I duellanti di Piandimeleto, quattro anni di querele incrociate in un condominio. E non è finita

Ingresso del Tribunale di Urbino, in via Raffaello
di CHIARA UGOLINI

URBINO – Non ci sono più le lotte condominiali di una volta. Quelle fatte di sussurri, panni buttati a terra e scale sporche di fango. Ma è comprensibile che una guerra di querele possa avere un sapore più dolce.

Da quattro anni due famiglie che vivono nello stesso condominio a Piandimeleto, in provincia di Pesaro e Urbino, hanno dato avvio ad un’intensa relazione con i propri avvocati per portare avanti un’estenuante lotta, non intenzionata però a concludersi in tribunale. Sono stati aperti e archiviati, e poi aperti e ora in corso, un numero non ben definito di procedimenti penali. Si crede possano essere una decina: al momento, in ballo, ce ne sarebbero ben tre. Quello discusso questa mattina presso il Tribunale di Urbino riguarda l’accusa di molestie condominiali e stalking da parte di Claudio Nannini e Giuseppina Ercolano nei confronti dei coniugi del piano superiore, Francesco Loberto e Cristina Farano.

Il pubblico ministero, Catia Letizi, ha contestato alla coppia imputata continui sguardi e atteggiamenti minacciosi, porte del cancello e del garage sbattute per dispetto, lamentele sul “mono-controllo del giardino”. “Mio padre si è sempre occupato dell’area comune, anche a sue spese e loro non se ne sono mai curati. Casualmente, pochi giorni prima dell’udienza hanno cambiato idea”, ha testimoniato il figlio della famiglia accusatrice, Francesco Nannini. Proprio di questo dovrebbe trattare il secondo procedimento penale in corso, della mancata comunicazione e collaborazione nella gestione del giardino condominiale. Vaso o non vaso, questo è il problema.

La tensione tra le famiglie è alta, e le denunce crescono, soprattutto da quando è cominciata a dilagare anche la mania di auto-procurarsi le prove necessarie per l’eventuale-successiva-ormai-standard querela: ogni momento condiviso viene registrato e filmato, di nascosto o meno. Per fini difensivi, ovviamente. “I miei genitori sono cambiati, sono costantemente terrorizzati”, continua Nannini junior. Allo stesso tempo, però, l’avvocato fatica a farlo parlare di qualche episodio – “Sono così’ tanti”, “Già, così tanti che al momento non ne ha raccontato nessuno” – e quei pochi sono racconti dei genitori. “Io lavoro tutto il giorno, me ne sto fuori da queste cose”, ripete più volte il figlio. Una volta però dice di aver assistito di persona ad uno scontro, ha visto il padre dirigersi verso casa in fretta e furia che urlava “mi sta inseguendo” e dietro di lui Loberto che camminava.

L’ultimo procedimento penale in corso tratta dello scontro diretto tra Nannini e Loberto mediato dalla porta a vetri dell’ingresso del condominio: ancora da valutare chi avrebbe spinto con più forza e se le lesioni riportate da Loberto sarebbero la diretta conseguenza della necessità di sostituire la porta con un ingresso girevole.

Il capanno dei cani costruito abusivamente in giardino dai Nannini che, grazie ad un provvedimento comunale, è stato fatto smantellare, rimane una ferita aperta. Su denuncia di chi, resta un mistero. Viene citato a ripetizione, anche quando si sorvola su un’altra causa in corso, che in teoria non avrebbe nulla a che fare con i due imputati. Circa un anno fa, infatti, sono state date a fuoco due macchine dei Nannini e durante l’udienza di oggi si è insinuato che l’ignoto a carico sarebbe da identificare proprio con i due coniugi del piano superiore. Ma a tal proposito, anche qui, si dovrà attendere la risposta del giudice.

L’indigestione di bile non sembra coinvolgere gli altri condomini, se non interrompere in modo esasperante dal 2015 la loro pace bucolica. Tanto che per distaccarsi temporaneamente dalla discussione, due delle altre famiglie del condominio hanno deciso di non presentarsi a testimoniare. “Io non mi curo di queste cose”, ha detto invece Elisabetta Burrini, che vive sotto Loberto e Farano e nonostante gli 86 anni si è presentata in Tribunale solo per ripetere che lei non ne sapeva nulla. Dopotutto, “le cose mi entrano da un orecchio e mi escono dall’altro”.

Inutile poi il tentativo di mediazione del maresciallo Fabio Mariottini, anche lui presente in aula, e dei suoi colleghi della stazione. Dopo aver periodicamente registrato, non per forza alternativamente, le varie querele dei duellanti, Mariottini insieme agli avvocati si sono cimentati nel costruire un compromesso tra le due fazioni, compromesso di vita breve. Giusto il tempo di uscire dalla caserma e ritornare alle vecchie abitudini. “Salve carabiniere, vorrei presentare una denuncia”.

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