di MARIA SELENE CLEMENTE
URBINO – Davide Maria De Luca, ex studente dell’Ifg di Urbino, vive a Kiev, in Ucraina, dall’agosto del 2023. Collabora con il quotidiano Domani ed è tra i reporter ricercati dalla Russia per essere entrato illegalmente – secondo Mosca – nella regione di Kursk, occupata dall’esercito ucraino all’inizio di agosto. Al Ducato De Luca ha raccontato cosa significa, quali sono le conseguenze e i rischi di essere ricercato da Mosca; quale è l’attuale situazione rispetto alla guerra in Ucraina e cosa lo ha spinto a trasferirsi a Kiev a tempo indeterminato.
Dopo il tuo ingresso nella regione di Kursk, sei stato inserito nella lista dei giornalisti ricercati da Mosca. Quali sono le conseguenze di questa azione, quale il suo significato?
“La Russia mi considera sospetto di aver commesso un reato, cioè l’ingresso illegale del Paese e quindi sono sono ricercato per essere sottoposto a processo. Questo significa che se dovessi recarmi in Russia o in uno dei Paesi che hanno un accordo di cooperazione giudiziaria con Mosca, verrei arrestato, estradato e sottoposto a processo. Il problema è che la lista dei Paesi che hanno questa cooperazione con la Russia non è pubblica e non è conosciuta. Quindi diciamo che quando in questa situazione devo stare molto più attento a viaggiare”.
Come tu stesso hai riportato anche sul quotidiano Domani, si tratta di una misura repressiva che può limitare i reporter nel continuare a informare dal campo.
“Beh, sì. La Federazione Russa ha iniziato ad adottare questa pratica a partire dai primi di agosto, quando sono iniziate le incursioni ucraine. Il risultato è che sono stati limitati il numero dei giornalisti disposti ad andare nella regione occupata. Conosco numerosi casi di colleghi, redazioni e direttori che proibiscono di visitare la regione di Kursk proprio per timore di rappresaglie sia nei confronti dei singoli giornalisti che hanno visitato la regione oppure di rappresaglia nei confronti di dipendenti della stessa testata che però si trovano a fare i corrispondenti in Russia. Non solo. Ci sono alcuni casi di giornalisti che sono stati in questa regione occupata e le loro redazioni li hanno ritirati addirittura dall’Ucraina”.
La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, mi ha citato nel suo canale Telegram, suggerendo la possibilità che io possa finire nella lista dei ricercati dal governo russo per aver visitato la regione di Kursk, come già capitato alla collega @StefaniaBattis4 e… pic.twitter.com/942pi65JlE
— Davide Maria De Luca (@DM_Deluca) September 27, 2024
Hai detto che per te questa mossa da parte di Mosca non era totalmente inaspettata. Era qualcosa rispetto alla quale eri preparato?
“Assolutamente. Sapevamo tutti che entrando in Russia saremmo stati iscritti nel registro dei ricercati, è una cosa di cui si discuteva anche con gli stessi colleghi con cui ho attraversato la frontiera. La cosa che personalmente mi ha sorpreso però è stata la menzione esplicita che ho ricevuto da parte della portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova che su X, sul suo profilo personale ha proprio puntato il dito sul mio caso e questo credo che ci dica qualcosa sullo stato dell’Italia o almeno su come venga visto il nostro Paese dalla Russia: nonostante si tratti di una dozzina di giornalisti a essere stati inseriti in questa lista, il commento da parte di figure istituzionali russe sui social rispetto ai singoli casi è avvenuto solo con gli italiani. Io credo che l’abbiano fatto perché hanno capito che l’Italia è un po’ il ventre debole dell’Europa, quando minacciano noi si possono produrre dei risultati che minacciando un giornalista di France24, ad esempio, non sarebbero altrettanto pronunciati”.
L’esercito ucraino si è ritirato dalla città di Vuhledar. Molti analisti la descrivevano come una città-fortezza, una porta di accesso all’area meridionale del Donbass. Questa conquista potrebbe permettere alla Russia ulteriori progressi nella regione? Quale è la situazione attuale?
“Vuhledar è una città famosa perché è stata difesa quasi costantemente per gli ultimi due anni dalla 72esima brigata dell’esercito ucraino. È situata in una posizione strategica perché si trova in una zona estremamente pianeggiante e controlla una grande quantità di territorio. Era molto difficile da occupare. I russi piano piano sono riusciti a stancare questa guarnigione ucraina, attaccarla così tante volte e così spesso che, a un certo punto, gli ucraini non sono più stati in grado di difenderla. Diciamo che il danno principale della ritirata da Vuhledar è stato soprattutto simbolico. Ha significato lasciare una città che veniva difesa senza sosta da due anni in una zona politicamente chiave del conflitto che è il Donbass. L’obiettivo strategico e politico dichiarato dal Cremlino è quello di occupare tutta la regione del Donbass e Vuhledar era una delle principali città mancanti. Quindi sì, è un brutto colpo per gli ucraini, un brutto colpo per il morale e anche tatticamente. Certamente è una sconfitta, ma non è una campagna che terminerà questo inverno”.
💥The city of Vuhledar, a cornerstone of the Donbas western front, fell today. The 72nd Brigade of the Ukrainian army retreated from the ruins after months of brutal siege. The city was notable for its high-rises, the only ones in an otherwise flat region, which gave its… pic.twitter.com/66E4nd2TNb
— Davide Maria De Luca (@DM_Deluca) October 2, 2024
Ti sei trasferito a Kiev nell’agosto del 2023. Sul tuo profilo X avevi scritto che saresti partito “per restare”. Cosa ti ha spinto a prendere questa scelta?
“Sono da sempre stato molto interessato alla storia dell’Ucraina. Ricordo che la prima volta che ne ho scritto era nell’inverno del 2013, all’inizio delle proteste di piazza Maidan, quando ancora lavoravo al Post. Negli anni successivi ho sempre cercato di seguire come potevo le vicende del Paese ma principalmente mi occupavo di politica interna. Quando è scoppiata la guerra, ho cercato di dedicarmi il più possibile all’Ucraina perché mi sembrava un evento di tale portata storica da non potere non interessarmi. A un certo punto, quando sono riuscito a organizzare il primo viaggio a maggio del 2023, ho capito che non non era un tipo di storia che si poteva seguire dall’Italia. Però purtroppo per il tipo di contratto che avevo all’epoca – ero assunto come un redattore di politica al quotidiano Domani – non mi era possibile occuparmi di Ucraina. Allora ho fatto una scelta drastica: ho dato le dimissioni, mi sono trasferito e ho fatto del reporting dall’Ucraina la mia occupazione principale”.
Per occuparmi della guerra in Ucraina ho fatto una scelta drastica: ho dato le dimissioni, mi sono trasferito e ho fatto del reporting la mia occupazione principale
Che cosa ti ha permesso questa scelta e cosa cambia nel coprire il conflitto da dentro?
“Per quanto mi riguarda è andata sorprendentemente bene. Immaginavo sarebbe stato molto più complicato e che ci fosse meno interesse dall’Italia, invece tuttora la questione Ucraina continua a scaldare i cuori di tantissime persone. Certo non è non è facile stare in un Paese in cui da quando sono arrivato la situazione, la percezione generale della guerra e il morale della popolazione non ha fatto che calare. Sono arrivato in un momento in cui c’erano ancora le speranze per la controffensiva ucraina; nell’estate del 2023 ancora si sperava che nell’inverno seguente si sarebbero viste le coste della Crimea. Ora Vuhledar è caduta, forse cadranno altre città strategiche. Il Paese è sempre più povero, le persone più esauste. Persino essere uno spettatore – come sono io – di un conflitto così difficile, lungo e faticoso non è semplice”.