Il cantiere nella cattedrale, al Duomo di Urbino: “Così evitiamo ciò che è accaduto a Notre Dame”

Il Duomo di Urbino
di MARIA PIA PETRAROLI

URBINO – “Ogni giorno facciamo controlli e verifiche, ma dopo quanto accaduto a Notre Dame bisogna essere ancora più meticolosi, la prudenza in un cantiere non è mai troppa”. A dirlo è Diego Talozzi, l’ingegnere che si sta occupando dei lavori di restauro al Duomo di Urbino dopo i danni causati dal sisma del 2016. “Io, l’impresa con cui lavoro, i tecnici con cui collaboro e gli addetti alla sicurezza abbiamo ancor di più la consapevolezza di avere in mano un bene monumentale importantissimo, non solo per la città di Urbino, ma per tutta la comunità”.

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Il Duomo di Urbino, il cui centro storico è sito Unesco dal 1998, da tre anni è sottoposto a interventi di riparazione. Interventi che, realizzati in collaborazione con la soprintendenza delle Marche, sotto la supervisione dell’architetto Biagio De Martinis, termineranno l’anno prossimo, almeno per quanto riguarda l’interno. In una prima fase le attività, finanziate da Conferenza episcopale italiana (Cei) e arcidiocesi, si sono incentrate su archi trionfali, tamburo, lanterna e timpano della facciata. “Siamo al 30 per cento del lavoro complessivo”, spiega Talozzi.

Adesso gli interventi sono concentrati nel sottotetto, che è interamente in legno. Proprio per questo i responsabili della struttura sono ricorsi a meccanismi precauzionali per scongiurare, per esempio, i danni che potrebbero esserci in caso di incendio. “In breve tempo sono stati installati, in maniera permanente, dei rilevatori anti-incendio, che vanno controllati ogni sei mesi e si attivano in automatico appena entrano in contatto con una fonte di calore”, spiega Don Davide Tonti, direttore vicario episcopale per la cultura e l’arte della Diocesi di Urbino. I rilevatori, a loro volta, sono collegati a una centralina, che dà tempestivamente l’allarme. Se c’è troppo fumo o anche solo piccole fiamme, parte il combinatore telefonico, che chiama i numeri preimpostati comunicando il messaggio preregistrato “incendio Duomo”. Tale meccanismo permette così di intervenire prontamente.

Negli ultimi anni inoltre la chiesa principale della città, nonché cattedrale dell’arcidiocesi di Urbino, Urbania e Sant’Angelo in Vado, ha adottato anche altre misure di sicurezza. “Si è dotata di un impianto anti-intrusione e di un impianto di videosorveglianza”, aggiunge Don Tonti. Anche le tele sono protette da rilevatori a tenda, sensori a infrarossi costituiti da una lente particolare che protegge superfici piane.

“Ci stiamo attrezzando poi per prevenire gli eventuali danni da terremoto”, continua Don Tonti, “al termine dei lavori verrà installato un sistema di monitoraggio istantaneo, che permetterà una lettura da remoto di eventuali scosse sismiche, favorendo così un intervento per tempo”.

Ora le opere d’arte della cattedrale sono conservate in magazzini autorizzati dalla soprintendenza “Archeologia, belle arti e paesaggio della Marche” per evitare che vengano danneggiate dalle attività di restauro. Ed è sempre lì che verrebbero trasportate in caso di disastri.

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