dighe noi: quelle lungo il Metauro (San Lazzaro, Farlo e Tavernelle) sono tre piccoli invasi che hanno sì e no 900 mila metri cubi d’acqua”. La proposta di una diga sul Candigliano all’altezza di San Martino del Piano, una frazione di Fossombrone, è stata proposta da Marche Multiservizi. Un’opera imponente, alta una cinquantina di metri con un’estensione di un chilometro quadrato e che dovrebbe contenere circa 14 milioni di metri cubi d’acqua. L’ipotesi di un nuovo invaso è rientrata anche nel documento proposto da Michele Ranocchi, direttore dirigente dellAato1, l’Assemblea di ambito territoriale ottimale, durante la riunione dell’assemblea lo scorso dicembre.

Il fiume Candigliano a Piobbico. Sullo sfondo, il monte Nerone

UN ANNO FA – Crisi idrica. Ridotto flusso Metauro, aperto pozzo al Furlo

Il documento faceva proprie le indicazioni elencate nella nota dell’Unione Montana del Catria Nerone che comprendevano, oltre a una nuova diga, lo sfangamento degli invasi (che nel tempo si riempiono di ghiaia e fanghi limitando la capacità di accumulare acqua) e la realizzazione della canalizzazione del pozzo del Burano, una delle falde profonde che – insieme a quello di Sant’Anna – viene aperto nei periodi di siccità. “Il paradosso è che invece di fare delle condotte e utilizzare l’acqua del Burano, che esce pulita e oligominerale, apriamo un tubo e la rovesciamo nel fiume per poi potabilizzarla a valle – continua Tiviroli – è una risorsa che andrebbe utilizzata anche nelle aree interne e non solo per il sistema Pesaro-Fano”.

Un sistema diffuso di laghi: l’idea di Progetto acqua

L’associazione Progetto acqua ha introdotto un’altra soluzione al problema dell’acqua: il sistema diffuso di laghi. “Si creano dei laghi laddove si può accumulare acqua, tipicamente nelle zone vicino ai fiumi così che nei periodi di portata elevata si preleva attraverso questo sistema – spiega al Ducato Claudio Cerioni, tra i rappresentanti di Progetto Acqua – l’obiettivo del lago staccato dal corso d’acqua ne riduce la possibilità che venga lentamente riempito dai detriti”. Un sistema che non escluderebbe la creazione di un nuovo invaso anche se per Cerioni “nel lungo periodo l’invaso crea grossi danni ambientali perché blocca il deflusso di materiali lungo il corso d’acqua e raccoglie le sostanze inquinanti. Dei tre bacini che usiamo (Farlo, Tavernelle e San Lazzaro) la capacità è un terzo di quella originale”. Il comune di Peglio, in provincia di Pesaro Urbino, ha già sperimentato questa modalità: “Ha creato un lago per irrigare il campo da calcio poi anche i cittadini hanno cominciato ad utilizzarlo d’estate” afferma Cerioni. Che sia un nuovo invaso o un sistema diffuso di laghi, la soluzione non è immediata. Il sistema rimane disomogeneo.

Anche le Marche verso lo stato d’emergenza

Nel frattempo le Marche, come il resto d’Italia, vanno incontro a un’altra estate bollente. Lo scorso 22 giugno si è tenuta a Roma la Conferenza Stato Regioni, riunita per affrontare il tema della crisi idrica. Nei prossimi giorni, il Governo comincerà ad accogliere le richieste di stato d’emergenza da parte delle Regioni, comprese le Marche: “La dichiarazione di emergenza – ha spiegato l’assessore regionale con delega alle risorse idriche Stefano Aguzzi intervenuto alla conferenza – potrà avere benefici in termini di ristoro per eventuali danni o spese aggiuntive ma non in termini approvvigionamento idrico. Ieri ho posto all’attenzione della Conferenza Stato Regioni la necessità di immagazzinare l’acqua in invasi durante i mesi invernali per poi utilizzarla in estate sia in agricoltura che per l’uso idropotabile. Servono dunque nuovi invasi o, dove ve ne siano presenti, serve un’accurata opera di pulizia. Nei prossimi giorni incontrerò Enel e Green Power che gestiscono diversi invasi nelle Marche, in particolare nel Pesarese, per cominciare a ragionare su come poter mettere in atto la pulizia di questi invasi”. “Intanto- conclude Aguzzi – la Regione, in coordinamento con le Prefetture, emetterà la prossima settimana una ordinanza da recepire da parte di tutti i Comuni delle Marche per evitare lo spreco idrico.

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