Sit-in dei precari all’ospedale di Urbino. “Per la Regione siamo lavoratori di serie B”

di BEATRICE GRECO

URBINO – Erano in 25 oggi fuori dall’ospedale di Urbino per partecipare al sit-in di protesta indetto da Nidil Cgil di Pesaro Urbino. Venticinque, tra lavoratori e rappresentanti sindacali, per dire basta al lavoro precario. “Solo nella nostra provincia sono 39 i lavoratori e le lavoratrici in somministrazione presso l’Area Vasta 1, cioè assunti tramite agenzia per il lavoro. La maggior parte, diciamo una trentina, si concentrano nell’ospedale di Urbino” spiega al Ducato Valentina D’Addario, segretaria generale di Nidil Cgil Pesaro Urbino. I nove restanti si dividono tra i presidi di Fossombrone e di Pergola. “Sono persone che lavorano all’interno dell’ospedale da almeno dieci anni in condizione di completo precariato” dice D’Addario, chiarendo che il loro contratto viene rinnovato di sei mesi in sei mesi. “C’è chi lavora al centralino, chi alla cassa Cup, chi alla segreteria del laboratorio analisi. Senza di loro, alcuni servizi sanitari si fermerebbero completamente”. Per chiarire D’Addario prende a esempio Barbara Berardinelli, nominata da qualche mese rappresentante sindacale per i lavoratori dell’Asur Area Vasta 1: “Barbara si occupa della segreteria della Direzione medica. Il suo contratto, anche se mi vergogno a chiamarlo così, viene rinnovato periodicamente ormai da 14 anni”.

Le richieste: stop alla precarietà e “premialità Covid”

Un presidio per chiedere, ancora una volta, un percorso di assunzione, o quanto meno di stabilizzazione. “Non c’è però la volontà politica – attacca D’Addario – e mi riferisco sia alla Regione Marche che all’Area Vasta. Per loro ci sono lavoratori di serie A e lavoratori di serie B. E con la loro politica non fanno altro che discriminare i precari”. Il contratto ora in essere scadrà a gennaio e ancora nulla si sa del destino di questi 39 lavoratori, sostiene la sindacalista: “A gennaio dovrebbe entrare in vigore la nuova riforma sanitaria della nostra regione, che prevede la fusione dell’azienda ospedaliera Ospedali Riuniti Marche Nord con l’Area Vasta 1. Questo potrebbe essere un grande problema per il futuro dei nostri lavoratori”.

Striscioni esposti durante la protesta Nidil Cgil Pesaro Urbino fuori dall’ospedale di Urbino

Per D’Addario la Regione non ha piena consapevolezza di quale sia la situazione all’interno degli ospedali. “La prova arriva dal fatto che l’assessore regionale alla Salute Filippo Saltamartini continua a ribadire che i lavoratori in somministrazione negli ospedali marchigiani sono solo 7. Un numero che non è chiaro da dove venga fuori, visto che solo nella provincia di Pesaro Urbino ce ne sono 39″ osserva la segretaria generale. Questo ha avuto ripercussioni anche sull’assegnazione delle cosiddette “premialità Covid”, il premio assegnato dal ministero della Salute al personale sanitario per il grande impegno mostrato durante l’emergenza sanitaria. Il bonus è stato erogato in maniera automatica al personale dipendente. Per i lavoratori in regime di somministrazione, invece, ciascuna regione aveva il compito di informare il ministero sul numero totale degli addetti. “Regione Marche però ha comunicato che sono solo 7 e così le premialità non bastano per tutti. Chiediamo quindi alla Regione che si faccia carico di risolvere la situazione, erogando le risorse mancanti” afferma D’Addario.

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