Urbino 2, quartiere in vendita. “Dovremo andarcene, ma non sappiamo quando né dove”

di ALICE TOMBESI e SARA SPIMPOLO

URBINO – Aisha ha otto anni e lunghi capelli neri raccolti in un elastico rosa. Parla con la sua amica Ambra, di nove anni, mentre fa una ruota dietro l’altra sulla via sotto casa sua. Ambra le risponde ridendo e la segue con la sua bicicletta, anche lei rosa. Mentre giocano cercano di evitare le buche sull’asfalto del quartiere dove vivono, Urbino 2. Sono sole, eccetto per un signore alto e dal volto stanco: “Lui? L’abbiamo dovuto portare all’ospedale una sera perché si è sentito male e stava per morire. Hanno scoperto che soffre di diabete” spiega al Ducato Arbi, un residente. Nel quartiere si conoscono tutti perché tutti condividono lo stesso destino.

Ambra e Aisha. Foto di Sara Spimpolo

Riqualifica. Vitaletti, Erap :”Acquistate cento case, ora gara d’appalto per ristrutturazione”

A dodici chilometri dal centro di Urbino c’è Ponte Armellina – che per tutti è Urbino 2 – cinque schiere di case, le “stecche”, nata con lo scopo di ospitare studenti. Nel tempo, poi, si è ritrovato a svolgere un ruolo diverso e ad accogliere persone straniere, in gran parte provenienti dal Marocco. Oggi ne sono rimaste un’ottantina. Sarà per la sua tendenza a essere dimenticato che i progetti in questo quartiere non sono mai decollati. Dal 2011 su Ponte Armellina pende un piano di riqualificazione di case e spazi urbani. Dal 2019 l’Erap (Ente regionale per l’abitazione pubblica) ha iniziato ad acquistare gli appartamenti con lo scopo di rivenderli, una volta ristrutturati, al Comune di Urbino che a sua volta dovrà distribuirli. “A oggi ne abbiamo rilevati un centinaio – dice al Ducato Sauro Vitaletti, responsabile del presidio dell’Erap – nella prima delle cinque file abbiamo acquistato il 90% delle case e nella seconda il 70-75%” dice al Ducato il sindaco Maurizio Gambini.

VIVERE A URBINO 2 – “Questa non è Europa”

Passaggio successivo: l’uscita del bando dell’Erap, prevista per la metà di ottobre 2022, che aprirà la gara d’appalto per scegliere la società che si occuperà della ristrutturazione. Qualcosa si muove, quindi, anche se ancora la maggior parte dei residenti continua a sapere poco o nulla del progetto e del loro destino. Anche perché non sono i proprietari della maggior parte di queste abitazioni, quindi qualcun altro deciderà per loro.

LA RIQUALIFICA DI URBINO 2 – Dieci anni di lavori al palo 

Foto di Sara Spimpolo

“C’è lavoro per Giulia, non per Wijdane”

“So solo che una volta iniziati i lavori dovremo andarcene. Non so dove però – afferma Wijdane – ho chiamato l’Erap per sapere cosa succederà ma non ho mai ricevuto una risposta”. Ha ventiquattro anni e vive in un bilocale con suo padre: “Ci avevano detto che l’avremmo potuta comprare per 14 mila euro ma io non voglio buttare i risparmi messi da parte. Voglio andarmene da qui prima o poi”. Sogna di lavorare in una concessionaria d’auto ed è per questo che ha lasciato il lavoro in pizzeria per rimettersi a studiare. “La difficoltà è che chiedono la laurea e se non ce l’hai servono le conoscenze. Il mio nome, poi, mi penalizza: preferirebbero una ‘Giulia Rossi’ che una Wijdane”.

“Bombole a gas da 25 a 35 euro, la luce da 50 euro a 100”

Sul pavimento della cucina c’è una piccola bombola di gas a gpl. È con quelle che si cucina, a Urbino 2, e anche qui, come altrove, le bollette sono aumentate. “Se prima di luce pagavo 40/50 euro, adesso anche 100 euro. Per quanto riguarda il riscaldamento, invece, usiamo la stufa a pellet ma dobbiamo ancora comprarlo”. Anche il prezzo delle bombole a gas è aumentato: “Prima le pagavamo 25 euro, adesso 35”. A Wijdane e suo padre la bombola di gas dura all’incirca una trentina di giorni.

La cucina del bilocale in cui vive Wijdane insieme al padre. Foto di Sara Spimpolo

Abdul: “Le bollette? Troveremo un modo”

La famiglia di Abdul è composta da sei persone e si mantengono tutti con la sua pensione di disabilità: “Non posso portare pesi quindi non posso lavorare, ho un’invalidità al 67%. Mia moglie con quattro figli non riesce a fare altro quindi ci manteniamo con qualche lavoretto che faccio qua e là”. Nel suo caso l’aumento del costo dell’elettricità è stato evidente: “Ho paura del costo delle bollette, quando arriveranno”, prima pagava sui cento euro di corrente elettrica, mentre la bolletta di aprile è arrivata a 442. Con una bombola di gas la sua famiglia riesce ad andare avanti per una ventina di giorni. “Ci riscaldiamo con la stufa a legna e anche in questo caso c’è stato un aumento: prima pagavo 14 euro al quintale, quest’anno 22 euro. Per riscaldarci questo inverno spenderemo 900 euro per adesso, però, non mi preoccupo. In un modo o nell’altro la risolveremo”.

Un po’ di Marrakech a Urbino 2: a casa di Aisha regna la calma

A pochi passi da Abdul c’è l’entrata della prima fila di case. I muri sono grigi e scrostati, non ci sono persiane alle finestre e l’erba continua a crescere indisturbata. Nel quartiere regna il silenzio. Quando si entra dentro casa di Aisha, però, il contrasto salta subito all’occhio. Sembra di essere catapultati improvvisamente a Marrakech: all’ingresso il divano rosso occupa la metà della stanza, alle spalle, piastrelle colorate di rosa e celeste, al centro un tavolo di vetro e davanti foto sparse su tutta la parete, sopra una gabbia con dentro due canarini. C’è un velo da sposa sul pavimento: “Domenica siamo andati al matrimonio di una nostra amica” dice Aisha che parla alternando l’arabo all’italiano con totale disinvoltura. Ogni domenica partecipa alle lezioni che si tengono alla moschea per i bambini a pochi metri da casa sua ed è l’unica in famiglia, ad eccezione del padre che qualche parola in italiano la sa, a parlare entrambe le lingue.

Aisha mentre mostra il quaderno che usa per le lezioni di arabo. Foto di Sara Spimpolo

Abdu Melek è il papà di Aisha. Sono cinque anni che non lavora dopo che un’operazione all’anca non glielo ha più permesso. “Prima faceva il falegname” dice la figlia. Oggi la famiglia si mantiene con il lavoro del figlio, Zakaria, che ha 24 anni e ogni mattina parte alle 4 per andare a San Marino, lavorare per lo scarico e carico merci di un’azienda e tornare a Urbino 2 all’una di notte. Nonostante le difficoltà, però, nella casa di Aisha si respira un’aria calma. “Ci vuole tanta pazienza” dice Abdu indicando la figlia che nel frattempo ha cominciato a saltare e ballare per la stanza. “Scendo di sotto con Ambra, andiamo a giocare” dice Aisha al padre che nel frattempo porta dentro casa la bombola del gas lasciata fuori e si rimette a sedere sul divano.

Abdu Melek, il papà di Aisha. Foto di Sara Spimpolo

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