Quando i migranti eravamo noi. Un archivio di storie per preservare la memoria del viaggio – VIDEO

Nicola Manaresi e Pier Vittorio Buffa
di Alice Possidente

PESARO – Italiani partiti per diletto, per necessità, per lavoro o per crescita personale. Sono le storie raccolte nel progetto “Gli italiani all’estero. I diari raccontano”, a cura di Nicola Maranesi, giornalista, storico e autore televisivo con la consulenza editoriale di Pier Vittorio Buffa. I due giornalisti hanno portato sul palco storie di emigrazione che coprono un vasto arco temporale,  dai primi dell’Ottocento ai giorni nostri. Storie in cui c’è la malinconia della lontananza, la sfida della partenza, la paura di lasciare “il porto sicuro” ma anche la voglia di voler scoprire il nuovo.

Le storie raccolte nel sito idiariraccontano.org vengono dall’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano (Arezzo). Un archivio fondato nel 1985 e che oggi conserva 8500 tra tra memorie, diari ed epistolari. E’ da questo enorme patrimonio che sono state selezionate le storie di 200 italiani che sono andati all’estero per scelta, per avventura o per bisogno. E per ciascuno di loro sono stati scelti i brani ritenuti più significativi: più di mille che sono stati catalogati, geolocalizzati, spiegati. Il progetto I diari raccontano, realizzato in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri, è destinato ad incrementarsi e svilupparsi nei prossimi anni.

“Abbiamo scelto i brani cercando le storie più minute –  ha detto Pier Vittorio Buffa durante la seconda giornata del Festival del giornalismo culturale presentando il progetto – Abbiamo cercato pezzi di storie personali che aiutassero a a capire cosa vuol dire lasciare il proprio Paese”.

“Lo scopo di questo progetto – ha detto Nicola Maranesi – è rappresentare l’esperienza di vita degli italiani all’estero, la sfida della contemporaneità, disagio di molte generazioni”.

I racconti attraversano i grandi avvenimenti storici. “È come entrare nella storia e vederla da un’angolazione completamente diversa a quella da cui siamo abituati – ha detto Buffa -. Per esempio, ci sono racconti da parte dei colonizzatori americani, la storia di un garibaldino che va a combattere in America, un anonimo che racconta l’occupazione tedesca di Bruxelles nel 1914”.

I racconti sono eterogenei. E il pubblico presente al Festival del giornalismo culturale, attraverso le letture di alcuni alunni del Liceo Scientifico Marconi di Pesaro, ha avuto modo di ascoltarne alcune. Come la storia di una ragazza toscana, di 17 anni, che nel 1937 deve raggiungere il padre in Etiopia e che per la prima volta sale su un treno che la porta a Livorno. O quella di Mauro Nerucci che negli anni ’60, nonostante il boom economico, emigra in Canada, dove si adatta ai lavori più umili fin quando non si imbatte casualmente nel presidente di una stazione radio e cambia lavoro e pure vita.

Tra le tante testimonianze, anche quelle di persone contemporanee in cerca di un futuro migliore: volontari partiti per l’Africa, gente andata a lavorare in altri paesi o continenti. Come la storia di Giulia Scabbia, che nel 2008, dopo la laurea lascia la sua Ferrara per emigrare a Londra.

“A leggere queste racconti si ha quasi la percezione di trovarsi di fronte alla storia all’incontrario di quello che stiamo vivendo noi oggi – ha continuato Pier Vittorio Buffa – quando accogliamo persone che fuggono dalla loro patria  e di certo non lo fanno per svago ma per bisogno”.

Sul sito il racconto diventa itinerante: una mappa ripercorre tutti i viaggi; un racconto geolocalizzato che, nella sua interezza, dà un’idea del panorama dell’emigrazione italiana in tutto il mondo. Un’iniziativa importante perché come ha detto Buffa “conoscendo la memoria di un paese si impara a conoscere il presente e si impara a essere più accoglienti”.

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