di MARIA CONCETTA VALENTE
URBINO – Aveva sette anni, Maurizio Saltarelli, di Fermignano, quando il nonno lo portava al bar della Gola del Furlo. Lì c’era un cannocchiale a gettoni, inseriva 50 lire e restava per ore ad ammirare la maestosità del paesaggio. “Guarda, ci sono le aquile” indicava il nonno agli occhi di un bambino che le immaginava solo come animali mitologici. Una curiosità rimasta latente fino agli anni ‘80, quando per curare la pertosse del primogenito, Saltarelli ritorna nella grande valle rupestre. “In una giornata nitida ho rivisto le aquile”, racconta, con il tono di chi ha ricevuto una visione che ha riacceso una grande passione.

L’amore per le Marche settentrionali e la fauna che le abita, Saltarelli l’ha nutrita e accresciuta sempre più negli anni, osservando e documentando, studiando da autodidatta e divulgando le sue conoscenze ai turisti. La sua storia la racconta nel libro Due aquile per amiche, pubblicato a maggio. I dati raccolti in 40 anni da osservatore sul campo invece, li ha racchiusi insieme all’ornitologo Marco Pantalone in un articolo scientifico pubblicato ieri dalla prestigiosa rivista Avocetta.
I risultati del monitoraggio
“La prima cosa che ha sorpreso il comitato della redazione è stato il monitoraggio a lungo termine, dal 1983 al 2023. Una ricerca così non l’avevano mai vista, è una rarità in Italia”, racconta Pantalone, che se ne è occupato da un punto di vista scientifico. Ha sorpreso anche la qualità delle foto e dei video, realizzate da Saltarelli con la tecnica della digiscopia, utilizzando cioè un cannocchiale da osservazione professionale e il telefono. Immagini trasmesse anche in vari programmi televisivi, come Geo su Rai3. L’area di studio comprende le zone montuose appenniniche sui confini della provincia di Pesaro-Urbino: Gola del Furlo e i monti Catria, Nerone, Petrano e Sasso Simone-Simoncello. Attualmente ci sono quattro coppie di aquile e tre di falco pellegrino. Un dato interessante riguarda gli aquilotti. Per il quarto anno, in tutto il periodo di osservazione, non si sono registrati i loro involi. Ovvero, sono nati pulli ma nessuno è arrivato ad involarsi, morendo prima. Tra i motivi le continue piogge primaverili che hanno compromesso anche la migrazione degli altri uccelli.

“Aspettiamo il confronto con gli studi americani, ma probabilmente la Gola del Furlo è uno dei nidi più grandi al mondo”, dice entusiasta Pantalone. Il nidificare delle aquile e l’estrema vicinanza dei nidi può essere un grande vanto per la provincia: significa che l’ambiente è sano e protetto. “Prima degli anni ’70 – spiega Saltarelli – aquile, lupi e gufi non godevano della tutela che hanno oggi. In quanto animali predatori, erano considerati nocivi, che andavano a compromettere la sopravvivenza delle persone e del loro bestiame. Poi sono stati catalogati come animali a protezione speciale”. Nonostante ciò, capita che le persone continuino a disturbare queste aree, con droni e alianti. “Lo abbiamo fatto presente alle istituzioni. Da chi devono venire i suggerimenti se non da noi che viviamo settimanalmente la zona?”, domanda Saltarelli.
Amicizie legate da una passione

“Svolgo questa attività con il cuore – continua a ripetere Saltarelli – lo faccio perché è la mia passione, senza alcuna remunerazione. E i risultati li ho ottenuti perché ho trovato persone capaci di aiutarmi”. In queste parole c’è la tanta gratitudine nei confronti di Pantalone. Per Saltarelli è la sesta pubblicazione, la seconda insieme al co-autore. Lo scorso anno insieme hanno pubblicato un articolo scientifico sul falco pellegrino, ottenendo un buonissimo riscontro. La gratitudine è rivolta anche a un altro suo amico, grazie a cui gli è stato conferito a Firenze il premio internazionale “Leonardo. The immortal light”, nella sezione Ambiente (sottoscrizione ricerca faunistica). E poi, a tutti gli amici con cui nel 2021 ha fondato “I Birders”, divulgatori ornitologici volontari, sempre presenti alla Gola del Furlo.