Nubifragi Marche, il sistema di allerta, gli idrometri e l’allarme che non scatta

Diga di Mercatale
di DAVIDE FANTOZZI

URBINO – Il sistema di monitoraggio non era in grado di dare l’allarme a Senigallia in tempo per quell’onda, dopo un rovescio che aveva scaricato all’improvviso tanta acqua quanta ne scende di solito in sei mesi. A quasi una settimana dall’alluvione che ha colpito le Marche si cercano ragioni per il disastro che si è consumato. Per riflettere su cosa non ha funzionato. Un punto riguarda proprio il rilevamento delle condizioni dei corsi d’acqua, costituito dai sensori che possono rilevare la piena e attivare l’allerta. Ce ne sono 20 di questa tipologia, in tutte le Marche, molti sono posizionati in prossimità dei Comuni.  Sono gli idrometri “significativi” della rete di monitoraggio meteo-idrologico regionale (Rete MIR).

L’INDAGINE – Ecco su cosa indaga la Procura di Urbino. Il sistema di allerta

La Rete Mir conta un totale di 195 stazioni in telemisura, monitorabili in tempo reale, ma l’allerta si attiva solamente con i dati trasmessi da uno o più dei 20 idrometri “significativi”. Nel paragrafo “Comunicazioni in fase di evento” del decreto del presidente della Giunta regionale delle Marche, del 2016, si descrivono le modalità delle “comunicazioni che il Centro funzionale dispone, per mezzo della SOUP, al superamento della soglia idrometrica in corrispondenza di una stazione idrometrica significativa della Rete MIR” (il grassetto sottolineato è nel testo originale).

Più avanti si ribadisce il concetto: “La comunicazione del superamento della soglia di allarme al responsabile del presidio territoriale idraulico avverrà solo al superamento del valore di soglia del primo idrometro significativo ricadente nel proprio territorio di competenza”. In caso di raggiungimento del livello idrometrico di soglia, viene lanciato l’allarme agli operatori della Sala operativa unificata permanente (Soup). Sta a loro avvertire il Centro funzionale multirischi, struttura parte della Protezione civile, e i Comuni interessati. Parlando di un fiume in piena che avanza, la posizione di un idrometro “significativo” diventa dunque cruciale.

La rete degli idrometri

Dove sono gli idrometri “significativi”

Guardando alla zona interessata dalle alluvioni e quella subito a nord, nella provincia di Pesaro e Urbino, gli idrometri sono tutti molto a valle. L’unico situato piuttosto a monte è il 106 di Acqualagna, sul Candigliano che poi sfocia nel Metauro. Il Misa ne ha solo uno, già nel comune di Senigallia.

Metauro – L’idrometro di Acqualagna si trova alla confluenza tra il Burano e il Candigliano, più a valle il corso d’acqua sfocia nel Metauro. Siamo a monte della diga del Furlo. Un altro è posizionato a Lucrezia.
Foglia – L’idrometro è posizionato a Montecchio, nel comune di Vallefoglia.
Misa – L’unico idrometro che monitora il corso del fiume esondato a Senigallia è in località Bettolelle, frazione dello stesso Comune di Senigallia. Quindi a pochi chilometri dalla foce.

Se, come è successo a Cantiano, si abbatte un nubifragio a monte dell’idrometro che dovrebbe dare l’allarme, è logico immaginare che tutte le zone comprese tra la tempesta e quel sensore non potranno essere avvertite dal sistema prima che arrivi l’onda. Ma guardando a Senigallia, l’idrometro è posizionato comunque a pochissimi chilometri dal centro abitato. Susanna Balducci, responsabile della sala operativa della protezione civile della Regione Marche, ha spiegato ad Ancona Today che “quando l’idrometro del Misa ha superato la soglia di allarme era ormai tutto talmente veloce e caotico che l’operatore ha preferito telefonare direttamente a tutti i Comuni interessati, anche se già prima c’erano stati contatti con molti Comuni per confrontarsi”. C’era un solo operatore in sala, perché il codice di allerta diramato era giallo. Erano passate le 22, la valle era già sommersa dal fango e Senigallia si stava preparando al peggio. La prima comunicazione sui social del Comune sulla piena del Misa è delle 20.26 seguita, alle 21.13 l’indicazione di portarsi ai piani alti.

I dati degli altri idrometri, quelli non “significativi”, arrivano comunque alla sala del Centro funzionale multirischi e agli altri centri di controllo della Protezione civile. Ma a fare fede, per l’attivazione dell’allerta, sono solo quelli “significativi”, nel caso del 15 settembre, solo quello alle porte di Senigallia. Dalle cronache di questi giorni, inoltre, si è saputo che gli altri idrometri sul corso del fiume, più a monte, sono stati spazzati via dall’impeto della corrente.

Sensori e sentinelle

Gli eventi sono sempre più improvvisi, imprevedibili e soprattutto violenti, alimentati dal riscaldamento globale. È questo che ci attende nei prossimi anni. Un nubifragio come quello che si è scatenato sopra Cantiano, che ha riversato una quantità d’acqua equivalente a 4-6 mesi di pioggia, porta un’onda improvvisa e veloce.

Tanto che il presidente del Consorzio di Bonifica Marche, Claudio Netti, parlando col Ducato, ha avanzato una sua proposta: “Ci vogliono delle sentinelle sul territorio. Persone che, in caso di allerta, stanno sui ponti a guardare l’andamento del fiume e ad avvisare chi vuole passare. Persone che avvertano la popolazione e dicano cosa bisogna fare in caso di pericolo” spiega. Netti poi prova anche a fare un calcolo di spesa: “Ipotizziamo di prendere, per coprire tutti i fiumi marchigiani, 500 volontari e pagarli 50 euro per il servizio. In un anno ci saranno più o meno 20 allerte. Per la Regione sarebbero 500 mila euro di spesa. Non mi sembra una cifra esagerata se confrontata al bilancio e permetterebbe di risparmiare vite umane”. In effetti, la sera del 15 settembre, è accaduto proprio qualcosa del genere. Le segnalazioni della piena sono arrivate da subito, non dai sensori, ma dai cittadini allarmati o da comuni già investiti dall’alluvione, con chiamate di emergenza al 112 o ai Vigili del fuoco.

La lista dei 20 idrometri significativi della Regione Marche

La diga di Mercatale

Particolare è il caso di una delle dighe principali della regione, quella di Mercatale, che a monte non può contare sugli idrometri significativi. “La Regione ha messo a disposizione un rilevatore di livello, tra l’altro a mezzo chilometro dalla diga di Mercatale”, racconta Netti. Questo strumento, a una distanza così ravvicinata, “serve a poco o nulla. Faccio prima a dedurre la quantità d’acqua che sta arrivando dall’innalzamento dell’invaso”. Il rilevatore di livello segnala l’altezza raggiunta dal fiume, e rappresenta “uno strumento meno affidabile di quanto sarebbe un rilevatore di portata”, che mostra anche i metri cubi al secondo dell’acqua.

Nonostante la scarsa strumentazione di allerta, la forza della diga sta nella sua estensione. I 227 chilometri di bacino di raccolta avrebbero mitigato i 420 millimetri di pioggia caduti a Cantiano. “A valle l’effetto sarebbe stato minore, perché questi fenomeni così violenti sono territorialmente concentrati – spiega Netti – È impensabile che centinaia di chilometri ricevano la stessa quantità di pioggia”. Se questo però fosse accaduto, la diga sarebbe diventata “trasparente”. Tradotto: l’acqua che entra, esce. Nulla viene trattenuto, “e i paesi a valle si prendono l’acqua come se la diga non ci fosse”.

Nel caso di Acqualagna, ad esempio, che si trova a monte dell’invaso del Furlo, una pioggia torrenziale non potrebbe essere arginata dalla diga come farebbe con i paesi a valle. Il rilevamento dell’idrometro lì posizionato, inoltre, non servirebbe se non a segnalare l’emergenza in tempo reale, non anticipandola. L’unico modo per farsi trovare pronti a un’emergenza consisterebbe nel monitoraggio costante delle condizioni meteo da parte del Centro funzionale multirischi e uno stato di attenzione preventivo della Protezione civile.

Il Ducato ha provato a raggiungere telefonicamente il dirigente della Protezione Civile Marche, Stefano Stefoni, e il responsabile del Centro funzionale multirischi delle Marche, Paolo Sandroni, per chiedere chiarimenti sull’utilità strategica degli idrometri significativi e, più in generale, della Rete Mir e delle tempistiche di comunicazione tra le istituzioni coinvolte. Non abbiamo avuto successo.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra e di terze parti maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi