Fgcult 2022. Il ritorno di fiamma della carta stampata e i recensori su TikTok: la cultura è ovunque

di DAVIDE FANTOZZI

URBINO – L’informazione culturale è davvero in crisi? Dalle risposte emerse durante il dibattito che ha seguito la lectio di Agnese Pini, direttrice del Quotidiano Nazionale, la risposta è no. Anzi: sempre più testate creano dorsi, riviste e speciali in formato cartaceo. Beppe Cottafavi, semiologo e curatore editoriale della pagina culturale di Domani, parla della sua esperienza del giornale che, “nato per essere esclusivamente digitale, non solo esce anche in edicola ma ha dato vita a una serie di dorsi”, sempre cartacei, su temi specifici. Come Scenari, lo speciale di geopolitica.

Annalena Benini, giornalista del Foglio, racconta che il suo quotidiano “nel weekend vende più copie rispetto agli altri giorni della settimana proprio perché c’è un inserto culturale di dieci pagine”. Questo inserto si è consolidato tra i lettori “e offre qualcosa di cui si sentiva il bisogno”. Secondo Benini “deve esserci necessariamente una sinergia tra carta e digitale, devono aiutarsi l’un l’altra. Così come i social – prosegue – devono unirsi in questa battaglia culturale, non per la resistenza dei giornali, ma per la loro rilevanza”. Coerente con questa visione è la scelta “paper first” fatta dal Foglio che, come spiega la stessa Benini, ha deciso di pubblicare la versione digitale dell’inserto del weekend solo una settimana dopo, “per incentivare i lettori ad andare in edicola”.

Da sinistra a destra: Pini, Cottafavi, Benini e CiarapicaNel panorama informativo del 2022 il ritorno della carta convive, senza conflitti, con l’informazione in formato pillole video sul social network più utilizzato dai teenager, come TikTok. Ne ha parlato la book influencer Giulia Ciarapica, che ammette di “averci messo un po’ per capire come utilizzare TikTok, perché è più rapido di strumenti come Instagram”. Grande attenzione alla dialettica, soprattutto perché Ciarapica parla di classici, e come lei “anche ragazzi giovanissimi che stanno provando a costruirsi un percorso con la letteratura, raccontando classici con un linguaggio basico, giovane, ma che danno l’idea di un altro tipo di mondo da scoprire”. Ovviamente “non si può ridurre un libro come Delitto e castigo a ‘ve lo straconsiglio’, ma se spinge i giovani ad andare in libreria e comprarlo, e farsi una propria idea, allora va benissimo”.

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