La Scuola di giornalismo di Urbino compie 30 anni. Gli auguri degli allievi del primo Ducato

Il primo biennio dell'IFG, attivo dal 1990 al 1992
di FRANCESCO COFANO e FEDERICO SOZIO

URBINO – Nel 1990, una piccola squadra di 30 ragazzi arrivò a Urbino con un sogno: quello di fare il giornalista. L’Istituto per la formazione al giornalismo aveva appena aperto i battenti e loro erano i primi allievi, frequentarono il primo di 15 bienni. L’ultimo, che si sta per concludere, è quello 2018-2020. Ognuno di loro (in tre decenni sono in tutto 415) ha frequentato la scuola e ha fatto parte della redazione del Ducato. Oggi molti componenti di quel primo biennio – Tiziana Alla, Angela Caponnetto, Fabio TricoliMaria Lucente, solo per fare alcuni nomi – lavorano nelle principali testate nazionali con ruoli di responsabilità.

Come loro tutti gli altri 385 praticanti passati dalla città ducale nei bienni successivi hanno imparato a fare informazione stando al passo con i tempi, unendo la conoscenza della deontologia all’abilità nel muoversi con diversi linguaggi: dalla carta alla radio, agenzia e televisione. Fino ad affrontare, con i docenti e colleghi giornalisti che li hanno seguiti nella loro formazione, le sfide che la rivoluzione digitale ha imposto. Ma con possibilità e orizzonti sempre più ampi, che nel tempo i praticanti del Ducato hanno saputo conquistare e far valere nelle redazioni in tutta Italia.

Dopo 30 anni alcuni dei primi allievi ha voluto mandare un saluto alla Scuola che li ha formati. “Oggi sono un’inviata di RaiNews 24 e lo devo alla Scuola di giornalismo che è un pezzo della catena che mi ha portato a diventare quello che sono”, racconta Angela Caponnetto. “Sono entrata in Rai appena finito il biennio – dice Maria Lucente, ora caporedattore – e devo ai miei maestri Silvano Rizza e Vittorio Roidi la mia carriera e il fatto di essere una giornalista libera”.  “Grazie alla Scuola sono riuscito a entrare nel mondo del giornalismo dalla porta principale e sono riuscito a trovare un maestro impareggiabile come Silvano Rizza, a cui va il mio grazie”, il commento di Fabio Tricoli.

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