Segnare a 45 anni si può. La storia di Innocenti, bomber ‘urbinate’: “Mi emoziono sempre” – AUDIO

di NICCOLÒ SEVERINI

URBINO – Se il gol ce l’hai nel sangue, non smetti mai di segnare. A nessuna età. E se il calcio ti scalda il cuore e te lo fa battere, non sai mai dire basta. Si potrebbe descrivere così Riccardo Innocenti, bomber a 45 anni, nato ad Alfonsine, in provincia di Ravenna, ma urbinate di adozione. Gioca in Serie D con la squadra della sua città: “Anche domenica ho fatto gol (1-1 a Crema, ndr), il terzo in stagione, mi emoziono sempre “.

“Urbino? Alta qualità di vita”

“Segreto? L’amore per il calcio e la fortuna di non aver mai subito gravi infortuni”, risponde così l’attaccante alle domande su come fa ancora a giocare a un’età in cui, oltre al lavoro, un papà di solito passa il tempo con i propri figli. Riccardo ne ha due, Niccolò (13 anni) e Rebecca (11) e nonostante gli enormi sacrifici riesce a conciliare tutto. Poi Urbino, città che lo ha accolto e in cui si è stabilito ormai da sei anni e dove ha incontrato quella che sarebbe diventata sua moglie. “Ho conosciuto Nicole quando giocavo a Montecchio, quasi vent’anni fa – spiega Innocenti – e dopo tanto girare per l’Italia abbiamo deciso di stabilirci qui, dove la qualità della vita è alta ed è un posto sereno”. Dalla città ducale riesce a portare il suo lavoro nell’immobiliare a Gallipoli dove affitta case vacanza per l’estate: “Le ho acquistate quando giocavo in Puglia”. Imprenditore, padre e calciatore senza nessuna intenzione di smettere: “Ogni anno penso ‘questo è l’ultimo, poi basta’, invece ogni estate le motivazioni sono sempre più forti e mi presento in ritiro”.

Innocenti, 45 anni, in allenamento

I grandi palcoscenici

Oltre trecento gol tra Serie C ed Eccellenza e ha avuto richieste dalla Serie B a 34 anni dal Grosseto e dal Cesena e poi di nuovo due anni dopo dal Crotone. “Non ho mai avuto rimpianti di non essere arrivato più in alto – continua Innocenti – giocare in Serie B è un lavoro vero. Ti assorbe e non sempre le prospettive economiche per una famiglia sono soddisfacenti”. Nonostante ciò è arrivata la gioia di esordire in Champions League, seppur nel primo turno preliminare: “Quest’estate il mio amico Maurizio Di Giuli è riuscito a portarmi finalmente al Tre Penne, dove ho avuto l’onore di giocare in Europa”. La squadra sammarinese, però, si è dovuta arrendere agli andorrani del Santa Coloma nei minuti di recupero. Innocenti è poi rientrato in Serie D, dopo il prestito. “Ho scelto Alfonsine per stare vicino alla famiglia. Riesco a dividermi tra Urbino e Ravenna dove vivono i miei, per giocare faccio 35.ooo chilometri all’anno. Poi il capitano della squadra è mio fratello Federico, altro vecchio lupo del calcio di provincia con i suoi 39 anni”.

Obiettivi

“Il primo è salvare l’Alfonsine”, non ha dubbi Innocenti. La squadra del ravennate è alla terza esperienza in Serie D e non è mai riuscita a salvarsi. Il bomber si sente bene, i 45 anni non sono un peso: “riesco a giocare più di venti partite all’anno, ma prima o poi dovrò dire basta ma ho già un piano”. Quest’estate ha consegutio il patentino Uefa B dopo il corso di Coverciano, che permette di allenare i settori giovanili e in Serie D. “L’ultimo sogno che spero mi regali il calcio è riuscire a trasmettere la mia passione ai ragazzini”.

Innocenti ai tempi del Ravvenna

Uno sguardo al passato

Malta, Gallipoli, Taranto, Marcianese e Ravenna, prima Vasto, Castel di Sangro e Andria. Sono solo alcune delle città che hanno adottato Innocenti calciatore. “Alle ultime tre sono particolarmente legato, perché ci sono andato grazie e con Vincenzo Cosco grande allenatore, persona, ma ancor prima amico – racconta il bomber – purtroppo è venuto a mancare a soli 50 anni, ma è stato il mio esempio e voglio trasmettere i suoi insegnamenti a mio figlio”. Per ora sembra esserci riuscito perché Niccolò, dopo i primi calci con L’Nft Urbino, ora gioca con gli esordienti della Vis Pesaro. Nonostante la scelta sia ampia, Innocenti non sa scegliere il suo preferito: “Ogni gol, in ogni categoria, mi ha dato un’emozione diversa. Quando giochi per una squadra ti porti dentro la città in cui giochi e non fa differenza se è Champions League o Eccellenza: in campo le emozioni sono uguali in tutti i campionati”.

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